La serie di playoff tra Golden State Warriors e Houston Rockets continua a regalare duelli equilibrati, combattuti e spettacolari in cui ogni possesso è decisivo e il minimo errore può risultare fatale: dopo il 2-2 maturato al termine di gara-4 (prime due vittorie per i campioni in carica tra le mura amiche, risposta immediata dei Razzi al Toyota Center), i Warriors si aggiudicano di misura gara-5, imponendosi per 104-99 alla Oracle Arena. Una vittoria fondamentale per i Warriors, preoccupati per l’infortunio di Kevin Durant.
Quest’ultimo ha lasciato il parquet dopo appena 32′ giocati, in cui ha messo a referto 22 punti, 5 rimbalzi, 4 assist e un recupero con percentuali decisamente basse per un giocatore del suo calibro (44% dal campo con 8/18 e 29% da tre con 2/7). Dopo l’infortunio di KD si sblocca Steph Curry, che realizza 16 dei suoi 25 punti totali negli ultimi 14′ e chiude col 39% al tiro (9/23) e il 27% da oltre l’arco (3/11). Si riscatta ampiamente, invece, Klay Thompson, che dopo aver disputato quattro gare sottotono ritrova sé stesso e fa registrare 27 punti, 4 rimbalzi, un assist e 3 palle recuperate col 55% al tiro (11/20) e il 50% dalla lunga distanza (5/10).
Nel finale risultano decisivi anche Draymond Green – che sfiora la tripla doppia (8 punti, 12 rimbalzi e 11 assist) e piazza la tripla del +5 (94-89), prima di farsi espellere per raggiunto limite di falli – e Kevon Looney, che in uscita dalla panchina cattura ben 9 rimbalzi (di cui 5 offensivi) in 22′ e mette a referto anche 5 punti e una stoppata cruciale ai danni di Chris Paul. Ordinaria amministrazione, invece, per Andre Iguodala, che si limita a fare il suo senza strafare: 11 punti, 4 rimbalzi e 5 assist col 56% dal campo (5/9).
Deludono Paul e Capela per i Rockets, Warriors ok nonostante l’infortunio di Durant
I Rockets, dopo un primo quarto in cui sono costretti a soccombere sotto i colpi dei padroni di casa (31-17 per i Warriors) e un secondo piuttosto equilibrato (parziale di 26-26, si arriva alla pausa lunga sul 57-43 per Golden State), riescono a rimettersi in carreggiata nel terzo quarto, piazzando un 29-15 che rimette tutto in discussione a 12′ dalla fine. Protagonisti della riscossa dei Razzi, capaci di rientrare in partita dopo aver subito parziali di 19-3 prima e 15-0 poi dai Dubs, sono soprattutto James Harden e P.J. Tucker: il primo offre un’altra prestazione degna di nota, con 31 punti, 4 rimbalzi, 8 assist, ben 4 recuperi e una stoppata con un ottimo 62.5% al tiro (10/16), mentre il secondo conferma il suo straordinario momento di forma e chiude con una doppia doppia da 13 punti, 10 rimbalzi, un assist, 2 palle recuperate e una stoppata col 56% dal campo (5/9) e il 60% da tre (3/5).
In uscita dalla panchina, invece, danno il proprio apporto alla causa Nenê (6 punti in 4′ con 2/2 al tiro e 2/2 dalla lunetta) e Iman Shumpert (11 punti e 2 rimbalzi con 4/7 dal campo e 3/6 dalla lunga distanza in 16′), mentre Austin Rivers delude ampiamente le aspettative (1/6 al tiro e 0/4 da tre). Eric Gordon parte malissimo rispetto alle precedenti gare della serie, segnando appena una delle prime sette triple tentate, ma nel finale ne infila ben due su tre e si riscatta parzialmente, chiudendo a quota 19 punti con percentuali al tiro molto basse (36% dal campo con 5/14 e 30% da dietro l’arco con 3/10).
A deludere, però, sono anche e soprattutto Chris Paul e Clint Capela, entrambi assenti dal match dal primo all’ultimo minuto di gara-5 e incapaci di mettere in difficoltà i Warriors. CP3 non riesce mai a fare la differenza su entrambi i lati del campo, né a dare l’impressione di poter dare una svolta alla serata: a fine partita il suo tabellino recita la miseria di 11 punti, 6 rimbalzi, altrettanti assist e 2 recuperi con un pessimo 21% dal campo (3/14) e addirittura 0/6 dalla lunga distanza. Non va meglio al centro svizzero, protagonista ancora una volta di un vero e proprio blackout. Appena 6 punti con un inusuale 30% al tiro (3/10). Il fatto che abbia il plus/minus più alto tra i suoi compagni (+8) e che catturi ben 14 rimbalzi, di cui 5 offensivi, non può bastare a salvarlo. Due assenze che pesano tantissimo per i Rockets, il cui gioco – sia in attacco che in difesa – si basa moltissimo sui sopracitati Paul e Capela.
Dettagli, questi, che fanno tutta la differenza del mondo e che permettono ai Warriors di far loro una gara risicata e tirata fino all’ultimo. Houston, dal canto suo, ha il rimpianto di non aver sfruttato a dovere l’assenza del suo pericolo numero uno, Kevin Durant, per la parte finale di gara, alla pari dell’espulsione per sei falli di Draymond Green. Ad ogni modo, i Rockets restano ancora in corsa e possono giocarsi le proprie concrete possibilità di passaggio del turno in gara-6 davanti al pubblico del Toyota Center, per forzare una gara-7 che sarebbe sicuramente spettacolare. L’unica certezza di un duello che non smette di regalare emozioni, polemiche e colpi di scena è proprio questa: lo spettacolo, tra Warriors e Rockets, non manca mai.