Quando tutto sembrava destinato ad una fine già scritta, LeBron e Irving hanno tolto la scopa dalle mani di Durant e Curry e l’hanno spezzata. In una gara 4 in cui i principali protagonisti sono, sicuramente, il re e il suo fedele cavaliere, spunta però anche la prestazione dell’altro big di Cleveland: Kevin Love.
23 punti, 5 rimbalzi, 1 solo assist, 3 rubate… statistiche non eccellenti, se vogliamo. E, in un mondo cestistico che troppo spesso (purtroppo) ormai si basa solo su questi numeri , la partita dell’ex Minnesota non fa saltare sul divano. Ma se andiamo oltre questi numeri troviamo una gara 5 sontuosa a livello difensivo, e questo discorso si può allargare all’intera serie perché – è vero che i Warriors a livello offensivi sono devastanti – c’è da considerare che Love è, praticamente, l’unico lungo in campo per i Cavaliers, considerando la pochezza sia offensiva che, soprattutto difensiva di Tristan Thompson, e nonostante questo sta praticamente annullando da solo un grande attaccante come Draymond Green.. poi se vogliamo riempire la pancia di chi valuta il basket in base ai numeri c’è anche un 75% da tre con 6 triple (su 8) messe a segno da un angolo che ormai è diventato la sua seconda casa.
Troppo spesso si storce il naso quando Kevin Love viene inserito “tra i grandi”, addirittura molto spesso è stato il capro espiatorio della disfatta (fino a prima di game 4) dei suoi, per non parlare di quanto fosse stato messo in accusa nelle scorse finals. La realtà però dice altro: dice che il numero 0 merita eccome tutte le lodi che riceve e, a parer mio, ne meriterebbe anche di più, perché senz’altro i due violini col suono più dolce sono LeBron James e Kyrie Irving, ma se l’orchestra Cleveland fa un suono così delizioso il merito è anche di Mr. Love.
1 commento
Bellissimo articolo, dove spieghi soprattutto il perchè Love va inserito tra i grandi e di come faccia girare bene la squadra….
Complimenti vivissimi per l’ottimo giornalismo di opinione………