Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsCleveland Cavaliers The Unspoken Men “P.O. Edition”: Rafer Alston

Rafer Alston, nome che forse non vi suonerà molto familiare a meno che non siate degli amanti dello streetball, uno che ai
tempi era il maggior rappresentante mondiale del fortunato rafer-alstonbrand cestistico della AND1 Basketball, conosciuto in tutti i campetti del Mondo col soprannome di Skip To My Lou, Alston fu l’unico giocatore da strada a farsi un nome anche in NBA.

In particolar modo le sue stagioni migliori le giocò a Toronto, Houston e Orlando,oggi ripercorreremo insieme proprio la
sua stagione ai Magic, quella targata 2008-09, una stagione ricca di colpi di scena per la franchigia della Florida, piazzatasi terza nella Eastern Conference (con l’ottimo record di 59-23), i Magic avevano cercato di costruire attorno alla loro punta di diamante, Dwight Howard, un cast di rispetto e in un certo qual senso ci erano anche riusciti.
Potevano vantare in quell’annata nomi come Courtney Lee, Mickael Pietrus, Jameer Nelson, Rashard Lewis, Hedo
Turkoglu e il nostro Alston, il quale arrivato a metà stagione per sostituire in quintetto l’assenza di Nelson infortunato, Orlando+Magic+v+Boston+Celtics+Game+7+pXnk2uHtQLGl
durante la seconda parte di regular-season diede prova di una certa costanza in campo, mettendo a referto 12 punti a
serata, 5 assist e quasi 2 palle recuperate (titolare in tutte e 28 le partite giocate), cifre che portarono Coach Stan Van
Gundy a puntare su di lui come playmaker titolare anche in chiave Playoffs.
I Magic durante il loro approdo alle Finals, rispedirono a casa prima i Sixers battendoli per 4 a 2, poi i Celtics per 4 a 3 e
nelle finali di conference riuscirono addirittura a surclassare i favoritissimi Cavs (4-2), reduci da un’entusiasmante stagione
con 66 partite vinte.

Dall’altra parte dell’America, l’armata giallo-viola capitanata dal solito Kobe Bryant, dopo aver superato facilmente al primo
posto la stagione regolare con 65 vittorie, sbaragliò altrettanto facilmente gli avversari nei Playoffs, in ordine Jazz, Rockets
e Nuggets.
Il roster dei losangelini era composto da un meraviglioso mix di esperienza e gioventù, nomi quali Bryant, Gasol e Fisher si
amalgamavano perfettamente con ragazzotti come Shannon Brown, Trevor Ariza e Lamar Odom.
Prese vita così una serie di Finals abbastanza combattuta nonostante il risultato finale che vide campioni i Lakers per 4
vittorie in 5 gare, tralasciando Gara 1 in cui i Magic non si videro minimamente, le altre 4 partite furono tutte combattute, rafer-300magic
solamente in Gara 3 Orlando riuscì ad imporsi vincendo per 108 a 104 grazie alle ottime prestazioni individuali di Howard
(14 rimbalzi quella sera) e Lewis che misero a referto 21 punti a testa.
Rafer giocò dei discreti Playoffs in generale, partì in quintetto in tutte le 23 partite giocate dai Magic e giocando in media
32.2 minuti a partita, fece registrare 12.2 punti, 4.1 assist e 1.4 palle rubate (ebbe cifre migliori solo nei Playoffs dell’anno
prima con Houston), smentì così le voci che davano per incompatibili i giocatori da strada con il basket “vero“, quello
giocato davanti a migliaia di spettatori e con la pressione alle stelle, riuscì a rendere onore a quella categoria di giocatori
underground che si sbucciano le ginocchia sotto al sole estivo in chissà quale angolo del Pianeta…Los Angeles vinse le
Finali ma lui vinse l’onore di aver giocato ad un livello che per altri resta solo un sogno.

Qui di seguito alcune azioni dello scontro fra L.A. e Orlando:

per NBAPassion,

@LucaNikoNicolao

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