LeBron James Steph Curry Finals game 6

“He ain’t gonna lose Game 7, either”

Mike Miller, ex-compagno di squadra di Lebron James a Miami ed a Cleveland, commenta così la prestazione del “Prescelto”. Difficile dargli torto: il numero 23 in maglia Cavs ha messo a referto 41 punti, per la seconda partita consecutiva, conditi da 8 rimbalzi, 11 assist, 4 recuperate e 3 stoppate. I dati che però fanno ben sperare in vista di Gara 7 sono la singola palla persa, dato non banale visto il numero elevatissimo di possessi giocati da Lebron, e la buona percentuale al tiro (16/27 con 3/6 dall’arco), segno che le forzature sono state ridotte all’osso. Gli ultimi due minuti e mezzo circa del terzo quarto però hanno segnato un grande passo indietro in questo senso, mostrando l’unico lato oscuro del gioco di James: quando decide di tenere troppo la palla in mano e giocare col cronometro, la squadra si ferma e perde ritmo. Buon per gli avversari che in questo caso con un parziale di 10-0 firmato soprattutto da Klay Thompson hanno riaperto una partita che era già praticamente in ghiaccio.

LEBRON JAMES IN UNA DELLE SUE SPETTACOLARI SCHIACCIATE

LEBRON JAMES IN UNA DELLE SUE SPETTACOLARI SCHIACCIATE

Nella vittoria per 101-115 non c’è però il solo James: Tristan Thompson ha giocato il solito primo tempo strepitoso, era già in doppia doppia, chiudendo a 15 punti e 16 rimbalzi (solo 2 offensivi, autentica rarità), JR Smith finalmente ha sbrogliato il rebus del finto pick and roll Curry-Thompson sul quale è sempre stato presente, inoltre ha messo a referto 14 punti e 3 palle rubate e potevano essere molte di più visto il numero elevato di passaggi sporcati. Kevin Love ha segnato solo 7 punti ma ha messo in campo una ritrovata energia, Mo Williams e Dahntay Jones hanno risposto presente nei pochi minuti concessi loro da coach Lue con ottime giocate. Richard Jefferson è ormai una sicurezza, Kyrie Irving una vera e propria stella.

Molti giocatori in maglia Warriors invece devono fare mea culpa: solo Steph Curry, nonostante i 6 falli con relativa espulsione e il lancio del paradenti addosso ad un tifoso di Cleveland, e Leandrinho Barbosa strappano la sufficienza. Klay Thompson chiude a 25 punti ma perde il confronto diretto con Smith e manca nei momenti chiave, Draymond Green ha dato pochissima copertura in difesa e pochissimo apporto in attacco, Harrison Barnes, unico giocatore costantemente a buoni livelli nelle prime 4 partite, ha chiuso a 0 punti con 0/8 dal campo di cui 0/5 da 3 punti. Discorso a parte per Iguodala che segna solo 5 punti ma gioca tutta la partita con forti dolori alla schiena che ne condizionano certamente le prestazioni e l’intensità. L’assenza di Bogut sembrava sopperibile per Golden State, soprattutto viste le Finals dell’anno scorso dove era stato lentamente messo fuori dalla serie, ma coach Kerr non ha ancora trovato la quadratura del cerchio. Va però detto che difficilmente i Californiani ripeteranno una partita dove i tiratori, escluso Curry, partono con un pessimo 1/17 da 3 punti, riuscendo a chiudere però a 15/39. La qualità di gioco di Cleveland in questa partita è stata nettamente superiore, i Warriors devono ritrovare loro stessi se non vogliono essere la prima squadra a subire un sorpasso dal 3-1 in una serie di finale.

L’MVP di questa partita a sorpresa non lo diamo a Lebron James ma a Craig Sager. Per quelli di voi che non lo conoscono, Sager è un “bordocampista”, uno dei giornalisti che si occupa di intervistare sul campo, a caldo, i giocatori e i membri dello staff. Si è parlato molto di lui per qualcosa che esula dal basket: Craig è affetto da leucemia. ESPN e TNT hanno deciso di farlo partecipare alla sua prima finale NBA per omaggiare la sua grande carriera, la grande professionalità e l’umanità dimostrate in questi anni. IL pubblico della Quicken Loans Arena gli ha dedicato una standing ovation, ci uniamo anche noi.

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