Home NBA, National Basketball AssociationNBA Passion App Step Back: la tecnica che sta rivoluzioanndo il gioco

Step Back: la tecnica che sta rivoluzioanndo il gioco

di Marco Mendola
James Harden

Stephen Curry nella scorsa stagione ha dimostrato di essere uno dei migliori al mondo a suon di step back. Anche se l’MVP unanime è diventato il capo del passo all’indietro degli ultimi anni, non è il solo maestro in questa tecnica. Kyrie Irving e James Harden, partita dopo partita, stando rendendo lo step back non solo un’ultima risorsa, ma un vero e proprio stile di gioco.

E’ tipicamente un’arma usata su isolamento del giocatore in attacco, marcato molto stretto dal difensore. Più vediamo questo movimento, più ci rendiamo conto di quanto sia importante e fondamentale per piazzare quei 2-3 punti che possono cambiare la storia della partita, nonostante sia una tecnica di tiro molto più complessa rispetto ad un tiro da fermo.

Secondo delle recenti statistiche effettuate da B / R Insights, i giocatori NBA hanno 48,9% su step back nel 2015-16, rispetto al 45,1 % su ogni altro tiro. Questo è dovuto al fatto che il gioco della pallacanestro è sempre in evoluzione e alcuni schemi, ormai stra-utilizzati, sono conosciuti a memoria dalle difese. E’ quindi dovere del singolo giocatore lavorare su dei movimenti al tiro che possano mettere in crisi le difese stesse.

Tra i giocatori che hanno tentato almeno 20 volte il tiro in step back nella stagione passata, abbiamo Carmelo Anthony ( con il 74,1% di realizzazione), Kawhi Leonard (71,4%) e John Wall (71,4%).

Ma, senza ombra di dubbio, chi ha fatto dello step back il suo punto di forza è James Harden, che nello scorso campionato ha tentato 197 step back, Damian Lillard in seconda posizione.

 

La prova visiva

Data la piccola quantità di giocatori che sanno utilizzare al meglio lo step back in maniera efficace, forse non c’è da meravigliarsi se in NBA le stelle si rivolgono a questi colpi quando la partita è in bilico.

Ecco a voi un esempio di uno step back di James Harden contro i Golden State Warriors, nella passata stagione.

Oppure lo spettacolo messo in mostra in gara 3 tra i Portland Trail Blazers e Los Angeles Clippers, con C.J. McCollum e Lillard (due specialisti di quest’arte):

Qui abbiamo Dwyane Wade in gara 3 delle semifinali Conference contro i Toronto Raptors, piazzandone due in meno di tre minuti

E per finire, naturalmente, Stephen Curry, che con i Blazers mostra la ‘vera maestria’ nell’utilizzo di questa arte. Ha buttato fuori Portland con un 5/5 step back nella seconda metà di gara 5, delle semifinali della Western Conference, infrangendo ogni speranza per gli avversari.

La giocata vincente del #13 dei Rockets era solo una delle tante palle decisive messe in step back dal Barba. E anche se la sua permanenza ai playoff fu limitata ad un round, fu il leader con 10 realizzazioni e 19 tentativi su step back.

Perchè questo aumento del suo utilizzo?

In linea di massima, stiamo vedendo un aumento della frequenza di step back , sia nella stagione regolare che nei playoff.

Lo step back non era molto utilizzato degli anni ‘90. Non era sviluppato al punto di essere un movimento per poter sfuggire al difensore come lo è oggi. Sviluppare il passo indietro è una priorità per i giocatori più offensivi che vengono marcati più stretti dagli avversari. Potrebbe non sembrare un gran tiro, ma il suo utilizzo è sempre in aumento.

Brent Barry, analista di NBA TV e NBA on TNT ha alcune idee:

” Sono due i motivi dell’uso esteso dello Step Back: i giocatori sparano più frequentemente dal perimetro e perché le difese di oggi sembrano essere più propense a cambiare l’uomo durante la marcatura. Soprattutto nei minuti finali, il modo migliore per i giocatori più piccoli di ottenere un vantaggio per la realizzazione di un canestro è lo step back“.

You may also like

Lascia un commento