Gli anni passano, e, vedendo una partita come quella di stanotte tra Philadelphia 76ers e Toronto Raptors, ne abbiamo avuto un’ulteriore conferma. In una NBA sempre più fisica e spettacolare, il modo stesso di concepire e creare pallacanestro sembra completamente stravolto anche rispetto a 5/10 anni fa. Perchè vedere un centro che, nel momento decisivo della partita e con il punteggio in parità, si prende il possesso e la tripla decisiva con uno spin-move ed un rilascio della palla così eleganti da far sembrare il tutto così facile e naturale, fa veramente male al cuore di tutti noi tifosi ed appassionati di questo sport. Il concetto di dominio tecnico e fisico forse non era mai arrivato così in alto, e quel fenomeno di Joel Embiid, che, vorrei ricordare, ha iniziato a giocare a basket a 16 anni, ce ne ha dato stanotte un ancor più forte dimostrazione. Un centro che sa giocare in tutte le posizioni, con doti di playmaking e di ball-handling talmente elevate da far quasi paura, tiratore e scorer di razza nonché ottimo difensore non si vedeva probabilmente dai tempi di Hakeem Olajuwon. Molti, quando Embiid venne scelto al draft, lo avevano già inquadrato come il degno successore del lungo nigeriano, sia per le origini che per le caratteristiche tecniche, e, devo dire, non avevano tutti i torti.
Nonostante i tanti e continui problemi fisici, The Process ha saputo degnamente rialzarsi e dimostrare a tutti il tipo di giocatore che è. Non fosse stato per quelli, JoJo avrebbe già in tasca 2 titoli di MVP, ma , purtroppo, non sapendo probabilmente neanche Adam Silver stesso i criteri per cui il premio viene assegnato, il camerunese è ancora con le tasche vuote. Io dico, ma se non merita l’MVP un giocatore che ti chiude una partita così importante e decisiva con tale facilità, chi altro? Ma, al di là di questo personale sfogo, torniamo a noi. Ve lo ricordate quando, fino a poco tempo fa, la maggior parte degli insider e delle pagine NBA aveva seri dubbi sul percorso di Philadelphia in questa post-season? Beh, il campo come sempre ha dimostrato il contrario, perché l’avventura ai play-off della franchigia per adesso è stata netta e senza intoppi, e la pur soffertissima vittoria di stanotte dimostra che i Sixers, se in forma e al completo, possono giocarsela con tutti. Perché alla fine una partita di pallacanestro è sempre meglio di mille parole.
Non possiamo non riproporre questa autentica prodezza balistica, messa a segno in nove decimi di tempo disponibile, e che probabilmente ha scagliato il macigno decisivo su questa serie. Non sarà uguale al famoso canestro di Kawhi Leonard in gara 7 tre anni fa, che mise la parola fine alle speranze degli allora Philadelphia 76ers di Embiid e Butler, ma sicuramente ha fatto tanto, forse troppo male ai dei Raptors comunque volenterosi e sfortunati. Secondo quanto ci riferisce ESPN, è la prima volta che The Process mette a segno un canestro decisivo nel quarto periodo o ai supplementari su 14 precedenti tentativi. Direi però che è successo nel momento giusto. Ma il fattore incredibile è che, solamente due ore prima della partita, il camerunese aveva ricevuto un trattamento proprio alla mano sinistra per un leggero fastidio, e che probabilmente ha influito sulla sua prima parte di partita, chiusa con solamente 5 punti all’attivo e ben 4 palle perse. Tuttavia la rinascita avvenuta durante il restante tempo e, soprattutto, quella maledetta e decisiva tripla ai supplementari, ha lasciato tutti di stucco, compresi i suoi stessi compagni. “Non riesco a crederci, è stato tutto così veloce ed improvviso ” Dichiara Tobias Harris, autore di un’ottima partita fatta di 11 punti e 12 rimbalzi “ha preso la palla, si è girato ed ha tirato. Io in quel momento stavo ancora realizzando. Chiudere una partita così è il sogno di qualsiasi giocatore, vincerla poi ci ha dato maggior carica. In questi momenti non puoi non affidarti al miglior giocatore che hai in squadra.” Tyrese Maxey invece sembra quasi non trovare le parole adatte durante la conferenza stampa, limitandosi a sorridere e a tre semplici battute: Questo è Joel.
