Rinascita apparente?

di Marco Tarantino
D Wade Indiana Pacers

Dubbi su Dwyane Wade? I Chicago Bulls non ne hanno avuti, ed in estate lo hanno voluto fortemente riportare a casa, nella sua Chicago. 13 anni a Miami, 13 lunghi e gloriosi anni.

Dwyane Wade

Dwyane Wade, nuova “fiamma” dei Chicago Bulls

Una estate particolare per i Chicago Bulls

I Bulls hanno tentato un esperimento per una stagione, con un piccolo margine di rischio, in un delicato momento della loro storia. Ricominciare da zero sembrava: Derrick Rose tradato ai Knicks, Noah e Gasol che escono dal contratto e firmano con New York e San Antonio, il GM Gar Forman che spinge per un reset del roster. La notte del draft, Thibodeau vuole a tutti i costi Jimmy Butler, i Bulls pensano di tradarlo, ma poi qualcosa cambia. Nessuna trade, niente di fatto, sfuma tutto sul più bello. I Twolves si tengono Dunn e Zach LaVine  mentre i Bulls si coccolano JB.

Non si tanka, allora la prossima mossa? Un anno a Rajon Rondo, un anno a Wade, ritornato a Chicago, questa volta davvero e come un eroe. Aggiungere due giocatori dalla forte personalità e della loro esperienza alla franchigia dell’Illinois è stata una mossa davvero curiosa, ma che potrebbe rivelare azzeccata.

Come potrebbero però convincere queste tre star in un unico “pollaio”, soprattutto con le loro caratteristiche di gioco che li rendono sulla carta non compatibili. Rajon Rondo, Jimmy Butler, Wade. Tiro da fuori? Poco, palla in mano? Sempre. Tre giocatori perimetrali che non hanno grandi percentuali da tre punti, non sembrava una grande idea nella moderna NBA…

Tre gare per cambiare la visione dei Chicago Bulls, tre gare per cambiare di nuovo tutto?

Tre gare, prima Boston, poi i Pacers, poi i Nets… Tre sfide giocate veramente in maniera stupefacente dai Chicago Bulls: gioco in velocità, transizioni efficaci, i tre si trovano con sempre maggior intesa, e soprattutto… Wade che tira da tre punti senza alcun problema. Dubbi? Guardare ai playoffs per credere. Ma tre gare dopo, tre sconfitte: dubbi nuovamente? Attacco lento, costruzione di tiri senza ritmo, difesa di squadra non ottimale per usare un eufemismo.

“Nessuno sa cosa questa squadra possa tirare fuori fino in fondo, nessuno. Se teniamo conto di quello che dice la gente su di noi, sui nostri problemi insieme a livello di costruzione di squadra, non dovremmo nemmeno giocare in NBA. Nessuno ci ha dato una change in estate, per questo la percezione esterna della nostra stagione è stata negativa. Ma queste sono solo osservazioni. Non ci importa di quello che pensano di noi. Il nostro lavoro è trovare un modo per essere il miglior team possibile”

Parole interessanti quelle di Wade, che fanno capire come a Chicago si siano concentrati solo sul lavoro di squadra, rinunciando al proprio Ego, o meglio mettendolo al servizio della squadra, senza commettere di nuovo gli errori della stagione passata nel primo anno di Hoiberg, con Rose, Butler e Noah separati in casa.

Il record è di 4 vittorie e 3 sconfitte, contro i Magic è arrivata un’altra rotonda vittoria: i Bulls non hanno mezze misure. O vincono e dominano, oppure se non si accendono soffrono tanto, giocano sottoritmo e difendono con meno forza e veemenza. Analizzando le tre sconfitte più da vicino però vediamo come siano state praticamente frutto del caso:

-contro Boston, nella notte di Amir Johnson, 4/4 da tre punti.
-contro i Knicks di Rose e Noah, col dente a dir poco avvelenato.
-contro i Pacers, in back to back dopo la sconfitta con New York

Insomma tre sconfitte che non hanno fatto suonare poi troppi campanelli d’allarme. Ma hanno tolto sicuramente certezze alla squadra.

Butler,, Rondo e Wade

Butler, Rondo e Wade i nuovi Big 3 dei Chicago Bulls

Scetticismo, tanto scetticismo, questo il sentimento che si respirava intorno ai Chicago Bulls: primo dubbio. Il tiro da tre punti abbiamo detto. Ma ora traspira un cauto ottimismo. La squadra di Hoiberg che abbiamo visto nei loro momenti migliori in questa stagione è una squadra che gioca insieme, proprio di squadra. Tre talenti al servizio della squadra.

In Rajon Rondo stiamo vedendo, o stiamo riscoprendo una guardia, un playmaker, che vuole spingere l’azione offensiva, vuole guidare la transizione offensiva in velocità, a volte anche forzando scelte difensive, forzando recuperi di palla che possono portare a facili canestri. D-Wade nei momenti giusti conclude l’azione con giocate da Old-Style Wade: il #3 dei Chicago Bulls sta vivendo una seconda giovinezza, ma la novità? Beh la novità viene dalle sue percentuali da tre punti. Tiri da tre, quando servono, per spaccare la gara, forzare la difesa. I difensori battezzano la sua penetrazione nel pitturato? Step-back, spazio e tripla libera. Azione seguente, altra tripla e difesa costretta a cambiare in corso d’opera le proprie scelte difensive.

