Un esercito senza un condottiero non vale nulla, ma un condottiere senza un esercito vale ancora meno. L’esercito di Re LeBron, generale in campo, vanta validi colonnelli, cavalieri, scudieri e una pregievole guardia reale. I due compagni chiave del trionfo contro i Guerrieri, in sette battaglie campali, sono ben noti: il colonnello Kyrie Irving e il cavaliere Kevin Love, che insieme al generale LeBron James formano i big three 2.0. Non solo questi due giocatori erano al fianco del Re, altri pretoriani hanno contribuito al titolo.
LA GUARDIA REALE
“La Guardia Reale viene fondata da Aegon il Conquistatore della Casa Targaryen, come un élite privata di guardie del corpo per i possessori di sangue reale. Composta da sette cavalieri giurati, i membri devono servire per la vita a dispetto dell’età o di eventuali disturbi fisici o psichici. Durante il loro servizio, ai membri non è concesso giurare fedeltà se non al monarca. Tutti i membri devono essere stati nominati cavalieri. ” Con queste parole si capisce cos’è in Game of Thrones, ma per quanto riguarda i Cavaliers serve anche altro per capirlo al meglio. Secondo le tradizioni sono sette i componenti, chi sono quindi?
- Tristan Thompson – Dopo le polemiche estive sul super contratto, 82 milioni in 5 anni, si è rimboccato le maniche e ha lavorato duramente per migliorarsi ancora. Ha chiuso le Finals con il 61% dal campo, 10.5 punti e 11.3 rimbalzi di media, con il miglior plus/minus tra entrambe le squadra. Tre, sono le doppie-doppie totalizzate nelle 7 gare finali. Inoltre grazie all’aiuto delle statistiche avanzate possiamo rendere giustizia alla sua straordinaria difesa nei cambi; ha forzato 14 palle perse, nessuno come il canadese, LBJ 12. Ha marcato benissimo gli Splash Brothers e Harrison Barnes. Curry quando era difeso da lui ha tirato 5 su 17, 0 su 11 nei tiri contestati, con 4 palle perse, mentre Klay ha tirato 4 su 12 nelle azioni difensive contro TT. Barnes è 2 su 13 con soli 5 punti segnati in 14 giocate nella serie. Concludendo, possiamo affermare tranquillamente che Tristan è stato il fattore X di Cleveland e a 25 anni può solo crescere.
Curry this series with Tristan Thompson On/Off Court On Off Pts per 36 Mins 21.1 42.2 FG pct 38.8 55.0 3-pt FG pct 38.9 58.3 +/- -24 +20 Cavs with TT On/Off Court This Series On Off Pts diff +38 -38 Opp FG pct 41.7 48.7 Opp 3-pt FG pct 32.2 50.0 - Richard Jefferson – Appena dopo la conquista del titolo, dopo quindici anni di carriera, ha annunciato il ritiro dalla pallacanestro giocata. Un veterano che si è messo al servizio della squadra e ha contribuito a portare il Larry O’Brien Trophy alla città di Cleveland.
RJ ha scritto questo al theplayertribune, parlando di LeBron James, prima di Gara6: “Non mi importa che tu sia o meno un suo fan. Io l’ho visto. LeBron ha qualcosa che nessun altro ha, il modo in cui ti dice «seguimi e ti porto lì», tanto con le azioni quanto con le parole. Ho giocato con tanti campioni ma nessuno ti trasmette quello che trasmette lui. Ti fa venire voglia di metterti con lui e aiutarlo a portare un poco del suo peso. Mi sento in debito con lui, tutti si sentono in debito. Ha unito veramente tanto questa squadra. Jefferson ha vissuto una vita particolare, è cresciuto in fretta non per scelta e poi si è ritrovato alle Finali NBA nel 2002 e nel 2003, senza però riuscire ad aggiudicarsi l’anello. Ci è riuscito a distanza di anni, seguendo la leadership di James, ma ricoprendo un ruolo utilissimo e fondamentale nello spogliatoio, quello del veterano. Per ogni giocatore di entrambe le squadre si può dire la stessa frase per i motivi più disparati, ma per lui è decisamente vera <<questo titolo se lo è meritato>>.
