Ben Simmons
Si scenda per il suo bene.
Il ritorno perlomeno in una condizione fisica sufficiente a tenere il campo era stato salutato come quello di Napoleone dall’Isola d’Elba, ogni suo assist festeggiato con spari di mortaretti, ogni schiacciata psicanalizzata come le espressioni facciali di Renzi quando andava di moda (sul serio, ve lo ricordate? Che tempi).
Ben Simmons ha giocato 6 partite in stagione, segnato una manciata di punti, catturato un bella media di 10.8 rimbalzi da sostituto di Nic Claxton da centro titolare, tirato quattro tiri liberi (1 su 4) e perso 15 palloni. Prima di inabissarsi ancora con un infortunio all’anca sinistra, una non meglio precisata contusione che parlando di uno che è reduce da problemi alla schiena di lungo corso, non suona benissimo.
L’australiano ha giocato 42 partite in due stagioni, e quando lo ha fatto è apparso fisicamente lontanissimo dai tempi di Philadelphia per esplositività e agilità. Le difficoltà psicologiche, che si sono manifestate in una fobia di subire un fallo e dover andare in lunetta ai tiri liberi, non hanno certo aiutato. Oggi Simmons è – se va bene – un giocatore di ruolo molto costoso che con un poco più di tiro potrebbe ripercorrere la parabola di Andrew Wiggins. Purtroppo per lui, il tiro non c’è.
Anche così è perlomeno un giocatore utile ai Nets, che con Simmons in campo hanno prodotto 22.3 punti di media a partita in transizione e che senza si fermano a poco più di 11, una miseria. Il contratto di Ben Simmons scadrà nel 2025, a oggi pare davvero difficile immaginarsi una squadra che oltre quella data possa offrirgliene un altro, e per un ruolo più importante di quello di semplice filler a roster, come quelle canzoni tappabuchi un po’ così in un disco già di per sé non entusiasmante.