Secondo Brian Windhorst di ESPN, ai Brooklyn Nets ci sarebbe “frustrazione” nei confronti di Ben Simmons e della situazione attorno al giocatore australiano, dopo la retromarcia dell’ultim’ora sulla sua presenza in campo per gara 4 della serie contro i Boston Celtics.
Presenza pre-annunciata per giorni, anche dallo stesso Simmons fino a prima di gara 3 poi persa malamente da Brooklyn in casa, e poi smentita ufficialmente: ancora problemi alla schiena dopo un periodo di allenamento a pieno ritmo e niente esordio stagionale, in quella che peraltro potrebbe rivelarsi l’ultima partita stagione dei Nets che rischiano il “cappotto” per 4-0 contro Boston.
“Semplicemente, Simmons non se la sentiva di esordire così, con l’incertezza della sua schiena dopo 11 mesi fermo (…) c’è però del disappunto perché per una settimana di fatto ci avevano detto che il giocatore avrebbe potuto giocare in gara 4, c’era ottimismo diffuso. Avrebbe dovuto giocare, questa era l’aspettativa. E invece si è trattato di un’altra ferita auto-inflitta di una lunga serie di ferite auto-inflitte in questa stagione per Ben Simmons“, così Windhorst a Get Up di ESPN.
Per vedere Simmons esordire in maglia Brooklyn Nets occorrerà attendere il prossimo anno, a meno di altri dietrofront in caso di eventuali gara 5 e oltre. E che squadra – tra campo e panchina – si presenterà al via della stagione NBA 2022\23 con le free agency di giocatori come Bruce Brown Jr, Andre Drummond, Nic Claxton e la situazione contrattuale di Kyrie Irving (che ha una player option da oltre 36 milioni di dollari da esercitare), è difficile da dire ora.
Chi nelle sue dichiarazioni pare quasi non accorgersi dell’urgenza della situazione è l’incredibile Irving, che nel commentare il 3-0 nella serie e la superiorità in campo dei Boston Celtics se n’è uscito con una riflessione che sa di beffa: “Loro hanno avuto più tempo per fare gruppo, per amalgamarsi, sostanzialmente da Natale. Noi ci stiamo provando ancora (…) onestamente non ho risposte su come si possa recuperare tutto il tempo perduto da ottobre a oggi, quando di solito il tuo gruppo è ben amalgamato e unito. Certo, io per primo posso dire che devo giocare meglio, controllare meglio partita e possessi e perdere meno palloni. Vale per me ma vale per tutti gli altri“.
Chi parla – vale sempre la pena ricordarlo – si era sostanzialmente auto-escluso dalla stagione per aver scelto di non vaccinarsi contro il Covid a ottobre pur sapendo benissimo che per le regole vigenti a New York e nell’omonimo stato, da non vaccinato non avrebbe potuto giocare le partite in casa e a NY, né prendere parte agli allenamenti con la squadra. Una situazione trascinatasi fino a gennaio e che è stata tra i motivi che hanno spinto James Harden a chiedere una trade ai Philadelphia 76ers.