Damian Lillard è uscito allo scoperto nel podcast di JJ Redick, in merito al nuovo modo di essere della NBA. Il giocatore ha tenuto a far sapere che, dal suo approdo nella lega, la situazione non è affatto cambiata. Anzi, sembra che tutto si sia bloccato, se non addirittura regredito.
In modo particolare, Lillard ha parlato della cultura che c’è da qualche anno in NBA. Oramai, i giocatori vengono classificati solo in base a quanti anelli hanno vinto. A quanti premi individuali si sono portati a casa. Non c’è più la cultura di guardare il percorso che quel giocatore ha compiuto. Non viene data più la giusta importanza alla regular season. In poche parole, la cosiddetta “Ring Culture“.
“La NBA in cui gioco ora, non è la NBA di quando sono entrato”, dice Lillard. “Mi aspettavo che si evolvesse, dato che tutto si evolve continuamente. Io gioco per amore di questo sport. Voglio sapere come ci si sente a vincere. Voglio vedere i miei compagni fare bene. Mi piace scaturire legami con i miei compagni. Trascorriamo più tempo l’uno con l’altro che con chiunque altra persona. Ma ora questo non conta più. Conta solo ‘Prendi un anello’, ‘lui è l’MVP'”.
Naturalmente, questo non vuol dire che a Damian Lillard non interessa vincere un anello. Ogni giocatore che riesce ad approdare in NBA ha il sogno di vincere il titolo finale. Ma, ciò che vuole specificare Lillard è che bisogna dare la giusta importanza a tutto quello che c’è intorno. E, se questo non dovesse cambiare, il campione di Portland si dice anche pronto a dire addio alla NBA. Anche perché, come lui stesso dice, è una persona normale. È una persona che ama stare con la famiglia.
“Ho una vita reale. Non vivo la mia vita solo come Damian Lillard. Vado a casa. Gioco con i miei figli. Vada a casa di mia madre. Esco con i miei cugini. Parlo con mia nonna al telefono. Parlo con mio zio tutta la notte di cose normali, che non riguardano il basket. Insomma, ho una vita. Ho una vita stabile che non si basa solo su di me giocatore NBA. Ho dei veri amici. Il mio migliore amico è di Portland e verrà a stare a casa da me per un po’. Non me ne sto seduto a guardare la TV a vedere cosa hanno da dire su di me. Quando la mia carriera sarà finita, non parlerete più di me.”