Ieri è andata a buon fine la trade che ha portato finalmente James Harden a Los Angeles sponda Clippers. I Clippers ricevono James Harden, PJ Tucker e Filip Petrusev e cedono Marcus Morris, Nic Batum, Robert Covington, KJ Martin, una scelta al primo giro del draft 2028 senza protezioni, un’altra scelta al primo giro del draft 2026 via OKC Thunder, due future seconde scelte e un pick swap del 2029.
Per entrambe le franchigie si tratta di un profondo cambiamento che potrebbe sconvolgere le dinamiche di squadra e di spogliatoio. Clippers e 76ers manterranno il loro status di contender anche dopo questo scambio?
LA Clippers
Per quale ragione i Clippers hanno deciso di puntare su James Harden?
Ciò che ha ostacolato la squadra allenata da coach Tyronn Lue negli ultimi anni, oltre ai celeberrimi problemi legati agli infortuni delle proprie star, è stata la poca fluidità della manovra offensiva. L’attacco dei Clippers è spesso stagnante e questo è dovuto alla mancanza di un playmaker di livello, oltre che alle caratteristiche di George e Leonard, che creano più per loro stessi che per gli altri. Los Angeles non cerca in Harden quello scorer da 36 punri di media che non vediamo dai tempi di Houston, ma cerca un playmaker.
Il Barba ha dimostrato la stagione passata di essere ancora uno dei playmaker di maggiore volume della NBA. Con 10.7 assist di media, è stato il miglior assistman della scorsa regular season e ha mantenuto una media di 8.3 anche ai playoffs. Allo stesso tempo però, Harden è un giocatore che ama tenere tanto la palla in mano e creare dal palleggio, mentre quando non è in possesso del pallone si appisola e lascia giocare i compagni. Per questi motivi l’ex Rockets non sarà quel giocatore che sblocca l’attacco arrugginito dei Clippers, ma allo stesso tempo può dare una mano nell’aggiungere creatività a un attacco che altrimenti si affiderebbe soltanto agli spunti individuali dei suoi giocatori migliori. Per Harden è anche l’ennesima occasione di dimostrare il proprio valore anche ai playoffs, dove troppo spesso si è sciolto nei momenti più complicati.
Approdano alla città degli angeli anche PJ Tucker e Filip Petrusev. Quest’ultimo è un centro 23enne serbo, che in Eurolega ha dimostrato di essere un talento molto interessante e può ricoprire il terzo slot nel ruolo di 5 alle spalle di Zubac e Plumlee. Tucker è ancora un difensore roccioso e uno che trova oro nella spazzatura della partita, quindi è l’uomo giusto da inserire in una squadra piena di stelle. L’anno scorso è stato praticamente nullo da un punto di vista realizzativo (19 partite in cui non ha segnato l’anno scorso), ma dagli angoli può ancora punire.
Con la loro contropartita i Clippers hanno sacrificato un po’ di profondità, ma in realtà restano ancora una squadra lunghissima. Coach Lue potrà far uscire dalla panchina Powell e Hyland, entrambi giocatori con tanti punti nelle mani e di personalità, Plumlee, che ai playoffs scorsi ha tenuto il campo alla grande e Tucker. In più a guidare la second unit ci sarà Westbrook, che, con ogni probabilità, dovrà adattarsi al ruolo di sesto uomo, che ha già ricoperto anche ai Lakers. Lue cercherà di tenere in Brodie e il Barba in campo insieme il meno possibile e far partire l’ex Thunder dalla panchina potrebbe essere la soluzione giusta. Considerando che ai playoffs le rotazioni si riducono a 8 o 9 giocatori, la panchina dei Clippers è più che attrezzata e può farsi trovare pronta in vista dei non improbabili infortuni dei titolari.
Quindi questi Clippers sono ancora una contender? Visto lo star power, la profondità e la completezza del roster lo possono essere, ma a condizione che le star trovino equilibrio tra di loro: Harden dovrà accettare di mettersi al servizio della squadra, quindi di prendersi meno tiri e avere meno la palla in mano; Westbrook dovrà trovare il modo di avere un impatto anche in uscita dalla panchina o comunque con un minutaggio ridotto e serviranno soprattutto la sua difesa e il suo agonismo; Leonard e George per avere impatto sul gioco non hanno bisogno di avere troppo la palla in mano, ma comunque avranno meno tiri a disposizione e dovranno concentrarsi tanto sull’altra metà campo, dove sono tra i migliori al mondo. La probabilità che tutto questo accada non è altissima, ma se dovesse funzionare, i Clippers se la potrebbero giocare con ogni squadra in NBA.
