La serie Bucks-Celtics si preannunciava molto interessante. Da una parte abbiamo la squadra numero uno della lega, e dall’altra una compagine ricchissima di talento, data tra le favorite per la corsa all’anello ad inizio stagione, ma che non è riuscita ad esprimersi al meglio, ritrovandosi come testa di serie numero quattro. Proprio per queste premesse, i Celtics, e lo si era capito anche dall’esito del primo turno, rischiavano di essere una seria mina vagante per i Bucks, favoriti sulla carta.
Inoltre, aldilà del talento in squadra, le due franchigie possono vantare due allenatori davvero molto capaci. Sulla panchina di Milwaukee Mike Budenholzer, su quella di Boston Brad Stevens. Si prospettava allora una vera e propria partita a scacchi tra i due, parallelamente a quella consumatasi sotto i canestri tra i giocatori in campo. In particolare tutti erano curiosi di vedere se coach Stevens sarebbe stato il primo a trovare finalmente un modo per quantomeno contenere lo strapotere della stella dei Bucks, Giannis Antetokounmpo.
Probabilmente la marcatura ad uomo di Al Horford, coadiuvata dalla tattica del coach, è stata la mossa giusta. Tuttavia, benché il lavoro di limitare il greco abbia funzionato a meraviglia in gara 1, la sfida si è poi sviluppata anche su altri fattori.
BUCKS-CELTICS, GARA 1: GIANNIS IMBRIGLIATO NELLA DIFESA DI BOSTON
Gara 1 è andata sorprendentemente ai Celtics, che hanno così portato a casa una partita fondamentale sul campo avversario. Il punteggio finale è stato di 112-90. La bravura di Boston è stata quella di limitare fortemente le offensive al ferro di Giannis Antetokounmpo, che, davanti ai tifosi amici, servono anche come elemento di carica positiva per la folla e per l’inerzia degli incontri. La prestazione di Giannis è stata decisamente opaca, ma nessuno dei suoi compagni è riuscito a raccogliere il testimone dal loro leader per provare a condurre le cose. I Celtics, dal canto loro, hanno giocato di squadra, in modo molto unito, da entrambi i lati del campo. Il tutto figlio di una preparazione praticamente perfetta della gara da parte di coach Brad Stevens.
Boston è stata più o meno sempre in controllo della partita, forte di un vantaggio confortevole conservato quasi per tutta la durata dell’incontro, costruito nelle fasi centrali del primo quarto, grazie a un parziale di 13-3. Il primo periodo, conclusosi sul 26-17 in favore degli ospiti, può essere visto un po’ come cartina tornasole della gara intera: Giannis ha tirato solo 3 volte, sbagliando in tutti e 3 i casi. Si trattava, inoltre, di buoni tiri per lui, di cui 2 nel pitturato e 1 dalla media distanza.
Tutto questo è stato reso possibile da una difesa di livello altissimo contrapposta al giocatore greco. Al Horford lo aspettava appena fuori dal pitturato, standogli vicinissimo, non concedendogli spazio per le sue solite penetrazioni, o per liberare i compagni con passaggi diretti. La mole di lavoro enorme del centro è stata coadiuvata anche dal lavoro dei compagni, che andavano spesso in aiuto in marcatura, cercando di toccare la palla al numero 34, interrompendone ancora di più il ritmo, e chiudendogli ulteriormente le linee di passaggio e di penetrazione.
Horford aspetta Giannis dove l’ha atteso per tutto l’incontro e viene poi aiutato nella marcatura da Tatum, concludendola con una stoppata perentoria, mentre anche Irving era sopraggiunto in aiuto.
Come detto, annullato Giannis, nessuno dei Bucks è riuscito a fare un passo avanti offensivamente. Nei Celtics invece, Kyrie Irving ha giocato l’ennesima ottima partita dei suoi playoff, aiutato, anche in attacco, da Al Horford. Il centro dominicano è stato sontuoso da entrambi i lati del campo, ed ha fatto molto male alla difesa degli avversari grazie ai suoi efficacissimi pick and pop giocati con il compagno con la maglia numero 11. Dopo aver portato il blocco ad Irving si liberava per il tiro dalla media o da oltre l’arco, e il playmaker lo pescava con passaggi precisi.
L’intesa Irving-Horford ha permesso ai Celtics di macinare punti.
La partita si è sviluppata così su questi binari, senza sembrare mai davvero in discussione. Antetokounmpo ha chiuso con 22 punti, ma con un 7/21 dal campo e ben -24 di plus/minus. Molto male anche Eric Bledsoe, un altro ad aver risentito molto della difesa avversaria, che ha chiuso con un 1/5 dal campo, di cui 0/4 da tre punti. Non bene, in effetti, tutta la squadra da oltre l’arco, con un 13/39 complessivo.
Tra le fila dei Celtics, invece, molto bene Irving, anima dell’attacco dei suoi, con 26 punti su un 12/21 al tiro e 11 assist. Protagonista della serata invece Al Horford, con 20 punti, 11 rimbalzi, 3 stoppate e tantissime giocate che non rientrano nei numeri delle statistiche, ma hanno portato i suoi alla vittoria.
