Que Saras, Saras

di Luigi Ercolani
Olimpia Milano-Zalgiris Kaunas: riuscirà Sarunas Jasikevicius a mettere in piedi una difesa efficace?

Una leggenda metropolitana vuole che i campioni sul campo quando decidano di passare alla panchina finiscano per toppare. Una leggenda antica quanto il giornalismo sportivo d’assalto.

Luoghi comuni duri a morire attaccati alla tradizione popolare come denti di cane (meglio noti come balani) al fondo di una barca. Insensati, eppure spesso vivi.

Invidia verso chi fu campione? Voglia di rivalsa dell’uomo normale? Chi può dirlo.

Perché in fondo si tratta di vedere caso per caso. E il caso che stiamo per vedere boccia impietosamente questa teoria.

Sigla.

Sarunas Jasikevicius è stato indubbiamente un campione sul campo. Coordinato, dal palleggio fluido e il tiro morbido, agile nel breve, resistente, visionario.

Saras è stato questo, e tanto tanto di più. Uno dei migliori playmaker proposti dall’ambito FIBA e forse persino in quello globale.

Sarebbe ingeneroso giudicarlo per una carriera NBA che non ha fruttato quanto sperato inizialmente. In fondo, prima di tornare in Europa, al Panathinaikos di Obradovic, lo voleva un altro coach di origini slave. Uno che allena vicino al confine con il Messico.

Saras è stato il leader di una Lituania che vive per il basket. Parafrasando un famoso quarterback, ha fatto sedute di psicanalisi per quasi tre milioni di persone.

Saras, dal 2014, ha deciso di sedersi in panchina, e non una qualsiasi. Per essere precisi, quella dello Zalgiris Kaunas. La squadra che non lo aveva selezionato da giovane e lo aveva accolto nell’età matura.

Prima è stato assistente dell’ex sodale Stombergas, poi di Krapinas. Infine, l’estate scorsa il board della capitale cestistica del paese gli ha affidato le redini della compagine.

Com’è andata? Bene. Tanto bene che Barcellona e Maccabi gli hanno messo gli occhi addosso per il 2017/2018.

Comprensibile. Il suo Zalgiris è arrivato a quattro punti dai playoff, decimo nel complesso perché la Stella Rossa ha raggiunto lo stesso punteggio del Darussafaka.

Di più. Era bello da vedere e, come direbbe chi ne sa (o crede di saperne), “convincente sul piano del gioco”.

Difesa spursiana che si apre e chiude a seconda di dove va il pallone, che protegge fisicamente il lato debole ed ostacola sul lato forte, aggressiva. Attacco che circola perimetralmente cercando il tiro da fuori, il taglio senza palla il gioco alto basso più ulteriore scarico.

Jasikevicius ha portato in alto lo Zalgiris così. Presumibilmente sarà la stessa ricetta che gli chiederanno le due nobili decadute.

Saras è rimasto legato ad entrambi gli ambienti, come racconta nella sua autobiografia. Barcellona lo ha fatto innamorare, Tel-Aviv lo ha appassionato.

Possibile che alla fine in Catalogna diano ancora possibilità a Bartzokas mettendogli in mano un organico migliore, e che il Maccabi seduca ancora una volta il suo figlio lituano adottato.

Possibile, non certo.

Che Saras, Saras.

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