Rasheed Wallace è riapparso, ospite di Evan Turner e del suo podcast per una chiacchierata sulla sua carriera NBA, e sul suo periodo ai Portland Trail Blazers che sono stati la squadra con cui è diventato All-Star.
E la squadra che a cavallo tra anni ’90 e anni 2000 andò a un quarto di gioco dal battere i Los Angeles Lakers di Shaquille O’Neal, Kobe Bryant e coach Phil Jackson, era proprio il 2000 alle finali di conference, e che si guadagnò un nomignolo poco lusinghiero: Portland “Jail” Blazers, dove “jail” sta per “prigione“.
Nome che i media affibbiarono alla squadra dopo alcuni incidenti con la legge di alcuni giocatori. Isaiah Rider, talentuosa guardia ex Minnesota Timberwolves, venne arrestato per detenzione illegale di cannabis nel 1996, Rasheed Wallace, arrivato da Washington dopo la sua stagione da rookie, dimostrò assieme al suo talento cristallino un temperamento forte e ribelle, e in seguito altri giocatori arrivati negli anni successivi avrebbero avuto altri problemi. Ruben Patterson sarebbe finito a processo per violenza sessuale, Wallace, Damon Stoudamire e l’ala Qyntel Woods fermati per possesso di hashish e Zach Randolph e ancora Patterson diedero vita a una scazzottata in allenamento in cui il secondo avrebbe riportato una frattura al volto.
Qyntel Woods sarebbe presto finito nei guai per una storiaccia di combattimenti clandestini tra cani, nel 2003 Wallace rimediò una sospensione di 7 partite per aver minacciato un arbitro dopo una partita e nel 2004 l’ala Darius Miles durante una lite con coach Maurice Cheeks lo avrebbe chiamato “negro“, per poi insultare anche il Gm della squadra John Nash.
A distanza di tanti anni, Rasheed Wallace ha contestato la scelta a suo dire infelice dei media che coniarono il nickname “Jail Blazers”. “Per prima cosa, suonava bene sono perché faceva rima. E a dirla tutta nessuno di noi è mai finito in galera per cui era solo per dire qualcosa di negativo su di noi. E la cosa mi sorprese anche, perché eravamo l’unica squadra professionistica in un mercato piccolo, e allora perché mettersi lì a insultare sull’unico team in città? Parlate pure con tutti i miei compagni di allora, tutti vi diranno che sono stato un buon compagno di squadra. Solo, non tollero i media a volte. E quando giocavo non tolleravo i media“.
Sulla squadra del 2000 che perse contro i Lakers solo in gara 7: “Eravamo una bella squadra, siamo andati a 6 minuti dal giocre le finali contro i Pacers ma non era destino. Abbiamo sbagliato 13 tiri di fila e i Lakers hanno rimontato, Brian Shaw, Kobe, Shaq… ricordo che a un certo punto ho guardato il tabellone e ho capito che era finita, e noi eravamo stati anche avanti… non era destino“.