La stagione 2021/22 sta vedendo una accesa corsa alla prima scelta del draft NBA come non succedeva da anni. A ottobre la gara sembrava ristretta a due ragazzi che già dalle high shool sembravano dei predestinati a questo riconoscimento. Ossia i freshman Chet Holmgren di Gonzaga e Paolo Banchero di Duke. Ben presto a questi due si è aggiunto un’altra matricola della Division I come Jabari Smith di Auburn.
Il talento di mamma Rhonda e le origini di papà Mario
Nato a Seattle il 12 novembre del 2002 da mamma Rhonda Smith (ex giocatrice di basket) e papà Mario Banchero, da cui discendono le chiare origini italiane. Nella sua infanzia ha praticato in maniera seria diversi sport come basket, football americano e atletica leggera. Tutti con ottimi risultatati e dimostrandosi decisamente propenso a un vita da sportivo. Tanto che già alla fine della terza media fu classificato tra i primi 50 studenti a livello nazionale sia nel basket che nel football.
L’anno successivo Paolo si iscrive alla O’Dea High School di Seattle, dove gioca a football americano come quarterback di riserva e a basket come lungo. Da matricola tiene una ottima doppia doppia di media (14.1 punti e 10.2 rimbalzi). Nella sua seconda stagione, si migliora ancora a livello di punti (18.2 punti), portando la sua scuola al campionato statale di Classe 3A, dove viene nominato MVP del torneo. L’anno della consacrazione, però, è quello da junior dove realizza numeri da capogiro: 22.6 punti, 11.0 rimbalzi, 3.7 assist e 1.6 stoppate a partita. Tanto che ricevette i prestigiosi riconoscimenti di Gatorade Player of the Year e MaxPreps National Junior of the Year. A fine anno Banchero venne scelto anche per il McDonald’s All-American Game e Jordan Brand Classic, capendo che era ora del salto in NCAA.
L’italo-americano era uno dei giocatori più ambiti della scorsa classe di freshman. Ad accaparrarselo è stata la prestigiosa università di Duke, battendo la concorrenza di college del calibro di Kentucky, Tennessee, Gonzaga, Washington (ateneo nel quale mamma Rhonda è diventata leggenda) e North Carolina. Il destino ha voluto che la sua prima, nonché unica, stagione a Duke sia combacia con l’ultima dello storico allenatore dell’università di Durham: Coach K. La coincidenza delle due cose ha portato sul college della ACC un’attenzione mediatica di portata altissima. Paolo, però, ha mostrato di saper gestire bene la pressione diventando da subito leader dei Blue Davils portandoli per una settimana alla n.1 del ranking nazionale, alla vittoria della regular season, alla finale nel torneo di Conference e alle Final Four della March Madness.
Anche vedendo i risultati personali, per l’azzurro, quella da poco finita è stata una stagione eccezionale. A livello di statistiche ha viaggiato con una media di 17.2 punti, 7.8 rimbalzi, 3.2 assist, 0.9 stoppate e 1.1 rubate in 39 gare disputate. Il tutto tirando con il 33.8 % (1.1/3.3) da 3, 47.8% (6.3/13.2) dal campo e il 72.9% (3.5/4.8) ai liberi. Parlando dei premi, invece, è stato inserito nel Second Team All-American, nel First Team All-ACC, nel ACC All-Rookie Team e nominato ACC Rookie of the Year.