I Miami Heat stanno ribaltando qualunque tipo di pronostico e si stanno facendo beffe pure del fattore campo nella serie contro Boston. Jimmy Butler e compagni hanno battuto i padroni di casa anche in gara 2 col risultato di 111-105. Quali sono le soluzioni che hanno permesso ai ragazzi di coach Spoelstra di guadagnarsi un vantaggio così grande nella serie? Quali sono invece gli errori che hanno condannato i Celtics in questi primi due incontri della serie?
il confronto con la serie coi 76ers
Iniziamo col dire che Miami è una squadra estremamente diversa dalla squadra incontrata in precedenza dai Celtics, cioè i 76ers. Proprio come Boston, Philadelphia ha un grosso problema di discontinuità all’interno dei 48 minuti. Prendendo come esempio gara 7, i Sixers hanno giocato il primo tempo abbastanza bene, per poi crollare, a partire dalle due stelle Embiid e Harden che sono sparite dal parquet. Anche i Celtics hanno lo stesso problema: in gara 1 contro gli Heat hanno smesso di difendere nel terzo quarto, subendo così un parziale di 46-25.
Contro i 76ers, come contro gli Hawks, ti puoi permettere questi blackout proprio perché i tuoi avversari hanno lo stesso problema. Contro Miami no. Gli Heat hanno una mentalità da underdog, da squadra perennemente sfavorita, che per provare a strappare il risultato non si può permettere certi momenti. Butler e compagni giocano al 100% per 48 minuti ogni partita, arrivano per primi su tutte le palle vaganti, sporcano tutti i rimbalzi (54-42 per loro stanotte), sono cattivi in difesa e ti costringono alla palla persa (15 per Boston). Miami è la squadra peggiore da incontrare per squadre che spesso peccano di superficialità come i Celtics.
In più i 76ers hanno una gerarchia ben definita per quanto riguarda chi deve gestire i possessi: Embiid è la prima opzione, se non riesce a trovare una soluzione la passa a Harden, che se non riesce a trovare una soluzione la passa a Maxey e così via. Un attacco così è difficile da difendere per gli interpreti che lo compongono, perché i 3 citati qua sopra e Harris sono ottimi scorer, ma allo stesso tempo dà molti punti di riferimento alla difesa. I Celtics dovevano trovare i giusti accoppiamenti e sui blocchi cercavano di cambiare il meno possibile per evitare mismatch troppo favorevoli agli avversari. In più l’attacco di Philadelphia è stagnante, la palla non gira, gli uomini lontano dalla palla stanno fermi, ma semplicemente ci sono 5 giocatori fermi ad aspettare che uno trovi la soluzione individuale. Ovviamente è molto più facile difendere un attacco del genere.
Al contrario a Miami la gerarchia è meno definita e tutto l’attacco è in continuo movimento. Butler è il primo violino, ma sa quando deve accendersi. Esclusa qualche partita contro i Bucks, Jimmy non ha mai monopolizzato l’attacco degli Heat, se non nei momenti in cui gli è richiesto, come nel quarto quarto di stanotte. Anche il gioco in post di Bam Adebayo è una soluzione che viene cercata spesso, ma per non più di due azioni di fila. Tutti nell’attacco di Miami possono accendersi a momenti alterni, tutti hanno diritto ai propri tiri e stanno arrivando anche parecchi tiri dall’arco.
Strus, Vincent, Martin, Lowry sono tutti giocatori che hanno punti nelle mani e ogni partita riescono a ritagliarsi il proprio spazio; Love e Robinson sono ottimi tiratori e quest’ultimo è in continuo movimento lontano dalla palla per liberarsi per un tiro. I Celtics hanno così meno punti di riferimento e stanno accettando quasi sempre gli switch difensivi, che Butler si diverte a sfruttare a proprio vantaggio.
Gara 2
Adebayo è stato probabilmente la pedina più importante per coach Spoelstra. 38 minuti, 22 punti, 17 rimbalzi, 9 assist per lui. E’ stato cercato tante volte in post per attaccare Horford o Williams III in isolamento. Più volte si è messo in proprio, segnando con una discreta continuità, ma altrettante volte ha trovato l’assist per il compagno. Bam ha sfruttato lo spazio che gli viene concesso per tirare per avere una visuale indisturbata dei movimenti dei compagni e così ha servito tanti assist puntuali soprattutto a Martin e Robinson. Questi ultimi hanno sfruttato la loro pericolosità dall’arco per tagliare alle spalle del difensore e trovarsi liberi in area; quando invece riuscivano a uscire dalla linea dei 3 punti ricevevano passaggi consegnati sempre dallo stesso Adebayo, che faceva da boa un po’ come Sabonis a Sacramento.
