Era solo il 13 ottobre scorso quando LeBron James, esausto per aver chiuso una delle stagioni più pazze della storia, riceveva il suo quarto MVP delle finals e il tanto ambito Larry O’Brien Trophy.
Il tempo per capire fino in fondo la grandezza di quella impresa è stato misero, perchè già il 22 dicembre iniziava la nuova stagione e i Lakers erano attesi all’opening night contro i ‘cugini’ dei Clippers. Giusto due mesi di pausa dunque. Poco, decisamente poco, per un uomo di 36 anni con 17 stagioni NBA alle spalle.
Molti critici ed esperti hanno iniziato dunque a sostenere la voce che LeBron avrebbe deciso di saltare la prima parte di stagione, o quantomeno qualche gare di essa.
A volte però commettiamo l’errore di dimenticare che l’Atlante in maglia numero 23 non proviene dal nostro stesso pianeta. Non solo infatti era presente alla gara contro i Clippers, ma fino a questo momento, non ha saltato neanche una delle partite disputate dai suoi Los Angeles Lakers, onorando sempre il parquet e deliziando gli occhi di tutti gli appassionati del gioco dalla palla a spicchi.
LeBron James MVP: perchè sì
Dopo quasi 20 gare dall’inizio della stagione, i Lakers hanno il miglior record della lega (14-4). E gran parte del merito va dato ovviamente al loro indiscusso leader. LeBron, a 18 anni di distanza dalla sua prima partita NBA, sta viaggiando a 25.4 punti, 8 rimbalzi e 7.3 assist di media. Nessuno, nella storia del gioco, ha mai realizzato tali cifre giocando meno di 35 minuti per gara (James viaggia a 32.6).
La recente prestazione monstre messe a referto nella sua Cleveland, nel giorno dell’anniversario della morte di Kobe Bryant, e contro i Bucks dell’MVP in carica Giannis Antetokounmpo sono un chiaro messaggio a tutta la lega. Quando si segna una data sul calendario, tende poi ad onorarla egregiamente, e puoi fare poco per contrastarlo.
Mentre la maggior parte degli atleti e dei cestisti, soprattutto in era moderna, a 36 anni pensa una data giusta per il ritiro, il fenomeno gialloviola punta a battere e stilare nuovi record. Su tutti quello di maggior numero di punti realizzati, che in questo momento appartiene a Kareem Abdul-Jabbar, o quello di entrare in top 5 per numero di assist.
Ma non giriamoci intorno: LeBron punta anche a quell’MVP che non vince da ben sette anni e che quest’anno sembra più che un obiettivo realizzabile. Per lui sarebbe il quinto riconoscimento (andrebbe a eguagliare Michael Jordan) e diverebbe il giocatore più avanti con l’età della storia ad ottenerlo. L’MVP più vecchio della storia infatti, per ora appartiene a Karl Malone, che lo vinse per la seconda volta nella sua carriera a 35 anni nel 1999.
Un gioco sempre più completo e in evoluzione
Una delle maggiori qualità del Re è probabilmente la sua incredibile completezza in ogni parte del campo, difficilmente equiparabile ad altri cestisti nella storia di questo sport. Ma il suo gioco e le sue armi si evolvono giorno dopo giorno, e sembra migliorare man mano che il tempo passa, proprio come del buon vino che lui stesso tanto apprezza.
“Cerco di andare di pari passo con l’evoluzione del gioco e di adattarmi ad esso, mi ispiro a Tom Brady, quello che fa a 42 anni è sensazionale. Punto ad essere come lui”, ha dichiarato il Prescelto dopo la gara contro i Cavs.
LeBron sta impressionando tutta la lega per la fiducia che ha maturato nel suo tiro da tre. Il 41% con quasi 7 tentativi per partita sono solo numeri che testimoniano ciò. Nei minuti finali di gara, quando il risultato è ancora in bilico, spesso decide di affidarsi proprio al suo tiro per sigillare il match, come nelle gare a Milwaukee e a Cleveland.
Mentre l’anno scorso, da indiscusso playmaker della squadra, era sempre lui ad innescare i compagni (10.2 assist di media nel 2019/20), in questa stagione, con l’acquisizione di Dennis Schroder e di un centro versatile come Marc Gasol, LeBron sta sfruttando nuovamente, come detto da lui stesso, le sue doti da tagliante. In quella situazione aumenta drasticamente la sua efficacia (60%) e ottiene quasi 7.1 punti per partita (l’anno scorso arrivava a 3.1). Questo è dovuto alla sua clamorosa intelligenza cestistica, che gli permette di gestire al meglio ogni situazione che gli capita in campo.
Il nativa di Akron è ancora una volta in missione. Jokic, Embiid, Doncic, Durant sono avvisati. Se ambiscono all’MVP dovranno fare i conti, ancora una volta, a quella macchina da pallacanestro chiamata LeBron James.