BUCKS-CELTICS GARA 2: FINALMENTE GIANNIS E MIDDLETON
La seconda gara della serie è stata una partita spaccata in due: un primo tempo perlopiù equilibrato e un secondo invece a favore dei Bucks. La squadra di Milwaukee ha vinto nettamente la partita per 102-123. I Celtics sono riusciti a mantenere la difesa arcigna fatta vedere nella prima uscita della serie nei primi due quarti, tuttavia, le buone prestazioni di diversi avversari, e la mancanza di incisività offensiva li hanno portati a collassare nei due successivi.
Antetokounmpo ha iniziato questo incontro esattamente come quello precedente, ovvero sbagliando 3 tiri su 3 tentati nel primo quarto, a causa della difesa di Al Horford e compagni, che si sono mossi come in gara 1. La differenza l’hanno fatta, questa volta, gli altri membri dei Bucks, in particolare Khris Middleton, aiutato anche da Eric Bledsoe, entrambi in grado di reagire alla pessima prova di due giorni fa. Nonostante le forti difficoltà anche della loro stella, Kyrie Irving, che ha tirato 0/6 dal campo nel primo periodo, i Celtics hanno chiuso in vantaggio sul 30-25. Milwaukee è riuscita a rimanere a contatto degli avversari anche nel secondo quarto, forte di 20 punti segnati da Khris Middleton nell’intero primo tempo della partita e di un Giannis che si iniziava a riscaldare, mettendo a segno 3 tiri sui 4 tentati nel pitturato in questo periodo. All’intervallo i Bucks erano avanti 55-59. Sebbene i primi 24 minuti di gioco si siano conclusi con un punteggio piuttosto equilibrato, quanto fatto vedere in campo dalle due compagini ha messo le basi per il sorpasso definitivo della squadra di casa nel terzo quarto.
Infatti, la buona prestazione dal tiro da oltre l’arco di tutti gli effettivi ha anche fatto sì che si aprissero spazi per Antetokounmpo al centro dell’area, con la difesa che non poteva più andare ad aiutare alla cieca sulla sua marcatura, dovendosi preoccupare dei tiratori avversari. Boston, dal canto suo, ha dimostrato ancora una volta di essere offensivamente dipendente dal suo numero 11: quando Irving va male l’attacco non riesce a funzionare bene per l’intera durata della partita, ma ad un certo punto collassa, come in questo terzo periodo. Alla fine del quarto i Bucks conducevano per 73-98, forti di un parziale da 18-39 e di un vantaggio costruito tutto nei 6 minuti finali del periodo.
Giannis attacca Morris, ed Horford, per aiutare, rimane un a metà tra il suo uomo e il numero 34 dei Bucks, che ha così lo spazio di servire Lopez, l’uomo di Horford, che ha a sua volta spazio di fintare il tiro, liberarsi e segnare da 3
A questo punto la partita aveva davvero poco da offrire nel quarto quarto, nel quale hanno avuto molto spazio le panchine delle due squadre, che hanno condotto l’incontro verso la sua naturale conclusione.
Per le fila di Milwaukee è stata la partita del riscatto: Middleton ha concluso con 28 punti e un 7/10 da tre, forte anche di aver condotto i suoi nel momento più difficile; Giannis ha fatto registrare 29 punti, migliorando le sue percentuali al tiro e segnando 13/18 tiri liberi; Bledsoe, infine, si è fatto perdonare per lo spettacolo impietoso di gara 1 con 21 punti e 3/5 da oltre l’arco. Tutta la squadra ha migliorato il tiro da tre punti, e questa è stata la chiave per la vittoria. (20/47 di squadra)
Per i Celtics, Al Horford ha cercato di dare il massimo con 15 punti e 8 rimbalzi, così come Marcus Morris e Jaylen Brown, rispettivamente con 17 e 16 punti. A deludere è stata la stella della squadra, Kyrie Irving, che ha segnato solo 9 punti, tirando davvero male e segnando solo 4 sui 18 tiri tentati.
COSA ASPETTARSI PER LE PROSSIME GARE?
Le prime due gare di questa serie ci hanno dimostrato che siamo davanti a un incontro equilibrato, tra due squadre talentuose e due coach capaci di rispondere l’uno alle mosse dell’altro. Ora le ostilità si spostano a Boston, e l’atmosfera del TD Garden rappresenta sempre un punto fortemente a favore dei Celtics, soprattutto quando la febbre da playoffs inizia a farsi sentire con prepotenza.
L’obiettivo dei Celtics sarà probabilmente continuare a limitare Giannis, sperando che i suoi compagni non si accendano come fatto da Middleton in gara 2, ma anche quello di cercare di essere in grado di portare avanti l’attacco anche senza l’apporto, seppur fondamentale, di Irving.
I Bucks, dalla loro, vorranno senza dubbio continuare a tirare bene da tre punti, facendo sì che il centro dell’area si decongestioni, come in gara 2, per lasciare spazio alla loro di stella di esprimere tutto il suo strapotere, senza essere braccato da tre avversari.
Entrambe le compagini dipenderanno molto dalle prestazioni delle loro due stelle, sperando però che anche il cosiddetto supporting cast riesca a fare un passo avanti qualora la propria principale arma offensiva non riesca a entrare in partita.