Tutto inesorabilmente in bilico, lungo un filo sottilissimo che separa la chiusura delle ostilità o l’eventuale proseguimento di un duello infuocato e ad alta tensione: lo scenario di gara 6 delle Finals tra Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors, un altro grande crocevia dell’ultimo atto stagionale della NBA, è servito.
Per i campioni in carica la sfida rappresenta il secondo match point a disposizione, dopo quello non andato a segno nel match precedente, dove Kyrie Irving e LeBron James, con due prestazioni da 41 punti ciascuno, hanno mantenuto ancora vive le speranze del team dell’Ohio. Vincere per realizzare lo storico repeat evitando così di giocarsi tutto in una gara 7 thrilling: questo sarà l’imperativo degli uomini di Steve Kerr. La banda guidata da Tyronn Lue invece darà il tutto per tutto per ottenere un successo che darebbe l’opportunità di acciuffare un clamoroso colpaccio all’Oracle Arena.
I Cavaliers, che saranno spinti dal pubblico di casa, dovranno mettere in scena la partita perfetta, facendo girare il pallone (non esagerando con gli isolamenti) e difendendo in maniera decisamente intensa. Una delle chiavi tattiche potrebbe essere la lotta a rimbalzo: al netto dell’assenza di Andrew Bogut, Tristan Thompson sarà chiamato agli straordinari per regalare ai suoi degli extra-possessi e spezzare il ritmo incessante degli avversari. Senza l’australiano i Warriors potrebbero avere meno protezione del ferro e perciò i padroni di casa potrebbero sfruttare il pitturato e le penetrazioni per andare a canestro. Da James ovviamente ci si aspetta l’ennesima prova da leader, coadiuvato da un Irving sempre più in forma. Dato che sarà difficile che i due possano mettere a referto le percentuali di gara 5, tutto il supporting cast dovrà dare il suo contributo, specialmente Kevin Love: il Beach Boy deve ritrovare se stesso e portare in dote punti che farebbero comodo, giocando con carattere e aggressività. L’ala grande, bersaglio di critiche pesanti da parte dei suoi stessi tifosi, avrà il dovere di riscattarsi per non non essere messo alla gogna e per dimostrare che ai Cavs la sua importanza all’interno della squadra.
Il franchigia di Oakland scenderà probabilmente in campo con uno small ball che più ‘small’ non si può, con il rientrante Draymond Green in posizione di centro e Andre Iguodala che dovrebbe agire da 4. Il numero 23 sarà più carico che mai e darà quell’apporto difensivo quantomai fondamentale per il sistema. Inoltre, Green sarà utile in fase di costruzione, permettendo così a Stephen Curry di agire più in modalità ‘off-ball‘ per rendersi più pericoloso coi tiri sugli scarichi e in uscita dai blocchi. Con questo assetto i Warriors potranno effettuare repentinamente cambi difensivi e non dare punti di riferimento in attacco, anche se la mancanza di un lungo vero in campo a lungo andare potrebbe pesare. Anderson Varejao vedrà senz’altro il proprio minutaggio alzarsi, mentre Festus Ezeli, finora apparso un po’ in affanno, dovrà darsi una svegliata. Kerr farà ricorso, probabilmente, anche a James Michael McAdoo. Se Klay Thompson in ambito playoff è divenuto ormai un’autentica garanzia, lo stesso non si può dire per Curry: il miglior giocatore della regular season sta giocando sotto i suoi standard ma, con una delle sue abituali prestazioni, può trascinare l’intero gruppo e mettere la parola fine alla disputa.
I minimi margini di errore non saranno concessi, mantenere i nervi saldi sarà necessario o forse di più: anche un piccolo passo falso in una battaglia potenzialmente equilibrata potrebbe spostare l’inerzia da una parte o dall’altra.