I Golden State Warriors sono alla terza sconfitta consecutiva. Nonostante il rientro di Stephen Curry e il giocare al Chase Center, la squadra di Steve Kerr non riesce a superare i Phoenix Suns, che ne escono vincitori con il punteggio di 125-113.
Fino a qualche giorno fa, il Chase Center rappresentava un vero e proprio fortino per gli Warriors. In pratica, quasi tutte le vittorie venivano da lì e le sconfitte ne erano giuste un paio. La serie di partite in casa poteva dare speranza ai tifosi Warriors di vedere una bella striscia di vittorie, ma in realtà così non è stato. La squadra ha ancora tanti problemi, tra cui la “ruggine” accumulata da Stephen Curry e Andrew Wiggins durante i loro infortuni.
I Golden State Warriors, infatti, si sono presentati questa notte con la loro lineup migliore. Curry, Wiggins, Thompson, Green e Looney era da 3 dicembre scorso che non scendevano sul parquet tutti insieme. Nonostante questo, nei ragazzi infortunati si è vista ancora tanta polvere, con movimenti ancora non fluidi. Curry è rientrato proprio nella notte, dopo che non giocava dal 14 dicembre per un problema alla spalla. Wiggins invece era alla sua seconda partita dopo il suo infortunio.
Forse, è stata proprio la tranquillità di avere il roster al completo che ha fatto perdere la partita agli Warriors. Ed è proprio quello che dice Klay Thompson nel post gara: “Penso che avere Steph e Andrew in quintetto ci ha fatto rilassare. Non abbiamo considerato la loro condizione. Abbiamo pensato che con loro avremmo avuto di più la vita facile, ma così non è stato.”
Lezione che anche chi è quattro volte campione NBA può imparare. Ovvero che, nella massima lega del basket mondiale, nessuna partita è facile e scontata. I Phoenix Suns si presentavano alla partita con un roster rimaneggiato ed un periodo di forma non eccellente, ma nonostante questo hanno portato a casa la vittoria, toccando anche un massimo vantaggio di +27.
Ma, è proprio da quel +27 che, paradossalmente, Steve Kerr ha visto i migliori Golden State Warriors. Infatti, dopo aver toccato il baratro, Curry e compagni sono tornati in carreggiata, portandosi nuovamente sotto a sole sei lunghezze di distacco, grazie proprio a tre triple consecutive del numero 30. All’uscita dal timeout, però, lo stesso Curry commette fallo sul cognato Damion Lee che, dopo aver ricevuto l’anello, in lunetta fa 2 su 2 chiudendo la partita.
“Spero che il quarto periodo sia la squadra che ho imparato a conoscere, quella che realmente siamo”, dice Steve Kerr. “Ma la nostra forza la dobbiamo mostrare dall’inizio della partita, per tutti i 48 minuti di gioco. C’è bisogno di una sveglia. Dobbiamo capire il livello di impegno reciproco necessario per vincere un titolo.”
Questo è un messaggio molto forte di Steve Kerr alla sua squadra. Un messaggio indirizzato non solo ai giovani, ma anche ai veterani della squadra. Coloro che sanno cosa significa vincere un titolo NBA. E se n’è accorto bene Stephen Curry, il quale ha cercato di spronare la squadra dicendo: “Ne abbiamo parlato per molto tempo. Dobbiamo imparare a farlo, altrimenti il tempo scade. Non abbiamo poi così molto tempo per capirlo.”
I Golden State Warriors adesso avranno cinque trasferte consecutive. Dato il loro rendimento in trasferta, cosa c’è di meglio di queste gare per valutare se la squadra ha realmente recepito il messaggio di Steve Kerr?
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