La mossa della dirigenza è chiaramente un all-in sul presente. Los Angeles, dopo le trade di questi anni, ha poche scelte ai prossimi draft e ha pochi giovani interessanti nel proprio roster. Cedere la prima scelta del 2028 è un segnale forte, visto che, considerata l’età delle proprie star attuali, i Clippers nel 2028 saranno probabilmente una squadra in rebuilding e cedere quella scelta significa sacrificare il proprio futuro per investire per l’ennesima volta nel presente. Come tutti gli all-in è un forte rischio, che può portare tanto bene o tanto male, ma la cosa buona è che la dirigenza ha le idee chiare e ha agito in tal senso.
Philadephia 76ers
Per Phila Harden stava diventando ingestibile: dopo aver attaccato Morey, non essersi presentato al media day, essersi assentato per problemi personali per poi tornare a sorpresa, il Barba è diventato più un peso che altro per i Sixers che hanno deciso di lasciarlo andare. Phila si è liberata così anche di un contratto pesante, tenendosi così più spazio di manovra per le prossime sessioni di mercato.
Questa trade è un’investitura per Tyrese Maxey, che da terzo passa a secondo violino offensivo per coach Nick Nurse. I 76ers hanno aspettato di vedere le prime partite prima di confermare la trade, proprio per vedere come se la sarebbe cavata senza Harden e il risultato è stato: 30.3 punti con 50% al tiro e 56% da tre, 6.7 rimbalzi, 6.3 assist e 1 persa di media nelle prime tre gare stagionali. Difficilmente manterrà questi numeri per tutta la stagione, ma Phila ha tutte le ragioni per dargli fiducia.
Il classe 2000 si incastra perfettamente con Embiid, in quanto uno domina il pitturato e l’altro il perimetro, uno è un giocatore lento e statico e l’altro è veloce e dinamico; se imparassero a dialogare maggiormente tra loro formerebbero uno dei migliori duo in NBA. Rispetto al Barba, Maxey è un giocatore molto più dinamico, quindi quest’anno a Philadelphia vedremo un gioco molto più veloce e più transizioni.
Con la trade si allunga notevolmente il roster a disposizione di coach Nurse, che dovrà anche decidere chi prenderà il posto di Tucker in quintetto. Batum e Covington sono le due acquisizioni migliori: parliamo di due ali 3&D versatili non eccezionali, ma che fanno il loro dovere e che portano esperienza. Anche Morris può ritagliarsi il suo spazio nelle rotazioni, anche se negli ultimi tempi le sue percentuali sono state ondivaghe e l’età inizia a farsi sentire, soprattutto in difesa. Martin probabilmente avrà un ruolo più marginale o verrà utilizzato per ulteriori trade.
Mettiamo caso che Covington si prenda il posto di Tucker, comunque Nurse avrebbe a disposizione dalla panchina Oubre Jr., che sta facendo bene da sesto uomo, Beverley, che resta sempre un difensore rognoso, Batum e Morris, Reed, che gli scorsi playoffs si è comportato bene in assenza di Embiid, Korkmaz, che è un buon tiratore, e altri giocatori interessanti, tra cui Mo Bamba. Il roster è lungo e Phila può fare un’ottima regular season.
Con la trade però non si è colmato il vuoto lasciato da Harden in termini di playmaking. Maxey è più uno scorer che una point guard e nel roster non ci sono giocatori che possano svolgere questa funzione. Non è da escludere quindi che Phila non si sia ancora sistemata per questa stagione e che torni ad attiva sul mercato. Un’opzione realistica potrebbe essere Malcolm Brogdon, che a Portland sembra essere di troppo. L’estate prossima però, con lo spazio salariale liberatosi con la cessione di Harden, si potrebbe puntare anche più in alto.
Quindi i 76ers sono ancora una contender? Probabilmente non quest’anno. Maxey è ancora molto giovane e questo sarà il primo anno per lui con questo tipo di responsabilità. Embiid ha deluso più volte ai playoffs, quindi viene difficile pensare che Phila possa vincere senza una seconda stella che possa prendersi le redini della squadra quando il camerunense ha la sua giornata storta. Perciò è necessario che la dirigenza si muova bene sul mercato già dal prossimo anno, perché buona parte della panchina è in là con l’età e non permetterà di lottare per l’anello in eterno. A Est Bucks e Celtics sembrano troppo superiori, ma non è comunque da escludere che i Sixers possano quantomeno giocarsela contro i loro diretti rivali.