Gregg Popovich

I San Antonio Spurs sono stati eliminati ai play-in dai New Orleans Pelicans, play-in in cui i neroargento si sono ritrovati anche grazie al livello medio -basso della seconda fascia di classifica della Western Conference, e ai sonori flop di LA Lakers e Sacramento Kings.

Dopo la partita persa contro i Pelicans, coach Gregg Popovich aveva rispedito indietro la classica domanda sul suo futuro e su un eventuale ritiro, a 72 anni e dopo 26 stagioni da head coach – sempre a San Antonio – 5 titoli NBA e 1336 partite vinte di regular season: “Non è il momento di parlarne“, è stata la “stoppata” di coach Pop.

Secondo quanto riportato da Marc Stein su Substack però, Popovich non sarebbe ancora pronto alla pensione e orientato a proseguire per almeno ancora una stagione, per il 2022\23. “Il coach ama ancora allenare, e ha ancora bisogno di esserci, di stare in palestra“, così le fonti citate da Stein. Quella 2022\23 sarebbe la 27esima stagione da capo allenatore per coach Gregg Popovich, che quest’anno è diventato l’allenatore più vincente della storia NBA ed è stato inserito in una illustre lista dei più grandi 15 allenatori della storia della lega.

In questa stagione i San Antonio Spurs hanno chiuso con un record di 34-48 e mancato l’accesso ai playoffs NBA per la terza volta di fila, dopo 22 apparizioni consecutive.

Come ogni anno da almeno 3-4 stagioni a questa parte, alla fine della stagione per i San Antonio Spurs e coach Gregg Popovich torna la solita domanda: sarà stata l’ultima per coach Pop?

Domanda che è arrivata puntuale dopo l’eliminazione ai play-in degli Spurs per mano dei New Orleans Pelicans, play-in in cui San Antonio è rientrata finendo forte la stagione regolare nonostante l’assenza di Dejounte Murray, e approfittando del suicidio sportivo dei Los Angeles Lakers.

“Una domanda inappropriata da fare ora“, ovvero a caldo dopo l’eliminazione, così ha risposto Gregg Popovich ai reporter che gli chiedevano del suo futuro in panchina con gli Spurs. Quest’anno coach Pop è riuscito, come l’anno scorso, a portare dei San Antonio Spurs in rifondazione comunque alle porte dei playoffs, tutta esperienza di post-season (o anticamera di) per giocatori come Murray, Keldon Johnson, Jakob Poeltl e Devin Vassell che oggi sono l’ossatura del roster.

In questa stagione Popovich è anche diventato “solo” l’allenatore più vincente della storia della NBA per partite vinte in carriera in regular season, superando il venerabile Don Nelson con 1336 wins.

La stagione 2021\22 sarà però la seconda di fila in cui gli Spurs hanno alla fine mancato i playoffs, dopo 22 apparizioni consecutive. Come suo stile, coach Popovich non darà indicazione alcuna delle sue intenzioni se non nei tempi e modi da lui dettati, Pop resta in ogni caso anche il presidente della franchigia e non è chiaro se a un suo eventuale passo indietro dalla panchina coinciderà anche l’addio definitivo, o un ruolo “alla Pat Riley” in ufficio. Nel frattempo, una delle candidate storiche a succedergli in panchina, Becky Hammon, saluta gli Spurs per diventare la nuova head coach delle Las Vegas Aces nella WNBA: “E’ stata fantastica, le auguro tutto il bene possibile e già mi manca“.

Gregg Popovich, allenatore dei San Antonio Spurs, è sempre stato uno di quei coach che non si è mai tirato indietro quando si trattava di esprimere la propria opinione riguardo argomenti esterni al basket. La questione in Ucraina che in questi giorni ha sconvolto tutto il mondo, lo ha toccato profondamente: “E’ stato difficile pensare alla pallacanestro nell’ultimo periodo. Ci sono cose più importanti del basket. E’ giusto che le persone siano informate sulla situazione e che se ne parli moltissimo in TV. Bisogna mostrare alla gente tutto ciò che accade in questi contesti”. Queste le parole di Popovich.

Il coach continua il suo intervento: “Ogni individuo sano di mente è traumatizzato da quello che sta accadendo. E’ ancora impossibile per noi capire realmente cosa si prova a dover abbandonare la propria famiglia senza avere la possibilità di progettare il futuro, e penso che tutti possano essere d’accordo con me. Ci sono delle persone che non riesco proprio a sopportare. Questi di cui parlo sono tutti gli individui che, per ragioni personali o politiche, sono pronte a stare dalla parte di Putin in qualunque caso. Gente come Ted Cruz… Potrei fare una lista di persone del genere. Ci sono anche alcuni che lavorano per Fox News che non voglio nemmeno nominare. Sono uomini intelligenti, sanno cosa dicono. Pensano soltanto al proprio ritorno personale”.

Gregg Popovich inoltre ha anche giocato a pallacanestro in Ucraina, di conseguenza c’era da aspettarsi il suo intervento sulla questione, sia per il suo passato, sia perché è stato sempre il primo a prendere posizione sulle questioni sociali e politiche.

Come anche sottolineato nell’ intervento del coach dei San Antonio Spurs, ci sono cose che vanno oltre il basket e lo sport in generale. Nell’ultimo periodo abbiamo assistito alle mobilitazioni delle varie società e associazioni sportive che nel loro piccolo hanno mostrato vicinanza alla questione Ucraina. In un clima di tensione mondiale tutto passa in secondo piano, e non lo testimoniano solo le parole di Gregg Popovich.

Secondo quanto riportato da Jordan Schultz di ESPN, i San Antonio Spurs si stanno preparando al ritiro di coach Gregg Popovich entro due stagioni, al massimo, e la ricerca del nome del sostituito sarebbe già iniziata.

Gli Spurs valuteranno sia soluzioni interne che esterne per il nuovo capo allenatore, Gregg Popovich si avvia nel frattempo alla sua 26esima stagione sulla panchina di San Antonio, con cui ha vinto 5 titoli NBA (199, 2003, 2005, 2007, 2014) e raggiunto i playoffs per 23 stagioni consecutive, fino al 2019.

Gregg Popovich compirà 73 anni il prossimo 28 gennaio, in estate ha vinto la medaglia d’oro olimpica a Tokyo 2020 con Team USA. In carriera, “Pop” è stato nominato per 3 volte NBA Coach of The Year nel 2003, 2012 e 2014. Allena gli Spurs dal 1996, di cui dal 1994 era general manager, quando subentrò a stagione in corso a coach Bob Hill.

Gli Spurs 2021\22 saranno una squadra giovane, con ben poche prospettive di playoffs e che guarderà soprattutto allo sviluppo di giocatori come Dejounte Murray, Devin Vassell, Keldon Johnson e Joshua Primo.

San Antonio è anche una delle squadre indicate come da “marcare a uomo” per la corsa a Ben Simmons, sul mercato prima della trade deadline del febbraio 2022.