Con il secondo record della Eastern Conference, i Toronto Raptors sono la più seria rivale dei Cleveland Cavaliers verso le Finals. Gran parte di questo successo che sta avendo la franchigia canadese va, oltre ovviamente al lavoro di coach Dwane Casey, anche al lavoro svolto dietro le quinte del GM Masai Ujiri, ex GM dell’anno in quel di Denver. Ujiri, inglese di nascita ma nigeriano di origine, è riuscito a costruire una squadra solida con giocatori funzionali al sistema di gioco di coach Casey: l’arrivo in estate di due giocatori come DeMarre Carrol e Luis Scola sono la prova del gran lavoro che sta svolgendo. L’ esplosione di DeMar DeRozan e di Kyle Lowry hanno poi fatto il resto.
In occasione degli NBA Global Games, che a Londra vedranno impegnati proprio i Raptors contro gli Orlando Magic, squadra per cui Ujiri faceva da scout gratis, è stato intervistato da Mark Woods per ESPN. In questa lunga intervista Ujiri ha racconta la sua vita, e come ha iniziato la sua brillante carriera da GM. All’inizio della sua carriera la sua retribuzione era solo di vitto e alloggio, ma lui ha continuato a lavorare sperando un giorno di trovare un buon contratto: “Tuttavia quest’odissea ha offerto anche piacevoli compensazioni” – ha detto il 46enne di Bornemouth – “Questa fu molto di più di una grande esperienza. Non vi potete nemmeno immaginare. E’ la miglior esperienza che uno possa vivere.”
Recentemente, meno di due mesi fa, è stato invitato insieme ad RC Buford, storico GM dei San Antonio Spurs, a Londra ad una conferenza sulla leadership nello sport. Vicino ai due ‘cestisti’ era presente anche Arsene Wenger, che ha fatto la storia dell’Arsenal. “Abbiamo discusso di molte cose – ha raccontato Ujiri- dal metodo di costruzioni degli allenamenti, alla scienza sportiva, passando per gli infortuni. Ogni giorno leggo i miei appunti perché da loro prendo numerosi insegnamenti.” L’ intervista si é conclusa con una frase che molto lascia intendere sulla dedizione con cui Masai Ujiri si dedica al suo lavoro: “Sono reduce da cinque giorni di scouting, e ora devo tornare in Europa a visionare altri giocatori, questa è la parte difficile del nostro lavoro ma va bene così. Perché tutti provano a vincere”