La sliding door degli anni 2020 dell’NBA? Molto possibile. Chris Paul si presenta ai San Antonio Spurs in un momento dove, anche al minimo salariale, sarebbe tornato utilissimo per qualche contender. La voglia di vincere, assieme anche ad un predestinato come Victor Wembanyama, riaccendono in Paul la voglia di mettersi in gioco. Certo, farà da chioccia a uno dei giocatori più talentuosi al mondo. Ma basterà questo duo per riportare in alto gli Spurs?
Spurs, la fame di vittorie di Chris Paul
Partiamo da un presupposto: Paul vuole ancora competere ed essere competitivo. Lo spiega dicendo: “Amo più di ogni altra cosa l’opportunità di giocare, contribuire e fare canestro”. Le medie gli danno ragione con 17.5 punti, 9.4 assist e 4.5 rimbalzi di media in 1272 partite.
La free agency, si sa, è un periodo molto particolare. Anche Paul poteva finire a giocare a Los Angeles, sua città natale: “La mia famiglia è tutto per me. Mia moglie è qui, i miei figli sono a Los Angeles, e lì rimarranno durante la stagione. E amo così tanto il basket che, anche se potrei essere vicino a casa, se non gioco non sono felice. Amo la mia famiglia alla follia. Quindi, quando abbiamo visto questa opportunità, anche se mi allontanerà dalla mia famiglia, loro mi conoscono meglio di chiunque altro e sanno che voglio solo giocare. Voglio giocare più di ogni altra cosa. Ecco perché sono grato a loro e, ancora di più, sono grato di essere qui.”
A San Antonio ha tutto per soddisfare questa sua voglia. A partite da Victor Wembanyama sul quale dice: “Ho giocato contro Wembanyama questa stagione, e vi dico che probabilmente non c’è giocatore nella lega di cui si parla tanto dopo le partite come lui. Tutti devono adattarsi”. Non potrebbe essere altrimenti quando Wemby, al primo anno in NBA, vince il ROTY tenendo medie da 21.4 punti e 10.6 rimbalzi.
Ad allenarli ci sarà un decano come Gregg Popovich. Uno che conosce l’NBA come le sue tasche. Paul spiega: “Ovviamente, ho ammirato Pop da lontano per anni, e quando sei in questo ambiente da tanto tempo, come lui, c’è così tanto rispetto. Non solo per il suo QI cestistico ma anche per chi è come persona, come competitor e tutto il resto.” Durante la conferenza, Paul ha riflettuto sulla sua carriera lunga 19 anni, tutta disputata nella Western Conference, incluso l’ultimo anno con i Golden State Warriors. Ha rivelato che la squadra che ha affrontato più volte è stata proprio San Antonio, con 81 partite tra regular season e playoffs contro gli Spurs. Quanto il tuo nemico diventa il tuo migliore amico.