Eccoci col nuovo episodio della telenovela sulla prossima possibile destinazione di Zach LaVine. Oggi si parla di un’ipotetica trade che coinvolgerebbe i Chicago Bulls e i Golden State Warriors e più nello specifico Klay Thompson, alle prese con un inizio di stagione difficile.
Il numero 11 dei Dubs sta girando a 13.8 punti di media col 40.1% dal campo, il 32.9% da tre. I punti a partita non erano così pochi dalla stagione da rookie, mentre le percentuali sono al minimo in carriera. Klay sembra anche far più fatica a crearsi tiri: non è mai stato uno shot creator, ma ha sempre sfruttato il fatto che i difensori cercassero in tutti i modi di non farlo tirare da 3, per attaccarli in palleggio, oltre ad essere un ottimo giocatore in post. Adesso non ha più la stessa esplosività per battere l’uomo e non ha più la stessa forza nelle gambe per creare separazione dal difensore e tirare in stepback. Tutto ciò si può notare anche in difesa, dove non è più decisivo come qualche anno fa.
Questo è dovuto ovviamente doppio infortunio al ginocchio sinistro e alla gamba, che l’ha tenuto fermo per quasi 3 anni, ma anche all’età. Il 4 volte campione NBA spegnerà 34 candeline il prossimo febbraio. Anche Draymond Green ha la sua stessa età, mentre Stephen Curry ha due anni in più. L’intenzione dei Warriors sembra quella di restare competitivi per il titolo, almeno fino a quando Curry permetterà di esserlo, ma quest‘inizio di stagione non ci ha mostrato una squadra di tale livello.
L’acquisto di Chris Paul ha portato cose buone, ma anche cose meno buone: senza dubbio con CP3 il secondo quintetto gira meglio e i ragazzi della second unit hanno più possibilità di migliorare al fianco di un playmaker esperto come lui. Ciò che però sta mancando ai Dubs è lo scoring. Se il problema ai playoffs scorsi era che la squadra non funzionava senza Curry in campo, ora la squadra non segna senza Curry in campo. Poole, per quanto discontinuo, portava più scoring di quanto ne stia portando Paul e a ciò devi aggiungere le difficoltà che stanno trovando al tiro Thompson e tutti gli altri.
Gli Warriors devono trovare qualcuno che segni da oltre l’arco. Probabilmente Thompson aggiusterà le percentuali, ma oltre a lui, Saric, che sta tirando con buone percentuali, e ovviamente Curry, Golden State è a corto di tiratori. In quintetto hai due giocatori che non guardano neanche il canestro, come Green e Looney: Kerr potrebbe valutare l’opzione di alternarli maggiormente, cercando di limitare al massimo i minuti che i due passano in campo insieme, perché quando sono insieme sul parquet le spaziature peggiorano. Wiggins poi non è un tiratore, Kuminga nemmeno, Payton nemmeno e Moody nemmeno.
A Golden State servono punti e tiro da oltre l’arco e LaVine potrebbe essere il profilo giusto. Il numero 8 dei Bulls è uno degli scorer più completi della lega, dotato di un grande atletismo che lo rende pericoloso in penetrazione e di un ottimo tiro dalla media e dalla lunga distanza, sia dal palleggio che in catch-and-shoot. Non è un ottimo difensore, ma se si applica, anche solo per i mezzi fisici di cui dispone, può dare una mano. L’ex Twolves è il giocatore perfetto da inserire a stagione in corso in qualunque squadra, perché è un giocatore molto forte, d’impatto, ma che non va a rivoluzionare il sistema, come invece fanno Harden o LeBron o altri giocatori che richiedono maggiormente la palla in mano.
Ha 28 anni, quindi è nel prime della sua carriera, e non ha mai lottato per l’anello, quindi per lui è arrivata l’ora di trovare una squadra che gli permetta di fare questo step in più. Per gli Warriors sarebbe un secondo violino che porta tiro anche da catch-and-shoot, ma che soprattutto può creare punti dal palleggio. In una squadra così ricca di giocatori esperti, LaVine potrebbe trovare un contesto perfetto per essere guidato nella sua prima vera avventura ai playoffs (c’è già stato nel 2022 ma è uscito dopo 4 partite).
Per andare a prendere un giocatore del genere, i Golden State Warriors dovrebbero rinunciare a un pezzo grosso del loro quintetto e, a oggi, quello più sacrificabile potrebbe essere proprio Thompson. Il primo motivo è contrattuale: il contratto di Thompson è molto oneroso (37 milioni l’anno), quindi, scambiandolo, Golden State si libererebbe di un grosso peso. Il contratto di LaVine è ancora più alto (43 milioni l’anno), ma si tratta di un giocatore più giovane e in questo momento più forte di Klay. Quello appena esposto è il secondo motivo per cui tale trade potrebbe convenire agli Warriors, che acquisirebbero l’attaccante più forte sul mercato attualmente, sfilandolo ad altre contender, come Lakers e Heat, che si sono mostrate interessate al suo acquisto.
I Dubs non avrebbero grossi problemi a rifinire la trade, aggiungendo qualche pezzo dalla loro panchina. Il primo nome che viene in mente è quello del rookie Podziemski, che ha alzato la cresta nelle ultime due partite, dimostrando grande personalità, oltre a una buona visione di gioco, un tiro affidabile e un’insospettabile capacità di raccogliere rimbalzi (15 rimbalzi nelle ultime due partite).
Da parte Warriors si tratterebbe di una mossa intelligente, ma non è così probabile che accada, perché ci sono anche altre squadre che si sono già dimostrate molto interessate a LaVine. Golden State potrebbe anche decidere di mantenere il suo trio classico e spremerlo per un’altra stagione, decidendo di apportare modifiche al contorno. In questo caso, l’idea migliore sarebbe cercare un paio di tiratori o un tiratore e un lungo che sappia aprire il campo. Ma così i Dubs avrebbero davvero una chance di vincere?
Oltre a Curry e Wiggins, ai Dubs mancano delle certezze. La panchina è lunga e forte, ma molto giovane e ancora stiamo attendendo l’esplosione di Kuminga; Looney è un buon centro, ma soffrirà contro centri dominanti, anche perché non ci sono alternative valide in panchina; CP3 ha esperienza e sta avendo un buon impatto, ma non dà garanzie dal punto di vista fisico; Green e Thompson sembrano esausti. Dray non ha più quella stessa presenza in attacco e in difesa non sposta più così tanto. Resta però uno dei perni del gioco di Steve Kerr, oltre ad essere indiscutibilmente un leader vocale soprattutto nella metà campo difensiva. L’Orso Ballerino è un giocatore troppo unico per essere sostituito a stagione in corso, mentre Klay é meno difficile da rimpiazzare, anche se, dal punto di vista emotivo, per la Baia sarebbe un duro colpo vedere uno degli Splash Brothers andarsene.