Tutt’altro che tenero con i tifosi dei Boston Celtics LeBron James, che nell’ultimo episodio del suo talk show The Shop, ha definito il pubblico del TD Garden “razzista come pochi”, riferendosi a anni di insulti e gesti ostili che da avversario King James ha dovuto sopportare.
James ha risposto a una domanda durante la chiacchierata con i suoi ospiti (al minuto 20:32), ricordando la celeberrima gara 5 delle semifinali della Eastern Conference 2012 tra i suoi Miami Heat e i Celtics. “A fine partita qualcuno mi lanciò una birra da chissà dove (…) ma è Boston, vendevano queste magliette con sopra scritto Fuck LBJ, allo shop della squadra da qualche parte, i Celtics centravano in qualche modo…“.
La discussione originale del segmento era su quali fossero i posti peggiori per giocare per LeBron e gli ospiti della puntata, tra cui il calciatore inglese Marcus Rashford.
“Perché odio giocare a Boston? Perché sono razzisti come pochi! Ti dicono di tutto, e va anche bene, sono abituato a sentirmi dire di tutto da una vita, ci convivo. Li sento, e se qualcuno di loro è abbastanza vicino rispondo, e poi vado avanti con la mia partita. Ma loro dicono davvero di tutto, poi lanciano cose…“.
Il pubblico dei Boston Celtics è sicuramente uno dei più caldi e appassionati della NBA, e non è certo la prima volta che un grande giocatore usa l’aggettivo “razzista” per definire spettatori e città. Negli anni ’60 fu Bill Russell, denunciando alcuni episodi ostili, a parlare di “città razzista” nei confronti di Beantown. In tempi recenti, anche Jaylen Brown e Marcus Smart avevano rimproverato il pubblico di Boston, accusandoli di incanalare la frustrazione verso i risultati della squadra verso un linguaggio razzista. “Ci sono alcune persone che usano certi termini razzisti anche con te, e tu poi dovresti andare in campo anche per loro“.