Home Eurolega Playoff di Eurolega: l’analisi delle “altre” serie dopo gara 2

Playoff di Eurolega: l’analisi delle “altre” serie dopo gara 2

di Luigi Ercolani
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I playoff di Eurolega sono iniziati, e hanno già portato una notevole sorpresa: tre serie su quattro sono infatti sul punteggio di 1-1, dimostrando un inaspettato equilibrio anche quelle sfide che sembravano chiuse. Raccontata altrove l’Olimpia Milano, analizziamo ora gli altri quarti di finale.

Barcellona-Bayern Monaco

E Trinca, Trinca, Trinca./Buttalo giù con una spinta,/E vedrai che bella festa”. Improbabile che ad Andrea Trinchieri, dopo il sacco in quel di Barcellona, sia tornata in mente questa vecchia canzone. Il cui titolo, “La sbornia”, è abbastanza sintomatico di quello che ha significato la sconfitta interna dei catalani ad opera del Bayern Monaco.

Una sfida, questa, che siamo abituati a vedere sugli schermi della Champions League, magari in quelle gare di aprile/maggio in cui ci si gioca i primi posti. A livello cestistico, viceversa, si tratta certamente di una gradita novità, dovuta un po’ alle note vicende che hanno portato all’esclusione delle squadre russe ma, soprattutto, al lavoro che il coach milanese sta portando avanti in Baviera.

E dire che i padroni di casa avevano portato a casa gara-1 grazie alla versione migliore di quel basket spumeggiante di cui in questa stagione si sono resi autori: azione elaborata, con passaggi atti a cercare l’uomo migliore nella posizione migliore, e un’ampia gamma di schemi, dai giochi a due centrali ai doppi blocchi in ala, fino al più classico dei penetra-e-scarica. Delizia, certo, ma anche croce, visto in gara-2 il Bayern ha deciso di dare gas e martellare gli avversari da oltre l’arco, meglio se dopo un passaggio rapido verso l’uomo smarcato.

Questo tipo di circuito accelerato ha mandato in tilt l’arazzo tessuto da Jasikevicius, mostrandone tutti le lacune. Ora appuntamento a Monaco di Baviera, dove il Barcellona dovrà riprendersi il fattore campo giocando contro un pubblico che pregusta lo scherzetto non riuscito l’anno scorso contro Milano.

Olympiacos-Monaco

Un amico, che si è occupato di Grecia per questioni molto più delicate di una palla a spicchi che rimbalza sul parquet, qualche tempo fa non ha fatto prigionieri: “L’Olympiacos il Grecia è come la Juventus da noi”. Significa che al Pireo si vince, si vince tutto, si vince in ogni sport.

Vista la crisi permanente in cui versano gli storici avversari, ovvero il Panathinaikos, è quantomeno logico che il ruolo di tedofori della pallacanestro ellenica spetti ai biancorossi portuali. I quali però, e questo è davvero l’elemento dirompente, in gara-2 sono stati sorpresi tra le mura amiche dal Monaco, che dopo l’Eurocup dell’anno passato sta confermando come il basket francese abbia diritto di cittadinanza tra i grandi del continente.

Nel primo episodio l’Olympiacos ha dimostrato di essere la squadra che abbiamo visto in stagione regolare: lunga, basata su un platoon system di elementi tutti funzionali, e con un gioco molto basato sul pick&roll centrale da cui, una volta fatta muovere la difesa, si prende l’opzione migliore a seconda di ciò che gli avversari concedono. Nella seconda gara il canovaccio dei greci non è cambiato, salvo che per un linguaggio del corpo molto più rilassato.

Errore fatale, perché i monegaschi non si sono lasciati sfuggire l’occasione, attaccando il ferro con maggiore determinazione, in particolare con il trio di esterni James-Bacon-Andjusic, e hanno portato casa un inatteso ma meritato referto rosa. L’Olympiacos appare ancora favorito, ma ora avrà la pressione di dover vincere a Monaco, contro avversari entusiasti.

Real Madrid-Maccabi

Strano ma vero, la serie di playoff più squilibrata, al momento, è quella tra la quarta e la quinta classificata. Il Maccabi non partecipava alla fase finale dal 2014, ovvero da quando sconfisse il Real Madrid alla Final Four di Milano e si laureò campione d’Europa, allenato da quel personaggio inimitabile che è David Blatt.

Una situazione non facilmente pronosticabile anche alla luce di quanto successo in questa stagione alla Casa Blanca, tra voci di esonero di Laso a fine stagione e sospensione di giocatori invitati neanche troppo cortesemente a dirigersi verso altri lidi, per poi essere reintegrati come se niente fudesse. Non si può dunque dire che questo periodo sia stato sereno per i madrileni, e da qui derivavano i dubbi sulla loro tenuta mentale nei playoff.

Invece, misteri del basket, l’equilibrio è regnato in tutte le serie tranne che in questa. In alcuni tratti di gara-1, anzi, è sembrato di rivedere la prima versione del Real di Pablo Laso, quello basato sul “run&gun”. Quando hai giocatori concreti nel pitturato come Hanga, Yabusele, Poirier e Tavares è però quantomeno fisiologico che tu non possa correre in continuazione ma, viceversa, dare anche loro il tempo di essere efficaci.

In entrambe le partite è dunque emerso un Real Madrid che ha sapientemente dosato conclusioni dalla lunga e dalla breve distanza. Il Maccabi ci ha provato attaccando forte il ferro, ma è sembrato non avere mai dalla sua l’inerzia degli incontri. A Tel-Aviv dovrà certamente fare qualcosa di più.

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