Home Eastern Conference Teams Heat, tutti contro Ware. Ma McCain e Knecht avrebbero avuto senso a Miami?

Heat, tutti contro Ware. Ma McCain e Knecht avrebbero avuto senso a Miami?

di Carmen Apadula

Adam Simon non è uno che gioca al gioco del “Cosa sarebbe successo se”.

Al contrario, apprezza le incertezze, la mancanza di garanzie, il fatto che il senno di poi possa offrire lezioni per il futuro. Ma c’è una cosa che non vuole mai fare: alterare la realtà.

Sottolinea costantemente, prima di ogni NBA Draft, che il suo lavoro consiste nel puntare al miglior giocatore disponibile, indipendentemente dalle necessità immediate.

Eppure, per una squadra che ama viversi il momento e che ha come priorità la contesa, ci sono volte in cui la scelta fatta nella notte del Draft sembra più una gara a chi spunta prima la casella, piuttosto che optare per il migliore disponibile.

Lo scorso giugno è stato uno di questi momenti, quando la scelta numero 15 dei Miami Heat si è tradotta in Kel’el Ware, che non solo si proponeva come potenziale sostituto di Bam Adebayo, ma anche come strumento per aiutare a gestire il minutaggio.

Da questo punto di vista, la scelta aveva senso.

Eppure, quando gli Heat hanno preso Ware, i tifosi lo hanno accolto con un po’ di disapprovazione.

Ma non si tratta tanto di lui, quanto dei giocatori che gli Heat avrebbero potuto prendere al suo posto. I giocatori scelti subito dopo di lui sono stati infatti Jared McCain (Philadelphia 76ers) e Dalton Knecht (Los Angeles Lakers).

I due stanno entrambi avendo un impatto molto positivo sulle loro squadre, mentre Ware non ha ancora trovato il giusto spazio nella rotazione. 

McCain, che molti ritenevano perfetto per gli Heat, sta viaggiando con una media di 15.3 punti per 13 partite in totale. Knecht, invece, è reduce da un career-high di 37 punti contro gli Utah Jazz, nella partita di martedì.

Per contro, Ware sta viaggiando con una media di 2.2 punti e 1.1 rimbalzi a partita. 

Ma, si sa, il Draft mira sempre alla costruzione di una squadra. Punta al futuro, non al momento. 

E in termini di necessità, anche per la tifoseria di una squadra che lo sta usando con premura, Ware aveva senso in quanto scelta del Draft.

In questi ultimi 4 anni, gli Heat avevano chiaramente bisogno di trovare un complemento ad Adebayo in rotazione. Soprattutto perché in quel momento, a giugno, erano pronti a offrire ad Adebayo il suo rinnovo contrattuale da 166 milioni di dollari in 3 anni, che lo terrà in squadra fino al 2028-29.

Ware può essere quel giocatore, indipendentemente dalla situazione attuale. Le capacità ci sono e il motore può essere attivato. Ma serve tempo. 

È troppo presto per dire che gli Heat hanno sbagliato a sceglierlo. Ha ancora molto tempo per svilupparsi. E gli Heat dimostrano di avere pazienza. È solo per i tifosi che è un po’ più difficile, dato che vedono McCain e Knecht crescere così rapidamente.

Per quanto riguarda i successi immediati dei due, c’è da considerare che l’opportunità di McCain è arrivata in concomitanza con l’infortunio di Tyrese Maxey (poi seguito dai 30 punti di venerdì sera in assenza di Joel Embiid e Paul George), mentre i vari problemi dei Lakers e le difficoltà di D’Angelo Russell hanno aperto la porta a Knecht.

“Ci è piaciuto molto il modo in cui si è sviluppato” ha infatti detto coach Erik Spoelstra a proposito del suo rookie. “Ha accettato il nostro lavoro e la struttura della nostra squadra. Ha risposto molto bene anche in sala pesi. Ha lavorato con diligenza. Sarà perfetto? No. Ha ancora molte cose da imparare, deve capire dove può essere più efficace nel suo ruolo. Ma migliorerà molto rapidamente”.

Succede spesso che un giocatore esploda più tardi, così come succede che c’è chi emerge subito. E, sì, quest’ultimo è sicuramente il caso di McCain e Knecht, con le loro rispettive squadre.

Ma prima o poi, non è questa la circostanza né lo sarà questa stagione, ma in un modo o nell’altro il momento di Kel’el Ware arriverà. E fino ad allora, qualsiasi tipo di giudizio negativo deve essere sospeso.

 

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