Dalla panchina spazio per due giocatori che possono allargare ancora di più il campo: Nikola Mirotic e Doug McDermott, con loro nelle rotazioni dentro Canaan (SG) e Michael Carter-Williams, play di riserva per dare equilibrio e tempi di gioco, prima dell’infortunio che lo terrà fermo fino a dicembre e Bobby Portis, che sembra aver scalato le gerarchie e superato Felicio nelle rotazioni. Chi scende? Denzel Valentine, per ora, Felicio, per ora, Zipser, per ora, e Grant e l’ultimo arrivato a completare il roster, RJ Hunter.

Il reparto lunghi invece sta stupendo ed in positivo: tanta difesa, tanti centimetri, e tanto lavoro in post per Taj Gibson e Robin Lopez, che spingono spesso sull’acceleratore e permettono a Wade-Butler-Rondo di prendere tiri con più tranquillità, consci del fatto che i due lotteranno forte sul taglia fuori contro i difensori avversari per possibili seconde chance offensive. Taj soprattutto sta stupendo per il tipo di gioco che sta offrendo soprattutto a livello offensivo: contro i Magic l’emblema. Tanti tiri presi, tante scelte offensive diverse, tanti jumper, e tanti punti. Senza Pau Gasol, sia Robin Lopez che Taj Gibson prendono più tiri. Non funziona Taj? Entra dalla panchina Bobby Portis, un giocatore con un grande carattere, un jumper su cui sta lavorando per diventare un fattore dalla panchina.

La novità viene anche dal coach, secondo anno nella lega: Fred Hoiberg ha capito i suoi errori, ha cambiato atteggiamento ed ora si è guadagnato il rispetto dello spogliatoio e le parole di Jimmy Butler in tal senso sono emblematiche.

Il fattore vincente? Si chiama Wade

Tutto un quadro ideale per D-Wade. Indubbiamente. Un quadro ideale per un giocatore che ha passato gran parte delle sue stagioni a smentire gli scettici sulle sue condizioni fisiche, o sulla sua reale forza. L’ultimo canto del cigno i playoffs con Miami, oh no scordatevelo.

Il suo arrivo nella sua casa natale ha portato tranquillità nello spogliatoio, tanta esperienza, qualità e tanto tanto talento…

“E’ davvero calmo, un ragazzo dal sangue freddo. Davvero impressionante”, lo ha definito così Taj Gibson. L’elemento chiave ha ancora una volta il numero 3. La sua calma ha contagiato tutti, il suo lavoro a livello di spogliatoio ha trasmesso ai compagni una armonia che non si vedeva da tempo: Butlerha dichiarato di appoggiare totalmente Hoiberg e di essersi sbagliato a criticarlo la scorsa stagione, Rajon Rondo che aveva raggiunto i minimi storici con un coach come Rick Carlisle, sembra aver trovato serenità con un coach giovane come l’ex Iowa State. Hoiberg ha dichiarato apertamente il suo feeling con Rajon, la prima cosa che hanno fatto è vedere un film insieme e l’ex di Celtics, Mavericks e Kings ha passato l’estate a lavorare a Chicago, con i giocatori più giovani per aiutarli ad ambientarsi in fretta in una lega che non da tempo. Soprattutto a Chicago.

 

“Noi non pensiamo di essere i nuovi big three, siamo tutti al servizio del team, dobbiamo giocare solo a basket. Questo deve essere il nostro unico pensiero. Tutti sulla stessa barca, tutti insieme. Una notte sarà Doug a fare più punti dei compagni, un giorno sarà Jimmy, un giorno toccherà ad un altro. Questa è la strada giusta.” 

Il primo passo di Wade nei Chicago Bulls è stato riportare armonia nella locker room: certamente in una stagione potranno esserci alti e bassi, ma la sua tranquillità, la sua leadership potranno aiutare eccome i ragazzi a non perdere la via maestra.

“Non sono sorpreso” ha dichiarato Jimmy Butler “vedo come lavoriamo tutti i giorni insieme, il modo in cui ci alleniamo. Il modo in cui tutti parliamo e comunichiamo tra di noi, a parole e con la palla in mano. Sorridiamo, ci divertiamo. Ovviamente è divertente quando si vince, non fraintendetemi, non siamo felici quando perdiamo, o sempre felici, ma quando giochiamo il nostro basket, anche se possiamo fare qualche passo falso, sappiamo di fare le cose come si deve e questo ci da sicurezza nei nostri mezzi.” 

Wade e Mirotic alla prima dei Chicago Bulls contro i Celtics

Wade e Mirotic alla prima dei Chicago Bulls contro i Celtics

Divertimento e calma, queste le parole chiave:

“Costruisci una squadra” ha concluso Wade “prendi dei ragazzi e componi un roster, devi lavorare duramente nel training camp, non sai a cosa andrai incontro o cosa ti riserverà il futuro. Ma se lavori nel giusto modo, sei certo che darai un contributo importante per i tuoi compagni di squadra.” 

I Chicago Bulls sono finalmente una squadra, che arrivi una sconfitta o una vittoria è questo quello che traspare guardando la squadra dell’Illinois. Finalmente. Basterà per centrare i playoffs e ribaltare ogni pronostico? E’ presto per dirlo, ma Hoiberg and co sono sulla strada giusta.

 

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