Ormai da molti anni, praticamente da sempre, LeBron James viene paragonato a Michael Jordan nelle discussioni riguardo il GOAT. Il più grande di sempre, per intenderci. Che si parteggi per uno o per l’altro, per noi, non fa differenza. Si tratta piuttosto di sensibilità personale. Dipende se si è cresciuti guardano i Chicago Bulls negli anni ’90 o i Miami Heat e i Cleveland Cavaliers circa 10 anni fa.
Allo stesso tempo, però, si tratta di un dibattito sempreverde. Soprattutto se la stagione è appena finita e non si è ancora entrati in clima off-season. Non poteva essere da meno il podcast di grande successo di JJ Redick, che nell’ultima puntata ha ospitato Grant Hill.
Il membro della Hall of Fame, 7 volte All-Star NBA, ha affrontato l’argomento facendo qualche passo indietro.
“Per me il GOAT è Jordan, ma odio questa conversazione perché per giustificare la propria scelta si tende a svalutare l’altro, ma per me LeBron è incredibile. Per quello che ha fatto, la pressione fin da giovane, come ha rispettato le aspettative, e per quello che ha dovuto sopportare, che non credo sia stato lo stesso per Michael Jordan. Tutte le prese in giro, non ce ne erano così tante all’epoca. LeBron ha sopportato il peso in più di doverle sentire da tutte le parti. Ed è riuscito a non ascoltarle e a continuare ad essere un giocatore che pensa prima a passarla ai compagni, mentre rimane in corsa per essere il miglior marcatore della storia.”
Hill ha poi rincarato la dose in favore di LeBron, seppur non sia il suo GOAT: “Noi vecchietti che amiamo Jordan, non credo apprezziamo appieno ciò che LeBron ha fatto in questo ambiente, e ciò che ha fatto fuori dal campo. Ha raggiunto un livello completamente nuovo, valorizzando i suoi amici, creando diverse piattaforme. L’ho sempre ammirato come giocatore, e ora è stato l’uomo simbolo della lega per così tanto tempo. Ma nessuno ha mai dovuto sopportare le prese in giro e a volte gli abusi che ha subito lui.”
Insomma, epoca che vai difficoltà che trovi. Ed è lo stesso Grant Hill, attivo in NBA dal 1995 al 2013, a riconoscerlo. Noi intanto ci godiamo LeBron James, ormai arrivato agli ultimi anni di carriera, senza perderci troppo in paragoni.