Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsCleveland Cavaliers NBA Finals 2016, The Book, Chapter 2: The Yellow Storm

NBA Finals 2016, The Book, Chapter 2: The Yellow Storm

di Simone Scumaci
Finals NBA

Prologo e Capitolo 1: La Forza Dei Guerrieri

CAPITOLO 2:  The Yellow Storm

Non otterrai il tuo intento, senza la reiterazione. Anche degli errori

Proverbio Maltese

I Cleveland Cavaliers, nella loro storia, hanno vinto una sola Gara 2 di Finals, quella dell’anno scorso, proprio ad Oakland. Dopo la Gara 1 del 2015 concessa all’Overtime nessuno ci avrebbe scommesso neanche un dollaro (in stile fratelli Duke, e se non sapete chi sono vuol dire che durante le festività natalizie a casa non avete mai acceso un televisore), eppure Tristan Thompson, Mozgov, Delly e LeBron ce l’avevano fatta. Sempre all’Overtime, dove furono puniti qualche giorno prima e dove Irving salutò i compagni per andarsi ad operare alla rotula (raggiungendo così Love e Varejao). In questa Gara 2 Irving è disponibile, così come Love e così come Varejao. Peccato che quest’ultimo giochi per l’altra squadra. Un’altra storia insomma. Sì, ma i precedenti in questo caso (e se ci mettiamo anche il fatto che ogni volta che LeBron è andato sotto 1-0, esclusion fatta per quelle Finals del 2007 contro Popovich, ha sempre vinto la seconda partita) possono contare qualcosina. A Cleveland lo sanno, così come sanno cosa hanno fatto bene e cosa hanno fatto male in Gara 1: Lue parla di come sono stati limitati sotto i 20 punti gli Splash Brothers, del corretto Game Plan scelto dal Coaching staff, LeBron James parla di come il gioco in isolamento sia giusto (e può starci) ma a patto che abbia un ritmo ben diverso da quello visto in Gara 1. Dall’altra parte, tante, tantissime simpatiche battute scambiate con la stampa da Kerr, Curry e Green (che quasi “sfotte” il piano tattico dei Cavs che pur di limitare Steph e Klay concede a lui e ai suoi compagni tantissimi metri per prendersi il tiro). La determinazione di chi vuole rivalsa contro la sicurezza di chi sa che in fondo un modo per limitarli non esiste. Gara 2, si comincia, ed in tanti, questa volta, hanno scommesso sui Cavs.

Il primo attacco è dei Cavs, ed è un isolamento: blocco di Thompson, mid-range di Irving. Dentro. Il secondo è simile, Kyrie è in partita. Chi non lo è è la solita, astrattissima (sia per il fatto che è una rappresentazione di tante componenti intangibili, sia per il fatto che non si vede proprio) difesa dei Cavs. 10-8 a metà quarto per i Cavs, ma la differenza di interpretazione alla partita è evidente: la squadra dell’Ohio è sopra perchè i suoi tiratori sono più in ritmo di quelli dei Warriors, non perchè giocano meglio. I canestri fatti sono di una difficoltà immane (anche perchè a proteggere il canestro c’è un certo Andy Bogut già a quota 3 stoppate), i canestri presi invece sono dei regali dovuti ad errori (soliti) sugli Switch e sui tagli. Dei regali grossi quanto una villetta sulla West Coast tramutati in schiacciate senza nessun opposizione. Giocando così è solo questione di tempo.

https://www.youtube.com/watch?v=y7zZukYvduQ

Il terzo “Block by Bogut” vale la prima tripla di Curry ed il primo vantaggio dei Warriors. Il primo quarto, nonostante il dominio a rimbalzo dei Warriors (7 offensivi in 12 minuti), finiscecon i Cavs in vantaggio di 2. 19 a 21. L’inizio del secondo è incoraggiante. Entrano le triple ai Cavs che vanno sopra di 6. La schiacciata del King sembra garantire un match. Match che però da lì in poi sarà solo una copertina per l’ennesimo trattato di basket dei Warriors. In meno di un minuto la leadership dei Cavs si trasforma in un -1 targato Klay Thompson, Shaun Livingston ed Harrison Barnes. Un punto di vantaggio, è solo un punto, ma pesa come un macigno sugli animi dei Cavs e sulla voglia di gloria di Draymond Green. Il 23 targato Oakland inizia il suo match da All-Star da quel punticino in più. 2 triple di fila, ed i Cavs sono a -7. Let me Shoot, that’s their plan. Questo aveva detto nella conferenza pre-match. E rideva. Ed aveva ragione lui.