Ma, passando alla partita, Toronto, che fin da subito ne ha preso in mano le redini, conducendo per gran parte di essa nel punteggio, ha forse troppo presto ha tirato i remi in barca, convinta di averla già portata a casa. Pascal Siakam è in evidente serata no, limitato dall’ottima difesa perimetrale di Harris e Niang e da quella sotto canestro del solito Embiid. Anche Fred VanVleet non è in forma, le sue percentuali al tiro sono pessime (3 su 13 in totale e 2 su 10 dall’arco), ed in generale si è notato come il numero 23 abbia avuto pochi spazi per creare le sue classiche giocate dal palleggio. Dunque ci penseranno OG Anunoby e Gary Trent Jr (guarito dall’influenza) a trascinare i Raptors, che però faranno anche del collettivo e dell’ imprevedibilità del quintetto small-ball i loro punti forti. Purtroppo a limitare la squadra e a condannarla alla sconfitta saranno però i tiri liberi. Precious Achiuwa, autore fino a quel momento di un’incredibile prestazione (20 punti con 9 su 11 al tiro ed un 2 su 2 dall’arco) sbaglierà, sul punteggio di 95 pari, entrambi i tentativi dalla lunetta, costringendo i Raptors a giocarsi la vittoria all’overtime. Ed anche lì, dopo 5 minuti sempre punto a punto, Toronto sbaglierà il tiro libero decisivo che poteva portarla in vantaggio. Con il punteggio di 101 pari poi Philadelphia vincerà il match grazie al triplone di Embiid. Davvero sfortunati i Raptors, che, dopo aver perso Scottie Barnes in gara 1, vengono beffati anche stanotte, e sono ormai con un piede e mezzo fuori dai playoffs. Il futuro tuttavia appare più che roseo per una squadra che, nonostante le difficoltà iniziali, ha stupito tutti con un gioco di squadra davvero eccezionale, dimostrando che, per metter su una bella squadra e tornare ai vertici, non è necessario per forza un rebuild sfrenato.
Nonostante una partenza tutt’altro che memorabile, i Sixers hanno mostrato invece un’incredibile reazione tra il terzo e quarto periodo, rosicchiando punti su punti e portando il match all’overtime, nonostante l’espulsione per falli di James Harden, che ha chiuso la partita con 19 punti e 10 assist a referto. Come abbiamo detto in precedenza, nonostante il pessimo inizio, Joel Embiid suonerà la carica all’inizio del secondo tempo, arrivando a mettere a referto 18 punti solamente nel terzo parziale di gioco. E se, nei primi 24 minuti, i raddoppi e i close-out ripetuti puntualmente dalla difesa di Toronto avevano messo in seria difficoltà il camerunese, distratto anche dai ripetuti fischi del pubblico della Scotiabank Arena, da lì in poi non c’è stata più storia.
The Process contribuirà al 75% dei canestri della squadra durante il terzo periodo, tirando con un 6 su 9 totale e collezionando anche 4 rimbalzi. Philadelphia tornerà dunque in partita, concludendo il parziale sotto solamente di una lunghezza. Durante il restante tempo, Joel acquisirà sempre più sicurezza, trascinando la squadra e caricandola verso la vittoria. Chiuderà con 33 punti, 13 rimbalzi, 2 assist e 1 stoppata, rilanciando la sue quotazioni da MVP. Da segnalare anche le ottime prestazioni di Georges Niang, (9 punti con 3 su 4 al tiro) vero pilastro dalla panchina e decisivo sia in attacco che in difesa e di Tyrese Maxey, che, nonostante le non buonissime percentuali, chiuderà con 19 punti a referto, mettendo ancora una volta in difficoltà con le sue accelerazioni la difesa dei Raptors. Adesso sabato ci sarà gara 4, e Philadelphia vorrà e dovrà necessariamente chiudere la serie, per concentrarsi più efficacemente sul prossimo turno ed avere più giorni di riposo a disposizione. Joel Embiid non lascia dubbi neanche su questo. “Sarei disonesto se non dicessi che vogliamo lo sweep. Ci prepareremo al meglio e cercheremo di portarlo a casa.”