Isiah Thomas sembra non avere intenzione di sbarazzarsi dell’ingombrante tarlo che gli martella in testa: Michael Jordan. Non è noto quali siano le provocazioni che lo stimolino a tenere viva la fiamma di una rivalità risalente a più di tre decadi. Tuttora, Thomas intende affermare la sua posizione, quasi per timore di venire dimenticato.
Il gelo che circola tra i due è ancora vivo. Recentemente, Isiah Thomas ha messo a segno un’ulteriore serie di contraccolpi, risalenti a una delle dispute più avvincenti e intense che la storia del gioco abbia mai generato. Come riferito da Jason Owens su Yahoo Sports, la leggenda dei Pistons ha partecipato a Club Shay Shay, un podcast diretto da Shannon Sharpe.
Isiah Thomas si dice sorpreso delle parole di Jordan
L’attenzione è inevitabilmente posta verso ciò che è stato mostrato in The Last Dance. Questo capolavoro è stata la sola circostanza in cui Michael Jordan è tornato su numerosi ed intriganti temi di quella epoca. La faida sportiva tra i Bad Boys di Detroit ed i Chicago Bulls è stata una ruvida rappresentazione della cruda competitività di allora. Nella visione delle immagini, assume una certa prevedibilità che i rispettivi leader riservino astio. E ancor più, che quel rancore venga portato sino ad oggi.
Nelle parole di Isiah Thomas si intuisce un certo stupore, nel momento in cui viene a conoscenza del parere di Michael Jordan nei suoi confronti. “Fino a che non ho visto The Last Dance, non avevo mai realizzato che si sentisse in quel modo verso di me. Non ho mai diretto brutte parole verso di lui. Giocammo. La mia squadra vinse. La sua squadra vinse. Lui andò a casa. Noi andammo a casa.”
I Detroit Pistons furono l’ostacolo più insormontabile nella carriera di Michael Jordan. Le finali di conference del 1991 furono lo spartiacque che aprirono ai Chicago Bulls la via verso la gloria. Questa storia è ben nota. Sempre nella stessa conversazione, Isiah Thomas sottolinea come il 23 dei Bulls in realtà non sia mai stato nel suo mirino come prima minaccia.

Nel corso del documentario realizzato da ESPN, Michael Jordan ha riservato un trattamento non certo riconoscente verso il suo rivale. Questo è Michael Jordan. La sua tirannia, dentro e fuori dal campo, è essenza della sua indole. Una caratteristica della sua attitudine devota al raggiungimento della perfezione, a costo di apparire ingombrante e scomodo per coloro che lo circondano.
Lo scarto dal team olimpico di Barcellona 1992
Isiah Thomas non prese parte alle Olimpiadi di Barcellona 1992. Per quella edizione, le più potenti, influenti e spiccanti personalità del basket americano vennero incluse nella creazione del Dream Team. Allora, misteriose e costanti voci si susseguirono sul motivo per cui Thomas non fosse stato selezionato. E lui non ha dubbi. “Sembrava che ci fosse una sola persona che avesse problemi riguardo la mia presenza in squadra. E quella persona era Michael Jordan.”
La risposta di Jordan è il silenzio
Ogni colpo sferrato da Isiah Thomas non ha visto un contrattacco da parte di Michael Jordan. Questo per il dispiacere di milioni di fan che si sentono continuamente coinvolti in questi testa a testa che si protraggono per generazioni. È innegabile la solida presenza nella storia degli anni ottanta dei Detroit Pistons, tanto quanto la leadership tecnica e spirituale di Isiah Thomas. La loro durezza ed intrepidezza in campo è un tema tutt’oggi attuale. Una squadra che dal 1987 raggiunse cinque finali di conference consecutive, e chiuse il decennio con un back-to-back di titoli NBA.
Isiah Thomas dovrebbe concentrarsi maggiormente sul tenere vive le gesta della squadra di cui è stato guida, e che si è guadagnata un ruolo da protagonista in una infuocata epoca. Il corso della carriera sportiva di Michael Jordan è la massima essenza di successo personale, e troverà sempre un bersaglio puntato su di sé. E se Thomas persiste nel tentativo di abbatterlo, probabilmente dimostra di non sentire altre ragioni per testimoniare il suo passato da giocatore, ampiamente degno di ammirazione e memoria.