Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsLos Angeles Lakers Dillon Brooks provoca LeBron: “Non mi importa, è un vecchio”

Dillon Brooks provoca LeBron: “Non mi importa, è un vecchio”

di Riccardo Rivoli
dillon brooks e lebron james

Dillon Brooks questa notte si è scambiato due parole con LeBron James durante il terzo quarto di gara 2. I Grizzlies sono ormai ogni notte protagonisti di mille polemiche sia dentro che fuori dal campo a causa delle loro continue provocazioni: sano trashtalking o un teatrino per sembrare più sicuri e forti di quanto in realtà essi siano?

A 8:06 dalla fine delle terzo quarto LeBron aveva appena segnato per due azioni consecutive, proprio mentre era marcato da Brooks. Coach Jenkins ha chiamato timeout e nell’andare verso le panchine i due si sono scambiati qualche parolina. Da quanto riferito dal giocatore dei Grizzlies, James gli avrebbe dato dello stupido per aver speso 4 falli e per avergli “abbaiato contro” in precedenza. Infatti Brooks già nel primo quarto aveva iniziato a infastidire il numero 6 gialloviola dopo una schiacciata e ha continuato per tutta la partita. 

“Non mi importa. E’ vecchio. Capisci cosa intendo” queste le parole del canadese. “Stavo aspettando che lo facesse. Voleva dirmi qualcosa quando ho commesso il quarto fallo. Doveva parlare prima. Ma ho risvegliato il can che dorme. Non ho rispetto per nessuno fino a quando non mi segnano 40 punti in faccia. Gli ho detto ‘Oh, finalmente vuoi parlare’. Poi abbiamo iniziato una conversazione. Gli ho solo detto ‘Non puoi battermi in 1vs1. Non l’hai fatto.’ Se vai a vedere la partita non mi aveva battuto in 1vs1 fino a quel momento. Poi è stato sostituito perché era stanco. Quindi ho fatto il mio lavoro.”

James ha chiuso con 28 punti (12 su 23 dal campo, ma 1 su 8 da 3) e 12 rimbalzi. L’ex Cavs si è acceso nel terzo quarto, nel momento di massimo bisogno della sua squadra. Tutti i suoi sforzi sono sono bastati ai Lakers per riagguantare la partita, che è finita 93-103. 12 punti con 5 su 14 al tiro per Brooks.

Brooks ha detto di riconoscere LeBron come una leggenda, ma che quando ci gioca contro lo considera “semplicemente un altro giocatore”. Ha aggiunto poi che ormai il Re non è più nel suo prime: “Non è allo stesso livello di quando ha vinto a Cleveland e Miami. Mi sarebbe piaciuto affrontarlo. Sarebbe stato più complicato. Lo stancherò per tutta la serie, vediamo se riuscirà a sopportarlo. Vediamo se vorrà giocare 1vs1 o se preferirà stare fuori dall’arco a tirare.”

Uscite di questo tipo non sono nuove in casa Grizzlies. Solo pochi giorni fa Desmond Bane ha parlato di Rui Hachimura dicendo: “Vediamo che farà in gara 2” (per lui 20 punti con 7 su 12 al tiro). Ormai sono diventati la squadra più antipatica della NBA, soprattutto per i battibecchi avuti coi giocatori degli Warriors. Stanno antipatici non per come giocano, ma per come i ragazzi si comportano in campo e soprattutto fuori. 

L’impressione è che si siano auto-conferiti uno status da dinastia decennale, che si siano autoproclamati i nuovi Golden State Warriors. E dato che i risultati e il palmares dimostrano tutt’altro, il modo che hanno trovato per autoconvincersi di appartenere a quel livello è provocare e sminuire tutti gli avversari che si trovano davanti. Ma per il momento ciò che hanno lasciato nella NBA questi Memphis Grizzlies sono tante chiacchiere e pochi risultati sul campo.

La squadra è giovane, talentuosa, ben allenata e ha tutto il tempo del mondo per dimostrare il proprio valore. Ma tutto questo teatrino che creano praticamente ad ogni partita non fa altro che spostare il focus dei giocatori su cose che col basket c’entrano ben poco. Per vincere sarà necessario che qualcosa cambi, che ci si concentri sul campo e che si giochi con più umiltà.

 

 

 

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