Glory of the 70s: Kareem Abdul-Jabbar

di Francesco Zoppis
Kareem Abdul-Jabbar

Kareem Abdul-Jabbar è stata una figura relativa al basket leggendaria: si il campo, si il giocatore ma anche fuori dal campo, ieri come oggi con un impegno costante ed unico.

Da ormai quasi un mese siamo costretti a guardare l’NBA consapevoli che dall’anno prossimo Kobe Bryant non infiammerà più lo Staples Center. Al ritiro del Mamba le considerazioni si sono sprecate: i Lakers devono ritirare la 8 o la 24? Kobe era meglio con Shaq o senza? È stato il miglior Laker di tutti i tempi? In questo ultimo punto gli appassionati di questo sport hanno acceso un grande dibattito, ovviamente i devoti a Bryant hanno asserito senza ombra di dubbio, qualcun altro invece ha detto di no. Secondo qualcuno, secondo molti in realtà, il più grande di sempre a vestire purple&gold ha giocato qualche anno fa, con la maglia numero 33 e con un gancio cielo che è entrato di diritto nella storia. Obiettivamente è una sfida in cui è quasi impossibile dire chi ha ragione, certo è che nella storia di Los Angeles un posto dorato è riservato a Kareem Abdul-Jabbar

Kareem Abdul-Jabbar che giocatore è stato? 

Nei suoi primi anni di dominio a UCLA

Kareem fu un giocatore atipico, troppo veloce per essere due metri ma troppo leggero per essere un centro. Come dirà di lui Bob Cousy: “That dude is Bill Russell with the eyes of Jerry West.”
Inizia la sua carriera nella NCAA con i UCLA Bruins, dove rimarrà per tre anni e riuscendo anche a portare a casa il titolo in tutti e tre gli anni. Il suo strapotere era evidente già in quegli anni: la lega vietò la schiacciata proprio per evitare che Kareem fosse troppo avvantaggiato. In realtà questo si dimostrerà essere un bene per lui visto che, dovendo trovare nuovi modi per segnare, mise a punto il suo famosissimo gancio cielo, diventerà il suo marchio di fabbrica.

Il suo primo titolo, grazie anche a Oscar Robertson, con lui in foto.

Al termine dei tre anni di dominio collegiale decide di rendersi eleggibile per il Draft NBA dove viene puntualmente selezionato con la #1 dai Milwaukee Bucks. Nel suo primo anno raggiungerà le finali di division, dove però troveranno i New York Knicks che in 5 gare si sbarazzeranno dei Bucks e proseguirono la loro strada verso il titolo. L’appuntamento con il successo, però, è solo rimandato. Sì perché l’anno successivo arriva nella cittadina del Wisconsin un certo Oscar Robertson che, seppure sia al termine della carriera, ha ancora qualche sassolino da togliersi. Il binomio Abdul-Jabbar\Robertson risulterà imbattibile per qualsiasi franchigia e, difatti, nella stagione 70-71 arriva l’anello. Sembra solo la punta dell’iceberg, la gente comincia a credere che Milwaukee diventerà una dinastia come i Celtics e si comincia a scommettere su chi, al termine della carriera, avrà più anelli, tra Kareem e Bill Russell.

L’anno successivo i Bucks partono da favoriti e questa previsione sembra avverarsi quando durante la regular season mettono in saccoccia 63 vittorie. A qualche chilometro più a ovest però c’è chi fa anche di meglio: i Lakers di Chamberlain ne registrano 69, dando vita alla speranza di vedere una serie di playoff (tra Bucks e Lakers) tra le più belle di sempre. Sarà esattamente quello che succederà nelle finali di division, dopo che i Lakers si sbarazzano in 4 gare di Chicago e i Bucks eliminano in 5 Golden State. Lo spettacolo è servito su un piatto d’argento, ma la serie si rivela molto più deludente di quanto non dicano le 6 partite disputate: i Lakers raggiunsero le finali e vinsero il titolo.
L’anno successivo Golden State prenderà la sua rivincita eliminando Milwaukee al primo turno.

Nella stagione 75-76, un Abdul-Jabbar deluso dei risultati ottenuti finora, decide di andarsene a Los Angeles, sponda oro.  L’atmosfera è a mille ma per i primi anni il titolo gli sfugge di mano. Tornerà sul tetto del mondo solo nel 1980, quando, in sei gare, i Lakers battono Philadelphia. È il secondo titolo personale. Ormai ha preso il ritmo, la squadra è perfetta e nessuno sembra in grado di fermarli. Nel 1982 vince il secondo titolo con la maglia californiana e si ripeterà nel 1985, prima del back-to –back 1987-1988.

 

Kareem Abdul-Jabbar ed il suo ritiro: i numeri

Si ritirerà a 42 anni, dopo aver infilato 38.387 punti, nessuno meglio di lui, neanche Kobe, che si è dovuto fermare a poco più di 33.500. Riguardando indietro alla sua carriera, con quegli occhiali tanto riconosciuti, Kareem Abdull-Jabbar può vedere sei titoli, sei MVP della regular season, 2 MVP delle finali, un Rookie of The Year e 3 campionati NCAA, il tutto in 20 anni di onorato servizio. Può rivedere tutto questo ma soprattutto può rivedere la storia, quella storia che lui ha creato e che, a oggi, nessuno sembra essersi avvicinato. Sì perché se il dibattito sul migliore di sempre vede favorito Jordan, nessuno ha rivoluzionato il basket come Mr. “The Captain”.

Questi sono stati i suo numeri in carriera, con premi personali e di squadra raggiunti da Mr Kareem Abdul-Jabbar:

  • 6× NBA champion (1971, 1980, 1982, 1985, 1987, 1988)
  • 2× NBA Finals MVP (1971, 1985)
  • 6× NBA Most Valuable Player (1971, 1972, 1974, 1976, 1977, 1980)
  • 19× NBA All-Star (1970–1977, 1979–1989)
  • 10× All-NBA First Team (1971–1974, 1976, 1977, 1980, 1981, 1984, 1986)
  • 5× All-NBA Second Team (1970, 1978, 1979, 1983, 1985)
  • 5× NBA All-Defensive First Team (1974, 1975, 1979–1981)
  • 6× NBA All-Defensive Second Team (1970, 1971, 1976–1978, 1984)
  • NBA Rookie of the Year (1970)
  • 2× NBA scoring champion (1971, 1972)
  • NBA rebounding champion (1976)
  • 4× NBA blocks leader (1975, 1976, 1979, 1980)
  • No. 33 retired by Milwaukee Bucks
  • No. 33 retired by Los Angeles Lakers
  • NBA’s 50th Anniversary All-Time Team
  • 3× NCAA champion (1967–1969)
  • 3× NCAA Final Four Most Outstanding Player(1967–1969)
  • 3× National college player of the year (1967–1969)
  • No. 33 ritirato da UCLA
  • 2× Mr. Basketball USA (1964, 1965)

Kareem Abdul-Jabbar ha fatto parlare di sé e continuerà ad avere una importanza fondamentale per il modo in cui oggi gli atleti NBA possono parlare dei problemi sociali.

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