I numeri sono la variabile principale dello sport. Sono quelli che determinano le reazioni e gli umori dei fan di un atleta o di una società. Essi ti consegnano alla storia dalla parte dei trionfatori o in quella dei vinti. I Miami Heat in cinque lunghi mesi paiono essersi rimessi in carreggiata verso la prima di queste due mete.
Lo scorso 28 maggio la Heat nation, così la chiamano oltreoceano, era sommersa da dubbi e angosce. Sentimenti comprensibili alla luce di un umiliante 4-0, subito contro i Milwaukee Bucks, futuri campioni. Ciò che lasciava interdetti era la differenza tra una squadra con il sangue agli occhi, e l’altra che aveva viaggiato l’intero anno sorretta dalla personalità e dal talento di Jimmy Butler. Troppo poco per chi aveva l’ambizione di replicare la folgorante cavalcata nella Bolla di Orlando.
Le settimane e i mesi successivi sono stati fonte di profonde riflessioni per il gm Pat Riley e il suo staff di lavoro, decisi a ripartire dopo una brusca frenata. Sul mercato la franchigia della Florida si è mossa con parsimonia, andando a toccare i tasti giusti, pur esponendosi tuttavia a qualche calcolato rischio.
Tra i nomi più illustri figurano quelli del mastino difensivo Pj Tucker e del play veterano Kyle Lowry, una delle chiavi di questo promettente inizio di stagione dei ragazzi di Spoelstra. Nondimeno a Miami sono tornati a fiorire quei giocatori, che la passata annata avevano reso al di sotto delle aspettative: Tyler Herro e Bam Adebayo, il presente e il futuro degli Heat. Ecco quali sono i tre fattori che stanno incidendo di più in questo avvio di stagione.