La NCAA ha deciso di consentire ai college di pagare direttamente i giocatori, per la prima volta nei 100 anni dello sport universitario americano. Ed è stata concordata anche la creazione di un piano di condivisione delle entrate, che consente ad ogni college di condividere fino a circa 20 milioni di dollari all’anno con i suoi atleti.
Tutti gli atleti della Division I, nel 2016, hanno avuto il diritto di ricevere una quota come parte della classe di insediamento. In cambio, non hanno potuto citare in giudizio la NCAA per altre potenziali violazioni antitrust.
La NCAA e le sue leghe stanno infatti mettendo in piedi un accordo per risolvere i 3 casi di antitrust federali più succosi e ancora in sospeso.
I termini dell’accordo devono essere approvati dalla giudice Claudia Wilken, che presiede tutti e 3 i casi. Tale processo dovrebbe richiedere diversi mesi, e i college coinvolti probabilmente inizieranno la condivisione delle entrate nell’autunno 2025.
L’accordo non risolve tutte le questioni legali in sospeso che hanno rivoluzionato il business degli sport universitari, oltre che destabilizzato l’industria multimiliardaria. Gli atleti e i loro sostenitori stanno ancora lottando per diventare dipendenti effettivi, o per trovare altri modi per contrattare collettivamente in futuro.
Se la Wilken approverà tali dettagli in un’udienza preliminare, che è probabile si terrà nel mese di luglio, gli avvocati dei querelanti pubblicheranno un avviso per tutti i giocatori, spiegando i potenziali benefici nel rimanere a giocare in università, e le possibili opzioni per obiettare.
Ci sono ancora una serie di dettagli da definire, ma l’accordo prevede che la NCAA paghi 2.77 miliardi di dollari a più di 14.000 atleti attuali e non, che sostengono che le regole in vigore hanno impedito loro di guadagnare i soldi ottenuti con contratti di sponsorizzazione.
Una parte del denaro proverrà dai fondi di riserva e dall’assicurazione dell’NCAA.
Il Presidente dell’organizzazione Charlie Baker, insieme ai commissari della Atlantic Coast Conference, della Big Ten, della Big 12, della Pac-12 e della Southeastern Conference, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui affermano di aver accettato i termini dell’accordo.
Non si sa se il nuovo modello di retribuzione sarà soggetto alla legge del Titolo IX, né se i college saranno in grado di portare le attività NIL all’interno dell’accordo e di estromettere i collettivi gestiti dai booster, che sono sorti negli ultimi anni per pagare gli atleti. Entrambi gli argomenti potrebbero portare all’apertura di altre cause legali.
In ogni caso, se la decisione sarà accolta, gli sport collegiali diventeranno più simili che mai agli sport professionistici.
Questo segnerebbe la fine dell’egemonia del modello base della NCAA, che risale alla sua fondazione (1906). In effetti, i giorni delle punizioni per gli atleti che guidavano auto fornite dai booster sono iniziati a scomparire solo 3 anni fa, quando l’organizzazione ha eliminato le restrizioni sugli accordi di sponsorizzazione sostenuti dal cosiddetto “denaro per nome, immagine e somiglianza”.