Il bianco contro il nero, Zeljko contro il suo passato, le Merengues irrequiete per il rendimento sportivo contro i Grobari sereni nonostante il passivo accumulato, e reso pubblico addirittura dal Presidente della Repubblica di Serbia, Aleksandar Vucic. Per questi e molti altri motivi, quello tra spagnoli e serbi sarà uno scontro da seguire, e che potrebbe tenere col fiato sospeso gli appassionati di basket del Vecchio Continente.
QUI REAL MADRID
Il venticello ha già iniziato a soffiare. È quel venticello antipatico, fastidioso, che imperversa a Madrid ogni volta che il pubblico ha mal di pancia, borbotta, e si sente insoddisfatto del percorso della Casa Blanca fino a quel dato momento.
Chus Mateo è seduto su un vulcano, e lo sa. Mentre i nomi di Sergio Scariolo ed Andrea Trinchieri hanno già iniziato ad aleggiare, il profeta in patria cammina su un campo minato, sapendo che l’unica certezza che ha di rimanere sulla panchina del club più prestigioso della sua città natale è, verosimilmente, vincere la maggiore competizione europea.
L’attuale coach ha però indubbiamente conferito alla sua squadra un gioco piacevole da vedere. Il pick&roll come centrale punto di partenza attiva una rapida circolazione perimetrale tra quattro uomini aperti a ventaglio, ed un unico centro (solitamente) Walter Tavares in qualità di centravanti di sfondamento in area.
Tale atteggiamento tattico permette alle singole individualità di avere spazi per attaccare direttamente il ferro, e questo vale tanto per esterni come Gabriel Deck quanto per lunghi come Dzanan Musa o Mario Hezonja, quest’ultimo peraltro anche dotato di mano efficace da fuori. Una tale fisicità in attacco comporta però una certa lentezza in retroguardia, in cui infatti vengono patiti soprattutto i cambi difensivi ad alta velocità.
QUI PARTIZAN BELGRADO
Nella sua misteriosa spelonca, mentre tutto il mondo dorme, Zelimir Obradovic in questi giorni sta sicuramente preparando qualche pozione magica da inserire negli ingranaggi del Real Madrid per mandare fuori giri il motore merengue. E per quanto sia risaputo che Zeljko nelle partite ad eliminazione diretta rivoluziona il playbook per sorprendere gli avversari, è impossibile prevedere quali trucchi estrarrà dal cilindro.
D’altronde non si vincono nove Coppe Campioni se non si possiede qualcosa di speciale, se non si ha un guizzo, un talento in più, rispetto agli avversari. Dal Partizan del 1992 a quello del 2023, la carriera dell’uomo di Cacak è stata costantemente caratterizzata dalla capacità di far lavorare quelle che Hercule Poirot chiamava “celluline grige” più di quanto fossero in grado di fare gli avversari.
Quanto visto nel trentaduesimo turno di Eurolega contro il Real è solo un assaggio della serie prossima ventura, ma sbaglierebbe chi non considerasse significativa quella sfida. Obradovic ha infatti impostato una difesa che facesse sentire il fiato sul collo ai madrileni, mentre in attacco ha prediletto un’offensiva centrale fatta di giochi a due ed uscite dai blocchi.
La bidimensionalità di un big man come Zach LeDay e la costanza balistica di Kevin Punter sono state armi fondamentali per agguantare il sesto posto. Insieme alla consistenza di Mattias Lessort ed alla versatilità di Exum, sono queste le armi che potrebbero portare il Partizan dove manca dal 2010.