Ok, alzi la mano chi, un mese fa, avrebbe previsto che dopo 7 partite avrebbe pensato di ritrovarsi i Detroit Pistons in cima alla classifica della Eastern Conference. Io no.
Invece, dopo la grande partita della notte scorsa contro i Warriors, eccoli lì a guardare tutti dall’alto.
Specifichiamo subito: non è passato neanche un mese, non vogliamo lanciare il nuovo hashtag #OCCHIOAIPISTONS, perché tra due settimane potrebbero ritrovarsi ultimi, però intanto sono lì, e qualche motivo e spunto interessante c’è.
Partiamo dalla loro “stella”: Andre Drummond. In realtà le sue statistiche offensive (perchè purtroppo molto spesso ci si basa solo su quelle) non sono da MVP: 12.9 PPG tirando con un .507 dal campo, che per un centro non è sicuramente strabiliante. Più di 14 rimbalzi a partita però, e, finalmente, un’ idea di rim protection, unita ad una difesa che è migliorata vertiginosamente, sicuramente parte del successo iniziale di Detroit passa dalla sua difesa.
A segnare, fino a oggi, ci sta pensando Tobias Harris: 20.9 ad allacciata di scarpa con una percentuale che sfiora il 50% (.496). Luke Kennard, il rookie, si sta dimostrando un valido innesto, tanto che coach Stan Van Gundy lo sta utilizzando con molta frequenza (oltre 13 minuti a gara per la guardia).
Ma il vero go-to-guy, in queste prime partite sembra essere Avery Bradley. Arrivato quasi in sordina nella offseason, l’ex Celtic sembra voler diventare un leader anche a Detroit, anche molto rapidamente (marchiato a livello difensivo come sempre).
Anche Reggie Jackson sta offrendo il suo solito contributo con 16 punti a partita e 6 assists.
Oltre alle individualità (che non sono nomi stellari), ciò che convince di questi Pistons è il loro gioco: il punto di forza è la difesa, aggressiva fin da dopo la metà campo, che ha permesso molti recuperi (10. 6 a partita) e conseguenti canestri in contropiede. Tanta corsa, tanta aggressività, hanno aiutato a recuperare gare (come contro i Warriors) che sembravano destinata a comportare una sconfitta.
Ora si potrebbe dire: “si ok, ne hanno vinta qualcuna ma hanno giocato contro le più deboli”. Beh, mica troppo: nelle 5 vittorie di Detroit le vittime sono state i Clippers (che hanno perso solo proprio contro i Pistons), i Timberwolves (che quest’anno sono comunque una squadra di livello medio\alto) e i Warriors (campioni in carica) oltre che le vittorie meno sorprendenti contro Knicks e Hornets.
Nella notte passata, come detto, è arrivata una inattesa vittoria contro i campioni in casa, i Golden State Warriors, alla Oracle, in rimonta. E adesso sono lassù, è prestissimo per darli certi ai playoff, o per chiamarli rivelazione della stagione, però se dovessero continuare a giocare come stanno giocando potrebbero ambire a giocare quantomeno a Maggio.