In più Bam è stato coinvolto in tantissimi pick and roll soprattutto con Lowry e Butler da palleggiatori. E’ capitato anche che Robinson, Martin o Strus giocassero il pick and roll e ogni volta che Williams III o Horford sono rimasti in contenimento, hanno punito con 3 punti. Martin ha segnato 25 punti con 11 su 16 dal campo, martellando da 3 punti e aggredendo anche l’area dal palleggio. 15 per Robinson con 6 su 9 dal campo e 3 su 6 da 3. 11 punti invece per Strus che ha tirato col 50% dal campo e il 40% da 3.
Come si diceva prima i Celtics hanno scelto di accettare i cambi difensivi, ma non si è rivelato molto fruttuosa come scelta. Butler infatti si è divertito a bullizzare White, quando gli capitava davanti. Per rendere più difficile la vita al numero 22, Mazzulla ha ripescato dalla panchina Grant Williams. Il numero 12 ha fatto un buon lavoro difensivo, rispondendo alla fisicità di Butler con la sua solidità e costringendolo a segnare tiri difficili. Sicuramente non lo ha aiutato il diverbio avuto a 4 minuti dalla fine con lo stesso Jimmy, che dopo aver fatto trash talking sembra essersi rinvigorito e ha segnato 9 punti quasi consecutivi in 4 isolamenti proprio contro Williams.
Mazzulla insiste col non raddoppiare mai Butler, neanche quando questo ha il mismatch contro White o Smart e si mette a giocare contro di loro spalle a canestro. E Butler insiste col leggere perfettamente le partite, sapendo sempre quando mettersi in proprio, come negli ultimi 4 minuti e quando è meglio coinvolgere gli altri. Per non parlare dell’apporto difensivo che dà alla squadra, con aiuti, raddoppi, recuperi (3), stoppate (2), palle sporcate, sfondamenti in continuazione, per 48 minuti.
Non si può dire lo stesso di Tatum, che secondo il tabellino ha giocato una partita fenomenale, ma che in realtà è sparito per tutto il quarto periodo esattamente come in gara 1. Degli ultimi 12 minuti si è ricordato di giocarne solo 1, quello finale, quando la squadra era già in svantaggio. Nell’ultimo minuto ha segnato 5 liberi, ma nei precedenti 11 ha preso la bellezza di 0 tiri dal campo e perso 2 palloni. Che è capace di segnare 30 punti a partita lo ha già dimostrato, ora è arrivato il momento di dimostrare qualcosa in più.
Strana la gestione dei minuti in campo di Tatum da parte di Mazzulla: a metà secondo quarto gli Heat hanno iniziato a raddoppiare sistematicamente Tatum per fargli passare il pallone. Giustamente a ogni azione i Celtics cercavano il numero 0 per creare così superiorità numerica e stavano segnando ad ogni azione. In questo modo Boston avevano aperto un parziale enorme che si è chiuso poi 17-2. Mazzulla però decide di togliere Tatum dal campo, Miami si mette a zona in difesa e restituiscono il parziale facendo anch’essi 17-2. In più lo ha fatto riposare per qualche azione anche nel quarto periodo, quando c’era più bisogno di lui.
Non bene oggi neanche Brown, che spesso per mettersi in partita prende tiri forzati, estemporanei, che spezzano il ritmo dell’attacco. Il numero 7 però, insieme a Tatum e pochi altri, è l’unico che attacca il pitturato, il vero punto debole degli Heat. Con Adebayo sempre lontano da canestro grazie al lavorone che fa Horford con le spaziature, a Miami manca un secondo rim protector e troppe poche volte i Celtics si sono presi il pitturato. Lo ha fatto qualche volta Williams III, che ha segnato 13 punti infatti. Il suo pick and roll con Tatum è stato molto efficace e probabilmente lo vedremo utilizzato ancora più frequentemente.
In conclusione la mancanza di punti di riferimento di Miami, sia in attacco che in difesa (hanno usato sia la zona 3-2 che la 2-3, alternata alla classica difesa a uomo), sta mandando in confusione Boston. Nella confusione in certi momenti riescono ad aggrapparsi al loro talento, mentre in altri momenti il caos ha la meglio e nel caos Miami ci sguazza più che volentieri. La serie sembra già chiusa, ma il fattore campo sembra non essere così importante in questa serie e potrebbe ancora succedere di tutto. Riuscirà Boston a ribaltare la serie?