- JR Smith – la scommessa vinta. Alzino la mano tutti quelli che vedendolo emigrare in Cina pensavano di ritrovarselo con un anello al dito, conquistato da titolare e protagonista? Bene io la mano la alzo, in lui ho sempre creduto, perchè Jr è uno di quei giocatori da prendere o lasciare, con un talento offensivo imbarazzante, ma la professionalità di Nick Young ubriaco. A Cleveland, una città brutta e con poca vita notturna, ha ritrovato la condizione fisica e mentale ideale, arrivando così a un livello di gioco ottimale. Mi piace pensare che le sue scelte di tiro siano del tutto casuali e non penso sia molto lontano dalla verità. Verità che però è un’altra, con la guida di LBJ, in un sistema di gioco che gli permette di sprigionare il suo talento sopraffino, dimostra di essere fondamentale su due lati del campo e si è guadagnato la titolarità a discapito di Shumpert. A 30 anni precisi, forse, perchè con Smith nulla, ma proprio nulla, è certo, ha raggiunto la sua definitiva dimensione cestistica. E’ semplicemnte JR Swish, prendere o lasciare? Bron e la dirigenza Cavs, nel Gennaio del 2015 hanno scelto la prima opzione. https://twitter.com/intent/tweet?text=Check%20out%20this%20video%20%23espn&lang=en&url=http:%2F%2Fespn.go.com%2Fvideo%2Fclip%3Fid%3D16366537 link per vedere James in conferenza che parla di JR.
- Channing Frye – la seconda scommessa vinta. Al suo arrivo alla trade deadline si pensava potesse essere importante per segnare qualche punto e dare respiro ai titolari, invece è andato oltre le aspettative. Ai playoff si è trasformato ed è stato determinante, dando a coach Lue delle altre opzioni offensive e ha collezionato 13.9 minuti, 6.7 punti e il 56% da tre. E’ vero alle Finals ha giocato poco e niente, ma non va dimenticato.
- James Jones – l’amico. Nella settina della guardia reale non poteva mancare il più caro amico del Re nello spogliatoio. 6 finali consecutive, 3 titoli, alla fine il palmares recita questo. Nel parquet il suo apporto è sempre più ridotto però ci sarà un motivo se continua ad essere nel roster ed è entrato nelle grazie reali. Un amico che può parlarti nei momenti difficili serve sempre e averlo o no può fare la differenza.
- Mo Williams – lo scudiero. Lui è davvero un fedelissimo, diritto acquisito nei tre anni a Cleveland (2 con LeBron), prima di tornarvici quest’anno. L’assenza di Irving nella prima parte di stagione, lo ha reso un protagonista inaspettato.
Ha chiuso la regular season con 18.2 minuti di media e 8.2 punti e 2.4 assist a partita. In postseason ha giocato meno, ma il suo apporto non è mancato, 19 minuti nelle 4 vittorie delle Finals, è però fuori dal campo dove è stato più utile. L’anno prossimo sarà ancora al fianco del suo Re, pronto ad aiutarlo ancora una volta a difendere il titolo.
- Matthew Dellavedova – al termine della stagione scorsa, era l’idolo dei tifosi, il suo ardore, la sua grinta e l’impegno in difesa lo avevano eletto a simbolo della ‘classe operaia’ del basket NBA. Era riuscito a sostituire degnamente Kyrie, giocando palesemente a un livello che non gli competeva. Quest’anno ha trovato più inconvenienti, ma un lavoratore del genere è sempre meglio averlo in squadra, non fosse solo per l’importanza di allenarsi contro un difensore di quel livello. Non c’è solo la fase difensiva nel suo gioco, 24.6 minuti, con 7.5 punti e 4.4 assist a partita sono lì a testimoniarlo. La sua utilità va nettamente oltre i numeri, infatti: è un giocatore di intangibles e questa vittoria storica è anche sua.
La guardia reale è al completo, i sette uomini al fianco dei big three li abbiamo visti, adesso sta ai libri di storia non dimenticare le loro gesta, perchè negli sport di squadra non si vince mai da soli e al fianco del regale James ci sono stati validissimi alleati. La stagione 2015-16 è pronta per essere consegnata agli archivi, nel frattempo la guardia reale è pronta a difendere ancora il proprio Re, forse non con gli stessi membri, ma certamente con la stessa dedizione.