Gli Indiana Pacers si presentano ai blocchi di partenza della stagione ’16-’17 con moltissime novità, forti di un’ottima offseason da protagonisti con, obiettivamente, molte tra le migliori mosse di mercato viste in questa bollente estate.
In questo articolo non andremo a presentarvi i nuovi arrivi, già descritti qui, ma proveremo invece a fare un analisi tecnica sui cambiamenti che queste novità comporteranno provando a capire se effettivamente riporteranno i Pacers ai vertici della Eastern Conference.
La fine dell’era Frank Vogel:
Il primo grosso cambiamento è il coach: l’era di Frank Vogel è ormai giunta al termine, l’attuale head coach degli Orlando Magic ha guidato i Blue&Gold per 5 stagioni, arrivando fino alle ECF in due anni consecutivi (’13 e ’14) dimostrando di essere un allenatore d’elite nella Lega ma, in un NBA sempre più incline ‘alla velocità’, il suo stile classico basato su un inossidabile difesa applicato al roster a sua disposizione risultava troppo poco produttivo.
C’era bisogno di un cambiamento e, nonostante i rumors riguardanti Brian Shaw e Kevin McHale, Larry Bird ha deciso di pescare in casa promuovendo Nate McMillan, vice di Vogel dal 2013, al ruolo di capo-allenatore.
McMillan ha le competenze tecniche per dare un impronta decisamente più offensiva alla squadra, il suo obiettivo non è tanto quello di aumentare la velocità ed il numero di possessi bensì rendere più efficacie l’attacco: prendendo come campione delle statistiche riguardanti la scorsa stagione possiamo vedere come i Golden State Warriors giocando con un Pace Factor (numero possessi a partita) di 99.3 (2^ in NBA) hanno prodotto una media di 114.9 punti a partita (1^ in NBA) mentre gli Indiana Pacers, pur giocando discretamente veloce con un Pace Factor di 96.6 (11^ in NBA) hanno prodotto solamente 102.2 punti a partita (17^ in NBA).
Tale differenza è evidenziata in un’altra importante statistica: l’ Offensive Rating (stima di punti prodotti ogni 100 possessi) dove Golden State guida la classifica con oltre 114 punti mentre Indiana è relegata al 24° posto con poco più di 104 punti.
Ma McMillan non dovrà fare tutto da solo: Jeff Teague, la nuova point-guard arrivata a Indianapolis (sua città natale) grazie ad una magia di Bird, sembra essere il giocatore ideale per mettere in pratica le volontà del suo coach, le dichiarazioni di Paul George sul suo nuovo compagno sono il riassunto perfetto di quello che porterà l’ex Hawks ai Pacers:
“Jeff è un playmaker di grande qualità ma ha caratteristiche diverse rispetto a George Hill: sa gestire il ritmo della partita essendo abituato a giocare una pallacanestro ad alto numero di possessi ad Atlanta. È un gran penetratore, sa attaccare il ferro e sa tirare con buone percentuali da 3 punti, potrà darci una grande mano.”
I Pacers con Teague avranno, finalmente, un regista. La mancanza di un giocatore con questa attitudine si è fatta sentire nel sistema già di per se statico di Vogel , il 24° posto nella classifica per numero di assists nella scorsa stagione è la prova della poca circolazione di palla a cui eravamo abituati. Il #44 porta con se una media di assists quasi doppia rispetto al partente George Hill, quindi il miglioramento su questo fronte dovrebbe essere cosa certa.
Un altro grosso tallone d’Achille della scorsa stagione sono stati i rimbalzi, soprattutto nell’area avversaria, Myles Turner è un giovane con qualità rare e con un potenziale enorme ma i rimbalzi non sono un suo punto forte.
Thaddeus Young è la soluzione al problema: l’ex-Nets è un giocatore atletico, solido e dinamico, garantisce al quintetto una forte presenza a rimbalzo come dimostrano i 9 rimbalzi di media collezionati nella scorsa stagione a Brooklyn.
Young e Turner sono il frontcourt titolare, un coppia di lunghi che si completa perfettamente garantendo allo stesso tempo protezione del ferro, presenza a rimbalzo e pericolosità anche oltre il mid-range.
Quello che manca a questa coppia sono però i fondamentali in post (per la verità Young è un più che discreto giocatore di post basso), ed è qui che Bird ha messo a segno una delle mosse di mercato più azzeccate: Al Jefferson.
I più si chiederanno perché mai prendere un pachiderma come l’ex-Hornets se si vuole giocare veloci…domanda lecita, ma che ha una risposta sensata: uno dei difetti delle squadre che giocano lo ‘small-ball’ è senza dubbio il fatto di soffrire i lunghi dominanti avversari. Avere a disposizione tre giocatori di alto livello con caratteristiche profondamente diverse come Young, Turner e Jefferson dona al roster una profondità invidiabile, se in più ci aggiungiamo giocatori come George o Miles che all’occorrenza possono giocare da 4 allora avremo a disposizione un enorme quantità di combinazioni pur mantenendo sul parquet giocatori di talento.
‘Big Al’ oltretutto ha già preso sotto la sua ala il giovane #33, che avrà così modo di apprendere i segreti del gioco spalle a canestro da uno dei migliori interpreti rimasti, aggiungendo le giocate in post al suo già ampio arsenale.
Aaron Brooks è stato voluto da Bird per orchestrare la second unit al posto di Joe Young, dopo che quest’ultimo ha leggermente deluso le aspettative in Summer League, complice anche un infortunio.
Brooks è comunque un interessante aggiunta che donerà alla panchina una certa dose di imprevedibilità;
Insieme a CJ Miles e Jefferson saranno i pilastri portanti della second unit, con giocatori come Stuckey, Evans, Allen e Seraphin pronti a dare man forte.
Resta però un grande interrogativo: la mentalità, e l’efficienza, difensiva costruita da Vogel in questi anni resterà perché ormai troppo radicata nella cultura Pacers, oppure c’è il rischio che tutti questi cambiamenti portino alla perdita di questa importantissima qualità che ha contraddistinto e portato lontano la truppa guidata da Paul George?
Aspettative Indiana Pacers:
I Cleveland Cavaliers sono di un altro livello, non si discute.
Dietro alla banda di LeBron però gli Indiana Pacers hanno un roster allo stesso livello dei Toronto Raptors, Boston Celtics e, perché no, Chicago Bulls.
Sulla carta dovrebbero essere queste le quattro squadre a giocarsi il posto di sfidante alle ECF, con Raptors e Celtics avvantaggiati dal fattore continuità mentre Pacers e Bulls potrebbero essere almeno inizialmente penalizzate perché fresche di importanti cambiamenti.
In questa stagione Larry Bird vuole puntare in alto, le basi ci sono tutte ed un risultato fuori dalla TOP 5 a Est sarà da considerarsi un fallimento.
Il responso però lo darà come sempre il campo, perchè si sà…Ball don’t Lie!