Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimentiTra pallacanestro e cavalli, Luca Banchi si prepara ad affrontare Jokic e la Serbia

Tra pallacanestro e cavalli, Luca Banchi si prepara ad affrontare Jokic e la Serbia

di Carmen Apadula

Un anno si ferma in 90 secondi. A volte anche meno. Tutto dipende dalla velocità dei cavalli.

In quel momento, 50.000 persone cadono in un silenzio così profondo che non fa che aumentare la tensione. Quando la pesante corda cade, scoppia un boato. Letteralmente. Si alza una nuvola di polvere. Sporcizia viene gettata sulla pietra di Piazza del Campo. Pietra che, dal Medioevo, assorbe due volte l’anno il rumore degli zoccoli.

Il Palio, una corsa che coinvolge 10 cavalli di 17 diverse contrade di Siena, si tiene il 2 luglio e il 16 agosto. E cattura ogni anno un’attenzione intensa, oltre a suscitare una profonda passione.

Gli anziani piangono di gioia o di dolore, i giovani urlano e corrono, le bandiere con i colori di ogni contrada vengono sventolate con orgoglio. Isteria? No. Amore.

Amore per la contrada di appartenenza. Amore per i cavalli.

Luca Banchi è stato per anni a Siena, prima come assistant coach e poi come head coach. Pur essendo originario della vicina Grosseto, solo lavorando per il club senese ha capito cosa significa davvero l’affetto genuino per questi nobili animali.

Ecco perché riesce ad unire i punti così facilmente, anche nella pallacanestro. Ed è per questo che riesce a comprendere come pochi altri un giocatore come Nikola Jokic, come dimostra la sua recente intervista a Meridian Sport.

“L’ho visto, è davvero innamorato. Proprio come me. Come tutti gli abitanti di Siena. Ci sono persone in Italia che sono contro le corse dei cavalli, ma a Siena amano gli animali. E ne sono felice, perché i cavalli sono i miei preferiti, insieme ai cani. Una delle contrade, la Pantera, cerca da anni di invitare Nikola al Palio tramite il suo manager, Misko Raznatovic. Ma non vogliono essere insistenti, per evitare di essere respinti. Sanno quanto ama i cavalli. Non l’aspetto delle corse, ma gli animali stessi. Non è ancora venuto. Ma perché no? Un giorno, magari…”.

Banchi lancia l’esca perfettamente. Soprattutto perché l’esperienza offrirebbe nel pacchetto anche qualcosa che Jokic ama davvero: l’anonimato.

“Gli piacerebbe, perché lì non sarebbe trattato come una superstar. Il Palio porta tutti allo stesso livello, sono solo persone innamorate dei cavalli. Che tu sia un milionario dell’NBA o un ragazzino con le tasche vuote, non importa. Tutti condividono lo stesso sogno, veder correre quei cavalli. La gente è felice. L’atmosfera dura per giorni, settimane, persino mesi prima e dopo la corsa” dice il coach. “Mi piace così tanto che ho avuto anche dei cavalli. Ma ho fatto scelte sbagliate. Dopo tre anni ho dovuto smettere. Non vincevo e non era più divertente. Ma i ricordi restano. Ogni mattina, tra le 5:30 e le 6:00, scendevo a vederli. Il loro allenamento mattutino, nel freddo invernale, nella nebbia. Non c’è modo migliore di iniziare la giornata. La mia schiena non mi permette più di cavalcare ma, siccome vivo al mare, vedo spesso persone che lo fanno sulla spiaggia. Quell’immagine suscita qualcosa di profondo in me. Ma anche questo non è paragonabile a quello che provano i senesi”.

Quando gli si chiede se la passione di Jokic (che incontrerà di persona Banchi il 30 agosto, quando la Lettonia affronterà la Serbia a FIBA EuroBasket 2025) per la pallacanestro è paragonabile a quella per i cavalli, l’allenatore risponde senza esitazioni. 

“Quando ho visto Nikola piangere dopo una gara ho capito molte cose. È così. Questa è la sensazione. Bisogna assistere al Palio almeno una volta nella vita per capirlo. Deve essere nella lista delle cose da fare. Io sono di Grosseto, ho lavorato a Siena per sette anni, eppure ho visto la corsa dal vivo solo una volta! Non volevo occupare un posto. Volevo che i senesi avessero il loro spazio e se lo godessero. Sentivo che non era mio. Appartiene a loro”.

Ma se il Palio “appartiene” a Siena, il campo da basket appartiene a Banchi. E soprattutto a Jokic.

“Non l’ho mai visto dal vivo. Ma è evidente che si tratta di uno dei giocatori di basket più creativi del pianeta. Jokic e Kristaps Porzingis sono l’incarnazione del centro moderno. Il loro QI cestistico e la capacità di elevare i compagni di squadra sono tra i loro maggiori punti di forza. Passano, creano spazio, anticipano. Stanno cambiando il gioco e ridefinendo ciò che un centro può essere. Sono dei modelli, che ispirano milioni di ragazzi in tutto il mondo. Vanno studiati ed emulati”.

Per la partita contro la Serbia, a Riga, la Lettonia godrà del vantaggio di giocare in casa. E, per Banchi, sarà un’opportunità per sfidare una delle migliori squadre del mondo.

“Quello che hanno fatto negli ultimi anni è impressionante. Ogni Nazionale attraversa momenti di crisi, ma la Serbia rimane sempre competitiva. Anche senza le loro stelle, hanno una profondità tale che li fa restare tra i migliori. Come immagino questa partita? Come un festival del basket. Un’occasione per i tifosi di vedere talento. Spero che tutti siano in forma” ha detto. “Da quando sono diventato capo allenatore, Porzingis giocherà il suo primo torneo importante. In quattro anni è stato disponibile solo per due partite di qualificazione a FIBA Basketball World Cup 2023. La vedo come una celebrazione del talento, un’opportunità per il nostro piccolo Paese di mostrare quanto siamo saliti in alto. Dobbiamo godercela e creare ricordi”.

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