Harden show nelle prime due sfide, in gara 4 si accende Mitchell, ma non basta. I Jazz di cuore e orgoglio hanno provato in tutti i modi ad allungare il più possibile la serie. Tuttavia, l’inesperienza dei ragazzi di Snyder e lo strapotere dei Rockets sono infine risultati decisivi affinché la serie si chiudesse dopo 5 sfide.
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ROCKETS-JAZZ: IL PICK AND ROLL DEI TEXANI SCARDINA AL BUONA DIFESA DELLA SQUADRA DELLO UTAH
Il fattore della serie è stato indubbiamente il letale pick and roll dei texani. Il Barba è stato letteralmente infermabile sotto questo aspetto di gioco, potendo sfruttare i blocchi dei vari Tucker, Faried e soprattutto Capela. Quasi sempre il marcatore, spesso la vittima era il playmaker spagnolo, Ricky Rubio. Il povero giocatore ex T’Wolves non è mai riuscito ad aggirare l’ostacolo in tempo per contrastare il tiro di Harden, sempre molto veloce nell’esecuzione del tiro.
Qui si vede come il continuo utilizzo del pick and roll da parte dei Rockets mandi in difficoltà la difesa dei Jazz
Altra giocata molto sfrutta dai Rockets (oltre al classico tiro da tre punti) è stato l’alley oop. Gli interpreti non cambiavano, Clint e James, con lo svizzero che puntualmente chiudeva l’azione schiacciando sulla testa dell’avversario (in questo caso il malcapitato era Gobert). Il nativo di Ginevra ha dominato in tutte e 5 le partite sotto entrambi i canestri, facendo diminuire di valore la più che ottima stagione del francese.
ROCKETS-JAZZ: P.J. TUCKER IL GREGARIO PERFETTO PER HARDEN
Altro elemento che si è messo in mostra è stata l’ala grande dei Rockets P.J. Tucker. L’ex Suns è arrivato in estate a Houston con il grande incarico di non far sentire l’assenza di un ottimo difensore come Trevor Ariza. Beh, dire missione compiuta. P.J. ha disputato un ottima stagione, difendendo su tutti, guardie e ali, tuffandosi su ogni pallone, anche su quelli praticamente persi, confermandosi come uno dei giocatori più letali dell’intera lega nei tiri dall’angolo e come il migliore dei suoi quando si parla di lavoro sporco. Giocatore di ruolo sostanziale e decisivo per gli esiti delle partite al Toyota Center, nonostante appaia solamente in qualche fotogramma durante gli highlights, generalmente in occasione dei suoi catch and shoot da fuori dall’arco.
Tucker è uno dei migliori tiratori dall’angolo anche in transizione
Una volta di più ai playoff ha mostrato che, nonostante l’età stia avanzando, Tucker è un giocatore più che utile per una contender. Ed ora, testa alla semifinale dove davanti si troverà un altro giocatore che del lavoro sporco ne ha fatto uno stile di gioco, Draymond Green. Tra i due sarà certamente uno splendido duello, dal sapore di quel basket vintage che non passa mai di moda.
ROCKETS-JAZZ; PER I JAZZ SPRAZZI DI MITCHELL CHE FANNO BEN SPERARE PER IL FUTURO
È vero: sia gara 3 che gara 5 sono state perse dai Jazz per colpa, soprattutto, delle decisioni e dei tiri sbagliati nel finale dei match da Mitchell. Il #45 è un ragazzo di soli 22 anni, al secondo anno in NBA, che ha sulle spalle l’intero attacco di una squadra e che si trova ad affrontare una delle migliori versione del Barba. Questi playoff, come gli scorsi, gli sono serviti per accumulare esperienza, in prospettiva di un futuro che gli appare più che radioso. Donovan ha dimostrato di avere personalità, la leadership e i numeri per essere un futura stella di una contender. Però, il percorso per diventare un All star passa anche dalle sconfitte provocate da errori personali o da decisione sbagliate, sintomi di mancata, ma vicina, maturità.
Non a caso Kyle Korver, veterano con decine di anni alle spalle, si è preoccupato subito di spezzare una lancia a favore della giovane guardia dei Jazz, dopo gli errori che sono costati gara 3 e le flebili speranze di contestare il passaggio del turno dei Rockets alla franchigia dello Utah.
ROCKETS-JAZZ: DALLA PANCHINA AL QUINTETTO, I ROCKETS VINCONO TUTTI I DUELLI
La squadra di Houston ha dimostrato superiorità sia nel complesso, sia nelle sfide tra i singoli giocatori. Rubio non ha retto il confronto con CP3, nonostante il play ex Clippers non abbia disputato la sua miglior serie di playoff. Di Harden e Capela ne abbiamo già parlato (sia il questo che nel precedente articolo), nettamente superiori a Mitchell e Gobert. Favors e Ingles non hanno saputo supportare le stelle come hanno fatto degli ottimi Tucker e Gordon.
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La panchina di coach Snyder è risultata spesso inutile, con il solo Royce O’Neil capace di portare punti in uscita. Non è stata rilevata la presenza di veterani come Sefolosha, Korver e Neto. Male i giovani Allen e Niang, disastroso il solitamente affidabile Crowder (eccezion fatta per gara 4, dove è riuscito a portare il giusto apporto alla causa). A differenza dei Jazz, per i texani buone le prestazioni di Rivers, House e Faried. I primi due hanno portato molte triple dalla panca, mentre il secondo ha fatto rifiatare Capela occupando bene l’area. Rimandato, invece, Green che ha tirato molto male per tutta la serie e da lui ci si aspetta giustamente un contributo maggiore di quello dato fino ad ora. Notizia buona per D’Antoni è il rientro di Nenè in gara 5.
Anche la sfida tra cecchini è nettamente dalla parte dei texani. Da una parte gli specialisti dall’arco dei Rockets erano; Gordon, Tucker, House, Rivers e Green. Dall’altra Crowder, Ingles, Allen e Korver. Però, come ben mostrano le statistiche non c’è stato duello in questa specialità. La squadra dello Utah non ha mai chiuso una partita sopra il 31% (nemmeno nella sfida vinta). Mentre la squadra di Harden non ha mai avuto meno del 35% da oltre l’arco di squadra (con due prestazioni sopra il 40%).
ROCKETS-JAZZ: IL FUTURO DELLE DUE FRANCHIGIE
La squadra di D’Antoni ha dimostrato di valere la finale di Conference, ma l’ostacolo più grande lo affronterà al prossimo turno, dove si scontrerà con gli Warriors (campioni in carica). Per i Jazz il cammino per arrivare ad essere un contendere si è confermato lungo. Però Snyder ha buone basi su cui lavorare (Mitchell su tutti) e, con mosse azzeccate, il futuro potrebbe diventare presto molto interessante.