Nessuno aveva osato contraddire Jimmy Butler nel 2022, né per rispetto nessuno aveva rinfacciato alla star dei Miami Heat la sua promessa di rivincita sportiva lanciata dalla sala stampa dell’allora FTX Arena un anno fa, quando dopo aver perso gara 7 in casa aveva garantito che l’anno successivo si sarebbe ripresentato allo stesso appuntamento, per cambiare la storia.
Detto, fatto, gli Heat sono tornati alle finali di conference nel 2023, da testa di serie numero 8 e sempre contro i Boston Celtics, dopo aver condotto la serie per 3-0 hanno dovuto patire la rimontona in aria di storia NBA di Jayson Tatum e compagni, e alla fine hanno sbancato il TD Garden e restituito il favore.
Mai dunque prendere alla leggera una promessa di Jimmy Butler. “Penso che ne avevamo abbastanza, davvero. Il prossimo anno ne avremo ancora abbastanza e torneremo qui, nella stessa situazione e questa volta le cose saranno diverse“, aveva detto a maggio 2022.
In gara 7, quella “buona”, Butler ha segnato 28 punti con 7 rimbalzi e 6 assist in una partita dominata da Miami, tornata la squadra superiore vista per la prima parte della serie. Jimmy Buckets non è ovviamente stato da solo nell’impresa: Caleb Martin, incredibile con i suoi 26 punti con 11 su 16 al tiro, poi Duncan Robinson, Bam Adebayo, Gabe Vincent e Kyle Lowry hanno fatto fino in fondo la loro parte, gli Heat hanno chiuso con 14 su 28 da tre punti e provocato 15 palle perse avversarie.
“Le mie parole di un anno fa? Io so solo che conosco il motivo per cui coach Spoelstra e Pat Riley mi hanno voluto qui, ovvero competere ai livelli più alti e vincere campionati. E so che il gruppo che mi hanno costuito attorno mi darà sempre l’opportunità di farlo, so che tipo di lavoro abbiamo fatto e so di cosa siamo capaci. E ancora non abbiamo fatto nulla, noi non giochiamo per vincere la conference ma per vincere alla fine“, ha detto Butler.
Del guadagnarsi le cose col sudore della fronte, coach Erik Spoelstra ne ha fatto un mantra per tutta la stagione dei suoi Heat, difficile tra infortuni, meno vittorie del previsto e spesa alla fine a cercare una qualificazione ai play-in. Per accedere ai playoffs ci sono volute poi due partite di play-in, e alla partenza dei playoffs contro i super (sulla carta) Milwaukee Bucks i giochi sembravano fatti.
E invece. “Lo sport professionistico è come la vita, ne è un riflesso a volte, le cose non vanno sempre come vorresti tu. Ci saranno sempre dei contraccolpi, delle cadute, e conta come si affrontano collettivamente. Non andrà sempre così, certe cose possono affossare una squadra, il suo spirito. Col nostro gruppo invece, ci ha rimesso in carreggiata e ci ha reso più uniti e tosti (…) la lezione è che questa durezza si può sviluppare, e che a volte bisogna soffrire per le cose che desideri. Come in gara 6, a volte l’unica cosa da fare è ridere per non piangere“.
“Quello che ci è successo lo scorso anno ci ha dato motivazioni extra, ovvero che a volte per vincere devi soffrire (…) non abbiamo mai mollato, ho visto questa squadra dopo il 3-3 di Boston, l’ho vista dopo aver perso la prima ai play-in contro Atlanta, abbiamo dei giocatori competitivi e che amano le sfide, penso che il modo in cui ci siamo qualificati fino alle finali sappia di giustizia poetica. I miei giocatori sono dei guerrieri, li butti in campo e loro lottano senza badare a null’altro, E’ così che ci si guadagna il rispetto“.
Coach Spo giocherà contro Denver le sue seste NBA Finals in carriera, il vecchio Udonis Haslem che a fine anno si rititerà era in campo già nel 2006 e queste saranno le sue settime finali. Butler, Adebayo, Duncan Robinson e Kyle Lowry sono al secondo viaggio mentre Kevin Love, arrivato in corsa in stagione, è alla sua quinta volta. Di quelle disputate da Pat Riley, il presidentissimo Heat, si è perso il conto tra panchina con Lakers, Knicks e Heat, e ufficio.
Sulla strada delle NBA Finals, i Miami Heat hanno dovuto incassare gli infortuni di Tyler Herro e dello sfortunato Victor Oladipo. Butler ha mancato gara 2 della serie contro i New York a causa di una caviglia malmessa e Gabe Vincent non ha giocato gara 5 contro Boston. “Ma quando un uomo si fa male, quello accanto a lui può riempire il vuoto lasciato e farlo ad alto livello“, ha detto Butler dopo gara 7 “E poi essere abbastanza umile da sapere che quando il titolare tornerà, allora occorrerà fare un passo indietro e tornare al proprio ruolo. Qui nessuno si lamenta e tutti fanno quello che viene loro chiesto. E’ con giocatori così che vorresti sempre giocare e vincere le partite. Io non chiamo nessuno un giocatore di ruolo, io ho dei compagni di squadra. Un ruolo può cambiare da un giorno all’altro“.
Sempre Spoelstra ha definito il suo leader in campo, Jimmy Butler, “un giocatore di cui non si può calcolare quanta fiducia instilli agli altri. E’ incredibile e speciale (…) è un tipo ruvido ma sa quando andarci piano e essere più leggero, è un dono che ha. E noi non pretendiamo da lui mai delle scuse, non si deve mai scusare per quello che è e per come vive la competizione. Non è una cosa che tutti possano fare, noi non siamo un gruppo per tutti, ma qui lui e noi parliamo la stessa lingua“.
Butle, Spoelstra e la loro “banda di undrafted” se la vedranno ora con i Denver Nuggets in una serie da pesanti sfavoriti. Finora non è mai stato un problema per i Miami Heat.