Piove sul bagnato in casa Houston Rockets. Dopo la striscia di sei vittorie consecutive, iniziata e culminata contro i Boston Celtics (116-105 al Toyota Center nell’ultima gara prima dell’All-Star Break e 111-110 al TD Garden lo scorso 1 marzo), infatti, i texani hanno fatto registrare ben quattro sconfitte di fila, perdendo in malo modo duelli sulla carta più che alla portata del collettivo guidato da coach D’Antoni (125-123 coi New York Knicks al Madison Square Garden e 108-99 con gli Hornets a Charlotte) e sfigurando anche nel confronto coi Los Angeles Clippers, una delle dirette rivali al trono dell’Ovest (120-105 a Houston).
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, è stata la pesante batosta rimediata la scorsa notte con gli Orlando Magic, un ko per 126-106 tra le mura amiche che ha messo in evidenza tutta la fragilità dei Rockets. A condannare i padroni di casa è un primo tempo da incubo, concluso sul 71-46 in favore di Orlando e con un dato piuttosto significativo, quello relativo ai rimbalzi offensivi (ben 13 per i Magic, appena 2 per i Rockets).
Nella ripresa, la timida reazione di Houston non basta a cambiare l’esito già ampiamente scritto della gara, con Orlando che gestisce senza particolari patemi d’animo l’enorme parziale in suo favore, concludendo con ottime percentuali sia dal campo (48% con 44/91) che da dietro l’arco (45% con 13/29) e mandando in doppia cifra ben sei giocatori. Tra questi, spicca D.J. Augustin, autore di 24 punti col 70% al tiro (7/10) e il 67% dalla lunga distanza (4/6) in poco meno di 27′ in uscita dalla panchina.
Bene anche Aaron Gordon, che mette a referto una doppia doppia da 19 punti e 10 rimbalzi, Markelle Fultz, che chiude a quota 18 punti e 5 assist col 67% sia dal campo (8/12) che da dietro l’arco (2/3), Nikola Vucevic (doppia doppia da 16 punti e altrettanti rimbalzi), Terrence Ross, che aggiunge 16 punti, 4 rimbalzi e 3 recuperi col 50% al tiro (5/10) e il 57% da tre (4/7) e l’ex di turno Michael Carter-Williams, anch’egli autore di 16 punti col 50% dal campo (5/10).
Tra le file dei Rockets, invece, si salvano soltanto Russell Westbrook, capace di far registrare 24 punti, 8 rimbalzi, 4 assist e una palla recuperata (ma anche 8 palle perse) col 47% al tiro (9/19) e il 40% da dietro l’arco (2/5), e Jeff Green, che mette a referto 18 punti, 5 rimbalzi e una palla rubata in poco più di 26′ in uscita dalla panchina, risultando perfetto al tiro (8/8 dal campo e 1/1 dalla lunga distanza).
Rockets ancora ko: certezze smarrite a un mese dai playoff
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— Houston Rockets (@HoustonRockets) March 9, 2020
Delude ancora una volta, invece, James Harden, la cui prestazione da 23 punti, 7 rimbalzi, 6 assist e 3 recuperi è macchiata dalle pessime percentuali al tiro (32% dal campo con 6/19 e 30% da tre con 3/10). I Rockets chiudono la loro serata nefasta con un pessimo 28% da dietro l’arco (9/32), 18 palle perse e il 76% dalla lunetta (19/25).
“Come diceva Winston Churchill: ‘Se stai attraversando l’inferno, fallo a testa alta. In questo momento, è proprio quello che dobbiamo fare. Tutto è iniziato dopo la sconfitta inaspettata a New York, poi abbiamo perso coi Clippers e ora stiamo nuovamente mettendo in discussione tutte le certezze che avevamo acquisito. Pensavo che avremmo già reagito oggi, spero che saremo in grado di farlo martedì contro Minnesota. So che per i tifosi è una situazione difficile da digerire, ma ne verremo fuori.”, ha dichiarato al termine della gara Mike D’Antoni, apparso visibilmente deluso dalla prestazione a dir poco sconfortante dei suoi.
Non sembra particolarmente preoccupato, invece, James Harden: “Dobbiamo continuare a lottare e tenere duro, è tutto ciò che possiamo fare in un momento del genere. Non siamo preoccupati. Certo, è frustrante e sembra che niente vada nel verso giusto, ma saremo in grado di invertire la tendenza.”, le sue parole. Il Barba è l’emblema del momento negativo dei Rockets: fino al match vinto nella notte tra il 3 e il 4 gennaio coi Philadelphia Sixers, viaggiava a medie di 38.4 punti, 6 rimbalzi, 7.6 assist, 1.8 palle recuperate e 0.8 stoppate col 46% dal campo, il 39% da dietro l’arco e un plus/minus di +222 in 34 partite.
Da quel momento, Harden ha iniziato un lento ma inesorabile calo, messo ben in evidenza da numeri decisamente inferiori rispetto ai primi due mesi e mezzo della stagione: 29 punti, 7 rimbalzi, 7.2 assist, 1.6 palle rubate e 0.9 stoppate col 39% al tiro, il 30% dalla lunga distanza e un plus/minus di +34 in 26 gare. Nell’arco degli ultimi due mesi, inoltre, il Barba ha fatto registrare ben 17 partite senza andare oltre il 40% dal campo e appena quattro con almeno il 50% al tiro. Oltre a ciò, i Rockets scendono al sesto posto (39-24), scavalcati nuovamente dagli Utah Jazz (41-22) e dagli Oklahoma City Thunder (40-24), pochi giorni dopo essersi portati a una sola vittoria dal podio della Western Conference.