Basterebbero poche parole per descrivere l’impatto di Dennis Schroder sul quintetto titolare dei Los Angeles Lakers: energia, aggressività e talento a dismisura. Ripensando oggi alla trade che lo ha portato in California in cambio di Danny Green e una scelta al draft, l’innesto dell’ex Thunder sembrerebbe un vero e proprio capolavoro di Rob Pelinka.
Al n°17 spetta il difficile compito di non far rimpiangere Rajon Rondo, a lungo criticato nel corso della sua esperienza losangelina ma rivelatosi poi fondamentale nella corsa al titolo conquistato dai giallo-viola nella bolla di Orlando. La point-guard tedesca era da molti vista come un rinforzo per la panchina dei Lakers, che con Montrezl Harrell avrebbe così potuto vantare i primi due classificati per il premio di sesto uomo dell’anno del 2020, se non fosse stato per la volontà di Schroder di ottenere un ruolo di maggiore rilievo. Il suo desiderio di entrare a far parte dello starting five è stato esaudito da coach Frank Vogel, che di certo non può non dichiararsi soddisfatto per quanto visto finora.
Schroder sta vivendo un inizio di stagione di alti e bassi, come è inevitabile che sia per qualcuno che nel giro di pochi mesi ha cambiato città, squadra, ambizioni e, come detto, ruolo, il tutto inserito nella complessa cornice della pandemia che continua a sconvolgere anche il mondo NBA. Nelle prime 6 uscite stagionali ha ampiamente convinto, avendo realizzato 17.2 punti, 5 rimbalzi e 4.8 assist di media, ai quali tuttavia si oppongo gli 11.8 punti, 3.5 rimbalzi e 4.8 assist degli ultimi 8 match disputati.
Lakers, le prime impressioni sull’impatto di Schroder da titolare
Quando può agire da playmaker (nel vero senso del termine), Schroder si dimostra formidabile grazie all’eccellente controllo della palla e del corpo, e ad un’accelerazione che gli consente di battere facilmente il difensore avversario. Per questo motivo è ricorrente il pick and roll (5.7 punti di media in stagione da questa situazione) con Anthony Davis e Marc Gasol, in modo da poter superare agevolmente il lungo avversario, dopo il cambio sul blocco.
I giochi a due sono una delle specialità di Schroder.
Proprio il pick and roll gli garantisce innumerevoli opzioni grazie al suo ricco repertorio offensivo: prendersi un tiro dalla media distanza, tentare un floater, penetrare fino al ferro o in alternativa scaricare per un compagno dietro la linea dei tre punti o nel pitturato. A tal proposito potrebbe rivelarsi un grande vantaggio avere un LeBron James in grado di giocare diversi possessi lontano dalla palla, poiché in questo modo Schroder può fare affidamento sulle propria visione di gioco per sfruttare i tagli del Re, come evidenziato dalla clip seguente.
Con Schroder in campo LeBron può spesso agire da tagliante verso il canestro.
Da sottolineare però anche le spesso sottovalutate capacità difensive del neo-arrivato. L’ex Atlanta Hawks non potrà essere considerato un difensore d’élite, ma la sua grande aggressività sul perimetro può essere un’ottima aggiunta per i giallo-viola. “Ad essere onesti il mio impegno nella metà campo difensiva rappresenta il 60/70% del mio gioco”, aveva dichiarato il diretto interessato nelle scorse settimane. “Ho bisogno di giocare in difesa per trovare ritmo anche in attacco. Gioco sui 28 metri cercando di portare energia, come ho fatto per tutta la mia carriera”.
In una squadra votata alla difesa come quella californiana sono inevitabilmente tanti anche i punti ottenuti in transizione (20.5). Schroder non è ancora riuscito ad influire sotto questo punto di vista, ma i suoi 2.1 punti a partita sono destinati ad incrementare nel corso della stagione.
Schroder, quintetto titolare o panchina? Il possibile ruolo da subentrante
In questo inizio di stagione i Lakers guidano le classifiche NBA con un record di 11 vittorie e 3 sconfitte, accompagnate da prestazioni perlopiù positive. Cambiare le carte in tavola quando tutto funziona per il meglio non è ovviamente la scelta più saggia possibile, ma non è da escludere che Vogel possa provare a sperimentare con le rotazioni dei campioni in carica, tenendo contro proprio delle caratteristiche di Dennis Schroder.
Durante la scorsa stagione si è a lungo espressa la necessità di una point-guard da affiancare a LeBron James, ma dopo aver visto Schroder all’opera siamo ancora così sicuri che sia davvero indispensabile? Quando il numero 23 è in campo non vi sono infatti dubbi su chi sia il vero creatore di gioco della squadra. Pur concedendogli qualche turno di riposo da portatore di palla, Schroder ha un assoluto bisogno di avere costantemente la palla in mano per creare dal palleggio, come dimostrato dall’elevato usage rate dello scorso anno (26.2). Spesso quando costretto a dedicarsi ai movimenti senza palla, soprattutto nelle fasi iniziali della partita, il tedesco appare pertanto fuori dal gioco.
Da questa osservazione scaturisce che potrebbe forse rivelarsi più conveniente mettere in campo insieme a James un tiratore puro, come Wesley Matthews. Le qualità di Schroder nel tiro dalla lunga distanza sono infatti indiscutibili ma non hanno niente a che vedere con quelle di uno specialista come l’ex Milwaukee, ancor di più se si tiene conto del suo drastico peggioramento nel catch-and-shoot da tre punti (31.3% in stagione, contro il 41.4% del 2020). L’energia del ventisettenne potrebbe invece rivelarsi più utile a partita in corso, aggiungendo punti e soprattutto un grande trattatore di palla ad una panchina abbastanza povera sotto questo punto di vista, fatta eccezione per le discrete capacità di Alex Caruso e Talen Horton-Tucker.
La possibilità di sfruttare l’asse Schroder-Harrell conferirebbe inoltre ai Lakers una produzione offensiva probabilmente ineguagliabile dalle altre second unit della lega. L’ex-Clippers è, infatti, uno dei migliori lunghi in circolazione nel pick and roll, un’opzione che se sfruttata in tal modo da Schroder potrebbe essere ancor più efficace di quello con i già citati Davis e Gasol.
La connessione tra Schroder e Harrell funziona.
Lakers, Dennis Schroder può essere il terzo violino giallo-viola?
Come visto non mancano dunque i pro e i contro dell’impatto di Dennis Schroder sul quintetto titolare dei Lakers, e trarne un bilancio dopo così poco tempo è tutt’altro che facile. Nonostante ciò si può comunque tranquillamente affermare che Schroder è esattamente ciò di cui i Lakers avevano bisogno, uno dei pochi pezzi mancanti da incastrare nel puzzle dei campioni in carica.
A prescindere dal fatto che venga inserito nello starting five o subentri dalla panchina, la point-guard tedesca può ricoprire il ruolo del tanto agognato terzo violino nel roster losangelino. Ha ampiamente dimostrato, infatti, di poter assicurare prestazioni tali da garantirgli una posizione di rilievo, nonostante la presenza di due stelle come LeBron James ed Anthony Davis.
Non è un caso che la dirigenza abbia già avviato le trattative per il rinnovo del contratto, in scadenza al termine della stagione, per un giocatore che potrebbe rivelarsi centrale anche nel futuro dei giallo-viola. Di certo l’impatto di Schroder nel quintetto titolare dei Lakers conferma le impressioni di inizio stagione: se al meglio della condizione, fermare questi Lakers sarà un’ardua impresa per tutte le pretendenti al titolo.