Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsHouston Rockets Rockets: Stephen Silas piange, anzi no. Ma le cose vanno male lo stesso

Rockets: Stephen Silas piange, anzi no. Ma le cose vanno male lo stesso

di Michele Gibin
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Secondo Brian Windhorst di ESPN, la stagione degli Houston Rockets si è rivelata talmente dura che a un certo punto, dopo l’ennesima sconfitta, coach Stephen Silassarebbe scoppiato a piangere” per la delusione e l’impossibilità “di stabilire una connessione con i suoi giocatori“.

Evento che il giornalista di ESPN ha citato durante l’ultimo episodio del suo podcast “The Hoop Collective” e in un articolo. Windhorst ha però rettificato quanto scritto e riportato solo poche ore dopo, spiegando: “Ho commesso un errore e mi dispiace, ho detto che coach Silas era scoppiato a piangere dopo una partita, ho invece confuso alcuni dettagli che risalivano al 2021“.

L’episodio a cui Windhorst ha fatto riferimento era una conferenza stampa del 2021, quando coach Stephen Silas, al suo primo anno da capo allenatore NBA e ai Rockets dopo l’addio via trade di James Harden, aveva reagito in modo emotivo alla striscia perdente di 20 partite della squadra.

Non che le cose siano migliorate da allora per i Rockets e coach Silas. Houston è la seconda peggior squadra della NBA per record e percentuale di vittorie, dietro ai Detroit Pistons, e le uniche note positive della stagione sono arrivate dai progressi di Alperen Sengun e dei rookie Tari Eason e Jabari Smith Jr.

Jalen Green, seconda scelta assoluta al draft NBA 2022 e indicato come futura stella della squadra, ha finora messo in piedi numeri individuali offensivi discreti, da 22 punti a partita con oltre 3 assist di media, ma con percentuali basse al tiro, addirittura in calo rispetto alla stagione da rookie, e con tante palle perse e una cattiva selezione di tiro. Un rendimento finora sotto le aspettative per Green, seppure in una squadra che ha appena intrapreso un percorso lungo di ricostruzione che passerà ancora dal draft NBA, a partite dal 2023 con l’attesa per Victor Wembanyama.

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