A circa due mesi dall’inizio della stagione, inizia a prendere vita la corsa all’MVP per la stagione 2022/23. Per quanto sia ancora molto presto, siamo già in grado di individuare quelli che saranno i principali candidati ad aggiudicarsi il trofeo che, a partire da quest’anno, prenderà il nome di Michael Jordan Trophy.
Diamo un’occhiata ai primi cinque giocatori candidati al premio di MVP!
Kevin Durant
30.0 punti di media a partita con 6.6 rimbalzi e 5.3 assist, il 56.3% dal campo ed il 37.3% dalla lunga distanza, cifre non lontanissime dalla stagione 2013/14, quando Durant vinse il premio di MVP in maglia Oklahoma City Thunder. Non solo, la percentuale dal campo della superstar dei Brooklyn Nets è la più alta mai registrata in carriera, e segnala che ben più della metà dei tiri che Durant prende vanno poi a bersaglio. Da un punto di vista statistico, come sarà anche per i successivi giocatori, Durant è quindi inappuntabile.
Cosa potrebbe impedirgli di vincere il trofeo di giocatore di “maggior valore” della stagione? In primis, bisogna chiarire che ogni MVP è sempre accompagnato da una storyline, cioè da un motivo, una storia, una narrazione, che, oltre a giustificare la consegna del premio a quel determinato giocatore, viene proposta al grande pubblico per far legare ulteriormente i tifosi a quel determinato atleta. Si tratta, volendo, di una strategia di marketing e di comunicazione, ma rimane una parte integrante del premio di MVP.
Un esempio pratico che illustra questo concetto è Giannis Antetokounmpo, la cui prima vittoria del premio è stata accompagnata dalla narrazione (veritiera, ndr) del ragazzo che, attraverso tutte le difficoltà, principalmente le dure condizioni economiche, è riuscito, con la giusta mentalità, a compiere ciò che nessuno avrebbe mai immaginato, cioè scalare la NBA fino alla sua vetta.
La premessa circa la storyline che accompagna il premio di MVP è assolutamente necessaria, sia per Durant che per i giocatori a seguire, in quanto si tratta, in fin dei conti, di uno dei criteri di selezione di cui si tiene conto oltre le cifre. La NBA, infatti, nella sua duplice natura da lega sportiva e macchina in grado di generare un notevole capitale, non consegnerebbe mai il premio di MVP ad un giocatore che ha poco appeal tra il pubblico, anche se il suo rendimento statistico è tra i migliori della lega.
Se applichiamo questo discorso a Durant, si nota che l’ala dei Nets ha effettivamente una storia che può accompagnare la sua vittoria del premio, quella del giocatore che, dopo aver chiesto lo scambio ma non essendoci riuscito, cerca di riavvicinarsi alla sua squadra mettendosi alla guida di Brooklyn, attualmente terza ad Est con 9 vittorie consecutive. Tuttavia, bisogna domandarsi, la NBA vuole dare il premio di MVP, cioè in assoluto il premio di maggior valore, ad un giocatore che, oltre ad aver chiesto di essere ceduto per fuggire, letteralmente, da una situazione critica, ha voluto, e poi fatto licenziare, il suo allenatore (Steve Nash), mostrando, bisogna ammetterlo, ben poca coerenza?
La risposta potrebbe essere un “no”.