I giocatori di Cleveland psicologicamente abbandonano la partita più o meno qui. A 3 dal termine del secondo quarto è +12 Warriors. Curry e Thompson non sono in quella giornata dove gli entra tutto ma hanno la forza di essere pratici. Poche triple prese, solo in condizioni favorevoli (e con questi Cavs capita spesso in transizione), tanti extrapass verso i compagni ed una grandissima difesa. +15, e solo l’orgoglio ed un paio di giocate spettacolari (crossover&dunk) di LeBron James portano la partita ad una 8-points game che potrebbe ancora dire qualcosa.

https://www.youtube.com/watch?v=1l_wXnUIpzY

I giocatori ospiti potrebbero esserci, ma una botta avvenuta a metà secondo quarto che sembrava da nulla ha i suoi effetti nel terzo. Kevin Love si era preso un’involontaria gomitata da Barnes a rimbalzo. Nell’intervallo arrivano i primi capogiri, ad inizio terzo quarto la decisione di uscire dal campo. Sospetto trauma cranico, partita finita per lui.

https://www.youtube.com/watch?v=mPKec45Lj1Q

I compagni di LeBron James non la prendono bene. Un’altra mazzata (più psicologica che altro visto come stava giocando KL0) per i Cavs, a cui si aggiunge lo straordinario apporto offensivo in questo quarto dei Warriors  (16 su 11 dal campo, 6 su 5 da 3). I Cavs, così come la partita,non esistono più. 20 punti di vantaggio. Il quarto quarto, come praticamente in Gara 1 (anche se li è sembrato esserci molta più partita), è già garbage time per i Cavs, è già shame time per la dirigenza, è già critiques time per i giornalisti al seguito. Ed è anche, ancora, il tempo di coloro che hanno fatto la storia di Gara 1, Livingston e Barbosa. Curry e compagni si possono tranquillamente sedere. Ancora. E questa volta non per demeriti come in Gara 1, ma per manifesta superiorità. E permettersi anche di chiacchierare con chiunque una volta seduti.

https://www.youtube.com/watch?v=7Alb-HXUW0Q

I Golden State Warriors non si fermano, nemmeno quando l’avversario è già a terra. Un punto porta un altro punto, ed un altro. A distrarli ci prova pure qualcuno da fuori che una reazione l’avrebbe tirata fuori da chiunque ma niente. Curry e compagni non si scostano dal loro Game Plan, ed è quello di umiliare definitivamente i Cavs.

https://www.youtube.com/watch?v=CMZ3rVJdLtQ

Il risultato finale è clamoroso. 110 a 77, più di 30 punti di vantaggio. 48 in due partite. Nessuna squadra era riuscita a fare un parziale del genere in due Game di Finals. Ed è una bordata che, oltre a distruggere definitivamente la nave salpata per Oakland e targata Ohio, fa un rumore incredibile. Con la quasi tripla doppia di LeBron in molti ci si lavano i piedi; l’infortunio di Kevin Love non è e non può essere una scusa per tale sconfitta (anzi, in molti esagerano dicendo che il californiano è riuscito ad evitarsi una peggior figuraccia); Irving a 10 punti è deleterio; J.R. Smith è il solito J.R. Smith, non c’è mai quando conta. Aggrappati ai rimasugli dell’imbarcazione, a galleggiare, i Cavs ci sono ancora, ma gli squali che gli girano intorno sono tantissimi. Ognuno ne vuole un pezzo, ma i Cavs non si possono e non si devono lamentare per questo, perchè i remi in barca li hanno tirati che non era passata neanche metà battaglia. E quando ti comporti così l’onore delle armi non te lo meriti. Game Plan, preamboli, interviste prematch, e sguardi di determinazione, tutto nel cestino, esattamente dove tante penne sportive mettono i Cavs in questo momento. Non possono competere con i Warriors, ed adesso non sono solo parole, ma ci sono anche i fatti a dimostrarli. 2-0. Che altro dire? Quelli che sanno già tutto già sentenziano, ma i più dubbiosi si pongono invece la domanda che a Cleveland riecheggia ovunque. Questi non sono i veri Cavs, quelli che abbiamo visto sin’ora. Dove si sono rintanati? E soprattutto, verranno fuori prossimamente? Gara 3 alle porte, si torna a Cleveland, nel fortino dell’Ohio per giocare le prossime importantissime partite

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