E’ un quarto di secolo che la Bay Area aspetta di gestire una squadra professionistica di basket femminile.
Da quando la WNBA ha dapprima appoggiato, ma poi soffocato l’American Basketball League di Joe Lacob nel 1998 sono stati proposti svariati progetti, ma niente di concreto.
Almeno fino a questo giovedì. Quando Joe Lacob ha finalmente realizzato il suo sogno.
Tramite cerimonia tenutasi sul parquet del Chase Center, i Golden State Warriors hanno infatti svelato i propri progetti di espansione, in collaborazione con la WNBA.
Inutile dire che gli Warriors sanno cosa stanno facendo. Quella di Lacob è una squadra collaudata. Ha stabilità, un ottimo curriculum alle spalle, e soprattutto denaro da spendere.
Non a caso, sembra che gli Warriors pagheranno 50 milioni di dollari in 10 anni per i diritti della franchigia. Anche se il prezzo non è così alto come previsto, è significativamente di più rispetto a quanto Lacob avrebbe pagato un paio di anni fa, quando le franchigie WNBA erano valutate all’incirca 13 milioni di dollari.
Ma perché Lacob ha iniziato ad appassionarsi al lato femminile di questo sport?
Semplicissimo, grazie alla medaglia d’oro olimpica vinta nel 1996 da Tara VanDerveer.
L’idea della ABL è nata proprio da quella medaglia, e ha attirato 11 delle 14 giocatrici di quella squadra olimpica. Ma l’anno successivo è nata la WNBA, e la ABL non poteva competere.
“Ho imparato molto da questa cosa” sostiene l’imprenditore. “È davvero difficile mettere in piedi una lega sportiva. Non potevamo competere con la WNBA, soprattutto per i soldi che servivano. Non era il momento giusto.”
Ma ora è tutto diverso.
La WNBA è ora giusta alla sua ventisettesima stagione. E il pool di talenti, oltre che il livello di gioco sono migliori che mai.
Il mondo aziendale ha imparato che le squadre professionistiche femminili sono sempre state sottovalutate. La base di fan, le valutazioni televisive, le opportunità di sponsorizzazione e l’interesse dei media è cresciuto enormemente negli ultimi anni. Sempre più donne sono cresciute facendo sport e sempre più uomini, compresi i giocatori NBA, sono cresciuti con madri atlete.
“È un cambiamento generazionale” sostiene Danette Leighton, CEO della Women’s Sports Foundation. “Il miglioramento dello sport femminile è reale. E la realtà è che è un business molto intelligente.”
Anche i giocatori dei Golden State Warriors hanno espresso entusiasmo per la loro nuova controparte, parlando delle loro giocatrici WNBA preferite e delle Finals.
Quando la WNBA ha annunciato l’espansione, Klay Thompson ha sentito non poca nostalgia. Da bambino, la guardia era un fan dell’ex controparte femminile dei Portland Trail Blazers, le Portland Fire, guidate da Jackie Stiles.
Stephen Curry ricorda invece i suoi giorni in North Carolina, quando da piccolino andava a vedere le Charlotte Sting (una delle 8 squadre originali della WNBA). L’energia che si percepiva in città è ciò che ricorda con più affetto. E, ora che c’è una squadra WNBA anche nella Bay Area, Steph non vede l’ora di provare di nuovo quell’emozione.
“Tutto questo è fantastico” ha aggiunto Curry. “L’opportunità di espansione, e avere una squadra qui può essere molto divertente. Ho guardato le Finals WNBA negli ultimi giorni. Non c’è momento migliore per far crescere il basket femminile”.
La nuova squadra non ha un nome, ma possiamo supporre che inizierà con “Golden State”, come la sua controparte maschile.
Giocherà al Chase Center, mentre avrà sede e pratica a Oakland. Anche se alcuni membri dello staff verranno probabilmente presi dagli uffici interni degli Warriors, Lacob ha detto che è probabile la squadra assuma anche dall’esterno.
E, facendo eco alle dichiarazioni rilasciate nella sua prima conferenza stampa da proprietario dei Warriors, “andiamo a vincere un anello, almeno nei primi 5anni”.
“E’ sempre stato il mio sogno” conclude l’imprenditore. “E mi ha fatto male non poterlo fare prima. Ma questo è il momento giusto. Sappiamo cosa stiamo facendo”.