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Playoffs NBA: i Golden State Warriors e la voglia di vincere sempre

di Giacomo Brogi
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Basta! Non ne possiamo più di Golden State! 

Quante volte negli ultimi periodi abbiamo sentito questa frase risuonare in massa tra i tanti appassionati della pallacanestro a stelle a strisce.

Eppure, al di là di queste affermazioni, ciò che nella Baia si è creato in questi 10 anni è qualcosa di difficilmente ripetibile.

Un dominio tecnico e strutturale così grande probabilmente mai si era visto nella storia della moderna NBA dai tempi dei Chicago Bulls di MJ. Golden State non ha solo rivoluzionato e sconvolto il modo di intendere e costruire la pallacanestro, ma è stata capace di metter su una nuova dinastia, che ha conquistato tre anelli in quattro anni, e che, se non ci fossero stati tutti i vari infortuni, avrebbe dominato questi palcoscenici chissà per quanto tempo. 

Dopo l’addio di KD e la conclusione della sfortunata annata 2018\19, culminata con la sconfitta alle Finals contro Toronto e con il tremendo infortunio di Klay Thompson, gli Warriors non si sono persi d’animo, e hanno cominciato pian piano a tirar su le basi per un nuovo inizio. 

Due stagioni di transizione ed eccoci di nuovo, con Steph e compagni tornati sui tetti più alti a dominare. Anche nelle stagioni apparentemente anonime (prima su tutte la 2019\20, chiusa con un impietoso record di 15-50), Bob Myers e soci hanno pensato subito a come tornare in alto. Dalla trade per Andrew Wiggins, diventato adesso un importantissimo tassello nelle gerarchie di squadra, alle scelte al draft di Jordan Poole e Jonathan Kuminga. Il primo, al suo terzo anno nella lega, è già diventato grande, mentre il secondo, pur ancora molto acerbo, ha davanti a sé un potenziale davvero enorme. 

Anche nelle mosse apparentemente insignificanti, Golden State riesce a tirar fuori qualcosa. Quest’anno, superate finalmente le troppe sfortune subite, abbiamo visto una squadra unita e coesa tornare a dire la sua. Tutto quanto il roster è riuscito a ritagliarsi spazio e a fare bene,  testimonianza di come chiunque possa essere utile alla causa. Poi certo, quando disponi di uno dei migliori head coach della storia, tutto viene più facile. 

Steve Kerr, anche lui partito dal nulla, è riuscito, ereditando alcune mosse dal suo predecessore Mark Jackson, a creare uno stile ed un sistema di gioco che resterà per sempre nella storia di questo sport. In generale ci siamo accorti in questi anni come quasi tutti i giocatori che arrivano nella Baia si siano integrati e trovati a meraviglia. Quest’anno nomi apparentemente dati per finiti come Otto Porter, Nemanja Bjelica e soprattutto Gary Payton II si sono rivelati importantissimi pilastri nelle gerarchie, ed hanno tutti e tre rilanciato la loro carriera. Anche in questo gli Warriors riescono ad eccellere. Perché una squadra così non si costruisce a caso, ed infatti, soprattutto grazie ad un eccellente lavoro di una delle miglior società mai viste negli ultimi anni, nella Baia si continua a voler provare a vincere. Questo sistema insomma sembra davvero non morire mai. 

Dal 2015, anno del primo titolo, fino ad ora, Golden State ha vinto ben 87 partite in post-season, dominando di gran lunga in questa speciale classifica. Il dato diventa poi ancor più impressionante considerando il fatto che i Cleveland Cavs, secondi, ne hanno collezionate 55 di vittorie, cioè ben 32 in meno dei Dubs. Nonostante ciò, come ricorderete tutti, nelle eterne sfide tra le due franchigie tra il 2014 e il 2018, i Cavs riuscirono a battere gli eterni rivali nel 2016, grazie ad un LeBron James mai così dominante come allora. Golden State tuttavia vinse le ultime due battaglie, aiutata anche dall’arrivo di Kevin Durant da OKC nella stagione 2016\17

Superate due sfortunate stagioni, gli Warriors sono tornati finalmente a respirare l’aria dei playoffs. Dopo un cammino fino ad adesso quasi perfetto e con poche difficoltà, gli uomini della baia si stanno giocando l’accesso alle Finals contro i sorprendenti Dallas Mavs di Luka Doncic. Avanti 2-0 nella serie, gli uomini della Baia sono adesso gli assoluti favoriti. Se tutto dovesse andare in porto, Steph e compagni potrebbero potenzialmente collezionare le seste Finals in otto stagioni. Sarebbe davvero un record assoluto. 

Come cantavano i Thin Lizzy, The Boys Are Back in Town! 

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