Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsLos Angeles Lakers Così distanti, così vicini: Milan e Lakers, stessa faccia di medaglie diverse

Così distanti, così vicini: Milan e Lakers, stessa faccia di medaglie diverse

di Andrea Badiali

Il coach

In Italia gli allenatori vengono chiamati con una parola inglese, Mister. Curiosamente in Inghilterra (e in nessun altro paese di lingua anglosassone) nessun giocatore ha mai chiamato il proprio allenatore in tal modo, simbolo imperituro del nostro esterofilismo pasticcione.

Ma in qualsiasi modo vogliate chiamarli, i tecnici di Milan e Lakers sono molto più simili di quanto la differenza di statura (31cm, per la cronaca) possa lasciar presagire.

Vincenzo non è certo figlio d’arte come Luke: uno operaio di Castello di Cisterna, l’altro Hall of Famer NBA. Ma sono stati entrambi giocatori prima di allenatori, con un passato vittorioso ma non proprio da All-Star.

Una volta appese scarpette e canotte al chiodo sono diventati allenatori prestissimo (Luke addirittura il più giovane della Lega), più giovani di molti colleghi giocatori ancora in attività. Hanno esperienze passate ma sono al loro primo incarico importante: Walton è stato allenatore in seconda dei Warriors negli ultimi due anni, portandoli alla vittoria dell’anello nel 2015 ed alla finale persa lo scorso anno, con in mezzo le 24 vittorie consecutive ad inizio stagione, quando ha sostituito Kerr come allenatore capo; Montella è subentrato a Ranieri sulla panchina della Roma, poi ha vagato tra Catania, Firenze e Genova. Buoni ricordi ma mai prestazioni maiuscole.

Hanno idee chiare e sono attenti alle ultime evoluzioni tattiche dei rispettivi giochi. Ogni partita che affrontano viene approcciata a viso aperto, indipendentemente dal valore dell’avversario. Ma sono attenti alla sviluppo dei giocatori e non temono di mettere in campo giovani con poca esperienza se ritengono che le loro caratteristiche siano utili alla squadra.

Ma soprattutto sono tecnici che sanno condurre il proprio gruppo senza essere né troppo severi né di manica larga, sono grandi motivatori senza disdegnare il pugno duro (verbalmente parlando) se necessario.

Come coach (o mister) di Lakers e Milan hanno per ora vinto poco (Super Coppa Italiana per il milanista) o nulla (record ampiamente negativo per il losangelino), ma è opinione comune di appassionati ed addetti ai lavori che stiano facendo un buon lavoro con le loro squadre, massimizzando il materiale umano a disposizione.

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