Kevin Durant, può ancora vincere?
Aveva portato tanto caos ai Brooklyn Nets, nel superteam più deludente di sempre, insieme a Kyrie Irving e James Harden. Voleva essere ceduto, poi no, poi di nuovo sì e alla fine è stato accontentato. I Suns per lui hanno sacrificato il loro futuro per provare a vincere subito: Mikal Bridges, Cam Johnson, Jae Crowder, quattro prime scelte al draft (2023, 2025, 2027 e 2029) e una possibilità di scambio di scelte. Una squadra completamente rivoluzionata per far spazio a lui, ma d’altronde è sempre Kevin Durant. Dopo due anni KD non è mai andato oltre le semifinali di Conference. Escludendo gli anni con la corazzata Warriors, con cui ha vinto anche gli unici due titoli della carriera, Durant non supera il secondo turno di playoff dal 2019 ed è arrivato una sola volta in finale NBA nel 2012, con i suoi Thunder.
36 anni da compiere a settembre, due anni di contratto per 105 milioni di dollari e la sensazione che, pur rimanendo un giocatore di altissimo livello, la parabola discendente sia iniziata. Il valore di Durant sul mercato potrebbe essere modesto, e Phoenix in qualche modo costretta a trattenerlo (anche a dispetto della sua scarsa voglia di rimanere, pare). Per di più, secondo Shams Charania, Kevin Durant non si sarebbe “mai sentito a proprio agio” insieme a Devin Booker e Bradley Beal e “confinato in un angolino”. L’impressione è che l’ex Warrior ormai faccia molto rumore e pochi fatti, nonostante le sue prestazioni siano quasi sempre impeccabili, le scelte prese in questi anni e i suoi comportamenti non appena le cose vanno male, sono tutt’altro che al livello del campione che ammiriamo in campo. Durant scarica la colpa sul suo allenatore, in uno scarica barile che dimostra la scarsa capacità di assumersi le proprie responsabilità.
