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Ritratto del Bodiroga da giovane

di Luigi Ercolani

Chi non dà di naso al basket FIBA solo perché “Gli USA sono meglio!!!111” si divide in due categorie: quelli che hanno visto giocare Dejan Bodiroga e quelli che sono arrivati dopo.

Nessuna incoerenza, in questa divisione: di campioni FIBA ce ne sono stati e ce ne saranno ancora. Bodiroga è stato uno di questi, e ha lasciato molti cuori molto innamorati.

Dejan-vu

Cuori innamorati e non infranti, perché guardare Bodiroga in campo era sempre un’opera d’arte, una poesia raccontata sul parquet invece che in mezzo alla gente, come fa qualcuno ogni tanto.

Vedevi lo spin del suo giro e tiro ed eri quasi sicuro che sarebbe entrato, morbidamente.

Ne intuivi l’entrata a canestro ed eri quasi certo che sarebbe andata a bersaglio, morbidamente.

Spesso la sottovalutavi, credendo che avrebbe perso la maniglia nel traffico, tra i difensori. Illusi, tu e loro.

Ne scorgevi il contropiede e speravi che sarebbe entrata lo stesso, sempre che non stesse giocando contro la squadra per cui tenevi.

Ma quest’ultima parte non era neanche sempre vera.

Ti ammagliava il suo tiro compatto e lento al limite dal tremolante, eppure non eri sorpreso quando trovava il fondo della retìna.

Bodi art

Forse è prosopopea fine a sé stessa, forse sono ricordi addolciti e rivisitati, ma Bodiroga non era un semplice giocatore di basket.

Bodiroga era un artista della palla a spicchi: dipingeva con i layup, scolpiva con il tiro, suonava le finte e i palleggi dietro la schiena.

Eleganza nella forza, pugno di ferro in guanto di velluto, titanio prima che con le sue dolci note prima che Sia ne forgiasse l’immaginario collettivo contemporaneo.

Un figlio di Boscia, uno di tanti, uno di quelli che sembrano ancora braccati finché non sono lì a parlarti di educazione del giocatore o del pubblico.

E a proposito: Dejan ci ha provato a restare a contatto con l’arancia, nel post carriera. Due anni come gm della Virtus Roma.

Poi, con la stessa sobrietà raccomandata dalla sua fede ortodossa, con la stessa morbidezza che aveva in campo, si è tirato fuori dal mondo attivo del basket.

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