Lunedì sera si è chiusa la terza settimana di regular season in NCAA. Tra le squadre più informa spicca su tutte Duke, tornata protagonista dopo un’annata anonima lo scorso anno. Nelle prime 8 gare i Blue Devils hanno trovato 7 vittorie, tra i quali spiccano due vittorie su tutte, ossia il successo contro la n.4 della Top 25 di preseason Kentucky, al debutto nello storico Champions Classic, e quella contro la n.1 delle prime due settimane Gongaza.
Quest’ultimo match ha visto la sfida nella sfida tra i due candidati alla prossima prima scelta del draft: Banchero e Holmgren. L’azzurro, insieme all’altro freshmann Trevon Keels e al junior Wendell Moore, è senza dubbio il principale artefice di questo inizio di stagione della squadra di coach K.
Andiamo ad analizzare quanto fatto dall’azzurro Paolo Banchero fin qui.
Banchero trascinatore di Duke
Se i Blue Devils hanno raggiunto la testa della Top 25 gran parte del merito si deve alla grande vittoria contro la precedente detentrice di questo titolo. Ma andiamo in ordine. La prima grande vittoria di Duke in questa stagione è arrivata già al debutto contro Kentucky. La sfida è durata poco più di metà partita, poi la maggiore quantità di talento, soprattutto tra le matricole, si è fatta sentire scavando un solco non recuperabile. I protagonisti della vittoria sono stati i già citati Trevon Keels e Paolo Banchero. Per entrambi era l’esordio in NCAA, ma le gambe non sono tremate. Il lungo italo-americano ha realizzato una prestazione da 22 punti, 7 rimbalzi, 2 rubate e 8 su 11 dal campo. Il tutto giocando con una sicurezza e lucidità da veterano.
Prima di Gonzaga sono arrivate 5 sfide di ottimo livello per Banchero, tutte in doppia cifra, contro però squadre di medio/basso livello. Il numero 5 del college di Durham si è messo in mostra soprattutto nella sfida contro The Citadel, dove giocato una super partita da 28 punti, 8 rimbalzi, 6 assist, 1 stoppata e 2 rubate (tirando con 2 su 5 da 3 e 10 su 19 dal campo). Ma è contro i Bulldogs che si vede perché il nativo di Seattle è il più quotato per essere la prossima prima scelta assoluta al draft NBA 2022.
La sfida Banchero-Holmgren
Contro i Zags si è appunto assistito al primo faccia faccia (di tanti che vedremo nei prossimi anni, aggiungerei) tra due dei migliori talenti della loro annata, entrambi sono 2002. Ruolo a parte, siamo di fronte a due talenti molto diversi. Entrambi sono anche due lunghi moderni, ma Banchero è più fisico, letale nel pitturato, buon rim protector e dominante atleticamente. Mentre più perimetrale, con buona visione, mano morbida e versatile difensivamente Chet Holgrem. Il match è stato deciso nel finale, con la vittoria di Duke per 84 -81. Paolo ha chiuso con 21 punti, 5 rimbalzi, 3 su 8 da 3 e 8 su 17 dal campo, dominando difensivamente il rivale. Il quale realizza comunque 17 punti, 5 rimbalzi, 5 assist e 7 su 13 dal campo, ma con 5 palle perse e 4 falli decisivi nell’economia finale della partita.
Banchero, i suoi numeri NCAA fino ad ora
Per chi non lo conoscesse ancora bene, Paolo Banchero è un 19enne italo-americano di 208 cm x 113 kg che viene da una famiglia di sportivi. Dalla mamma, Rhonda, ha ereditato il passaporto americano e la passione per il basket, visto la signora Banchero ha giocato per diversi anni a pallacanestro a livello professionistico (venendo anche scelta nel draft WNBA del 2000). Dal padre, Mario, ha preso la cittadinanza italiana (ricevuta a febbraio scorso) e la passione per il calcio. Paolo ha così deciso di accontentare entrambi. Il ragazzo avrà sicuramente un importante ruolo nella storia del basket futuro. Il talento è di quelli cristallini, ma quando servirà non sarà a disposizione della Nazionale a stelle e strisce. Il lungo di Duke, infatti, ha scelto di vestire la maglia azzurra e attende impaziente la possibilità di rispondere presente alla prima chiamata della squadra di coach Meo Sacchetti.
Nell’attesa, Banchero si vuole concentrare sul presente e sulla sua prima (e sicuramente unica) stagione NCAA. Ad ora sta fornendo prestazioni eccezionali (anche nell’unica sconfitta contro Ohio State non ha sfigurato), che spiegano il perché si parli così bene di lui. In più sta girando a medie ottime: 17.8 punti (5° in ACC), 7.3 rimbalzi, (10° in ACC), 1.9 rimbalzi, 0.5 stoppate e 1.4 rubate (20° in ACC). Il tutto tirando con il 50% dal campo (6.4 su 12.8 tentativi, ossia 20° in ACC), con il 33.3% da oltre l’arco (1.1 su 3.4 tiri) e l’83.8% ai liberi (3.9 su 4.6 tentativi, ossia 10° in ACC).
Proprio questa sua abilità nel tirare dalla lunetta, con percentuali molto buone per un lungo, e le modeste cifre da 3 fanno pensare che Banchero possa sviluppare ancora di più il suo gioco dal perimetro. Così facendo diventerebbe un’arma a tutto tondo, veramente difficile da fermare.
Le prospettive della stagione di Duke
Con il record di 7-1 e le rivali storiche (North Carolina, Virginia e Florida State) indietro per vittorie, prestazioni e talento, questo potrebbe essere l’anno del ritorno del successo di Duke in regular season. Il successo di stagione manca dal 2010. Quando, guidati dalla coppia dei fratelli Plumlee e Seth Curry, la vinsero in condivisione con il Maryland (prima dello scambio di conference con Louisville). Mentre in solitaria mancano sul trono della ACC dal 2006, anno dove il condottiero fu un certo JJ Redick.
Il torneo di Conference, invece, li ha visti vincitori spesso negli ultimi, l’ultima volta nel 2019 con il quartetto di freshman Williamson, Barrett, Reddish e Jones. La doppietta, di conseguenza, manca dal 2010, ma questo sembra l’anno buono tornare alle buone vecchie abitudini per la squadra di coach K. C’è chi va oltre e ritiene che questa potrebbe essere la squadra giusta per ripetere la stagione magica di 11 anni fa. La quale addirittura il college di Durham realizzò il triplete del basket collegiale: regular season, torneo di Conference e March Madness. Il primo però, come detto prima, fu un primo posto a pari merito. Quindi una ripetizione di quell’impresa sportiva darebbe ancora più valore a questa squadra. Ma soprattutto arricchirebbe non poco il curriculum del suo leader quando si presenterà alle porte del draft e della NBA.
Sul successo della March Madness tocca stare attenti a sognare. Le rivali sono fortissime, giusto per fare qualche nome: Gonzaga, Pordue, Kansas, Baylor, UCLA… In più si sa, in NCAA marzo è un mese pazzo e quello finale è un torneo dove anche le cinderellas (così vengono chiamate) possono battere le teste di serie numero 1. Si sono viste anche Duke più forti e favorite di questa (tipo quella di Zion) per il successo finale, schiantarsi sul più bello.
Però proprio per questa imprevedibilità a Durham sognano e, visto il talento, non fanno male a farlo.